Alcuni giorni fa Elena Santarelli scriveva su Twitter: “ragazzi devo chiamare il chirurgo e chiedere da dove vengono le mie benedette protesi. Spero non dalla Francia”. E’ allarme tra le celebs e non solo, le protesi Pip (della ditta francese Poly Implant Prothese) stanno creando alle donne che si sono rifatte il seno non pochi problemi causa la facilità di rottura. «Non solo, due studi, uno inglese e uno francese, hanno dimostrato che il silicone fuoriuscito dalle protesi è irritante per i tessuti e può creare uno stato infiammatorio nel seno interessato», precisa Maurizio Nava, direttore della Chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Quali sono i segnali di un’eventuale rottura? «La paziente se ne accorge perché c’è una variazione di forma della mammella, può comparire un disturbo a livello toracico o un dolore diffuso o localizzato all’altezza dei muscoli pettorali, dovuto a una iniziale infiammazione». In teoria però tutte le protesi possono rompersi a causa di traumi o danni durante l’impianto, ma questa complicazione dipende soprattutto dalla scarsa qualità. Le protesi Pip per esempio utilizzano un silicone che anziché essere quello per uso medicale è per uso industriale. ««Il problema è non è noto come si comporta il silicone a uso industriale nell’organismo e se è cancerogeno, aspetto su cui non ci sono sufficienti dati per stabilirlo, poiché le protesi sono state introdotte nel 2001», continua Nava. Come sapere se è stata impiantata una protesi Pip? «Bisogna controllare un’etichetta che viene inserita nella cartella clinica dopo l’intervento e che oltre al numero di lotto riporta anche un numero seriale. La stessa etichetta viene rilasciata alla paziente allegata alla carta di identità della protesi, con nome del chirurgo e del luogo in cui è stato eseguito l’intervento. Se è stata smarrita si può richiedere copia della cartella clinica». In caso affermativo che fare? Non bisogna allarmarsi se non ci sono sintomi. Su questo punto ci sono posizioni diverse. La Francia per esempio sostituirà tutte le protesi Pip a circa 30.000 donne, la Gran Bretagna solo quelle con problemi. Il nostro ministero della Salute dice di controllare le pazienti che devono concordare con il proprio specialista gli esami di controllo e anziché fare la risonanza magnetica ogni 10 anni, farla ogni 5. Diverso è se ci sono i sintomi (nel nostro paese sono state impiantate circa 5000 protesi Pip), in questi casi va sostituita ma senza allarmismi poiché non esistono pericoli gravi per la salute.
Giornalista esperta di salute e benessere, vive e lavora a Milano