Nazionale donne, niente Rai per i Mondiali? Salta l’accordo

A meno di quattro mesi dai Mondiali di calcio femminile non c’è ancora accordo tra la RAI e la Federcalcio sulle partite delle Azzurre

Cresce l’attesa per il Mondiale di calcio femminile che si terrà in Australia e Nuova Zelanda dal 20 luglio al 20 agosto. Ma 48 ore dopo lo straordinario successo della partita tra Roma e Barcellona di Champions League donne all’Olimpico (40mila persone presenti) – un record assoluto per il settore femminile italiano – le Azzurre rischiano di restare senza alcuna diffusione in chiaro.

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Le Azzurre in campo, ma non in TV – Federcalcio Official

Un paradosso. Oltre che una pessima notizia. Ma la notizia che il vecchio accordo scaduto a dicembre che riguarda anche le partite del settore giovanile azzurro, e dunque la Under 21, non è ancora stato rinnovato, è confermato.

Nazionale donne, un Mondiale senza la RAI

Al momento il Mondiale femminile non avrebbe alcuna distribuzione sulla RAI. Tutto passa da un accordo di carattere economico ed editoriale. Come qualsiasi altro prodotto sportivo anche la Nazionale femminile ha un costo, in termini di produzione e di diritti. Stando alle indiscrezioni la RAI avrebbe offerto una cifra considerevolmente più bassa rispetto al quadriennio 2019-2022… si parla di una cifra poco superiore alla metà del vecchio accordo. La FIGC ovviamente non ha accettato.

Un pessimo segnale nei confronti del calcio femminile e non solo della nostra nazionale che ha conquistato per la seconda volta consecutiva l’accesso alla fase finale dei Mondiali per la prima volta nella sua storia.

Lo sport e il servizio pubblico di Stato

In questo momento la RAI ha solo i diritti per la trasmissione delle partite ufficiali della Nazionale, a cominciare da quelle con Inghilterra e Malta, esordio nelle qualificazioni del prossimo Europeo. Niente immagini di allenamento e nemmeno esclusiva per la squadra di Mancini. Il che, nella migliore delle ipotesi, apre la porta a possibili concorrenti.

Nonostante un canale sportivo dedicato (RAISport), numerosi canali di approfondimento oltre a cinque reti generaliste e alla piattaforma streaming RAIPlay, la TV pubblica di Stato ha perso parecchi colpi negli ultimi anni. Meno Olimpiadi, per altro non più in esclusiva da diverse edizioni. Niente Formula 1, niente MotoGP.

Tutto il calcio è stato appaltato alle reti private. Gli accordi al momento prevedono la LIVE di tutte le partite della nazionale maggiore fino al 2028. Niente rappresentative giovanili: e quindi nemmeno l’Under 21 che gioca in questi giorni in amichevole contro Serbia e Ucraina in vista dell’Europeo in programma dal 20 giugno in Georgia e Romania.

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Rosucci, in gol nell’ultimo match ufficiale delle Azzurre contro la Corea del Sud – Federcalcio official

Trattative complicate

La RAI sta vivendo uno dei tanti momenti di transizione della sua delicata gestione. Ci si attendono nuove nomine dirigenziali dopo il cambio di maggioranza e di governo. Le trattative di fatto sono bloccate, e non solo per quanto riguarda lo sport ma anche numerose altre produzioni di punta. Anche il futuro di alcuni programmi e conduttori è incerto. Ma la preoccupazione in questo momento è soprattutto per il movimento del calcio femminile che ha bisogno di visibilità e di attenzione in un momento fondamentale.

Anche la prossima amichevole delle Azzurre contro la Colombia in vista del Mondiale – al Tre Fontane di Roma l’11 aprile – è al momento esclusa dai palinsesti. Non ci sono molte soluzioni alternative. O l’ingresso di nuovi partner o la distribuzione diretta da parte della federazione su canali digitali autonomi, a cominciare da You Tube.

La speranza è che il buon senso prevalga. Che il servizio pubblico di Stato sia davvero tale e si occupi del principale sport nazionale in tutte le sue declinazioni. Oltre che giovanile. A maggior ragione dalla nostra Nazionale femminile.

La preoccupazione per la considerazione e i modi tardivi e incerti con cui si arriva a questa trattativa, soprattutto a fronte di quello che la RAI spende per la produzione di prodotti definiti di ‘intrattenimento’ è grande. E pone serie perplessità di fronte alla linea editoriale di una rete che ragiona sempre di più in termini di ascolti e introiti pubblicitari. E sempre meno di servizio…

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