Ecco perché continueremo a pubblicare vip in costume da bagno e perché voi continuerete a guardarli.
E’ estate, siti e giornali diventano cataloghi di carne umana. Le pagine si riempiono di donne e uomini più o meno “vip” in costume da bagno, o perfino senza. I titoli, le gallery, i post su Facebook, “Vip al mare, i peggiori difetti” o “Star al mare, i voti” con tanto di pagelle… Un catalogo di tette, cosce, pettorali, sederi, conditi con cellulite, smagliature, pancette. Ma perché ci piace tanto guardarli?
Dai giornali specializzati in gossip a quelli apparentemente più rispettabili, come i siti dei grossi quotidiani, non si sfugge: le pagine di carta e quelle online si riempiono di corpi mezzo nudi. Belle ragazze in bikini o topless, uomini col fisico scolpito come statue, fino alla categoria che probabilmente ha più successo: i vip con difetti fisici.
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Niente di eccezionale, intendiamoci: semplici pancette, maniglie dell’amore, cellulite, insomma quei piccoli dettagli che ci rendono umani. Ma se sei un personaggio “pubblico” finiscono ingigantiti, zoomati, evidenziati, sulle pagine dei giornali. Perché? Un po’ ha a che fare con l’antica e morbosa curiosità di noi umani, un po’ con la crisi dell’editoria. Ma non solo.
I giornali li pubblicano, ma siamo noi che li guardiamo
Partiamo da questa semplice verità: se dobbiamo dare la colpa a qualcuno, è solo in parte di chi fa i giornali; la parte più grossa è senza dubbio nostra, di noi lettori, che clicchiamo gallery da 45 foto su Belen o Mara Venier in costume da bagno. Perché lo facciamo? E’ una passione solo italiana? Le risposte, come vedremo, non sono così scontate.
Se l’industria della cosiddetta informazione scandalistica esiste è perché esiste un pubblico di lettori. Questo è ovvio. In più, con la crisi dell’editoria, le redazioni si ritrovano obbligate a pubblicare pagine che generino molte visualizzazioni. E la verità, per quanto brutta sia, è che un reportage sulla situazione delle madri nelle carceri italiane tira molto meno di 50 foto di Elisabetta Canalis in spiaggia alle Bahamas, o perfino di Beppe Grillo a Porto Cervo.
Dunque, perché ci piace guardarli? Le risposte possibili sono queste: 1) ci piace guardare i corpi nudi perché ci eccitano sessualmente; 2) ci piace vedere personaggi pubblici quando pensano di non essere visti; 3) ci piace perché siamo curiosi di vedere come vivono i vip, se sono uguali a noi, peggio di noi, meglio di noi.
In parte sono tutte vere, ma nessuna di queste dà una risposta definitiva. Il primo caso ad esempio non regge: quanti si eccitano sessualmente vedendo Beppe Grillo in spiaggia? Il secondo e il terzo sono senza dubbio veri, ma non giustificano la mole di pagine e di gallerie fotografiche dedicate a persone che in realtà non sono così famose, come partecipanti a reality o talent show.
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Persone qualunque, la cui vita non è troppo diversa dalla nostra, che appaiono per poco in tv e poi per mesi – o anni – sui giornali e i siti, immortalati in spiaggia, il più nudi possibili, spesso in accordo con i paparazzi, nella speranza di altri 15 minuti di fama.
In più, chi scrive sui giornali online è in parte schiavo delle ricerche degli utenti su Google. In un certo senso è un fatto positivo: cerchiamo di venire incontro a quello che le persone vogliono sapere. Il problema è che spesso le persone, noi compresi, vogliono sapere cose che sviliscono l’oggetto della ricerca.
Un esempio semplice: pur essendo una cantante fin da bambina, pur essendo senza dubbio talentuosa e avendo venduto milioni di dischi, Miley Cyrus è più cercata su Google per il suo corpo che per la sua musica. Per capirci, è più cercata “Miley Cyrus nuda” che “Miley Cyrus ultimo album”.
Se prendiamo invece la ricerca “vip in costume” vedremo che le persone cercano soprattutto vip in costume “hot” oppure vip in costume associati alla “cellulite”. Ma anche “vip in costume uomini”, fatto forse positivo, frutto di una nuova tendenza che per decenni ha visto solo le donne sulle pagine dei tabloid, in quanto oggetto di desiderio da parte dei maschi e di invidia o stima da parte delle donne (“Guarda quella com’è brutta senza trucco!”). Nelle redazioni dei siti e dei giornali a questo punto diventa obbligatorio fare articoli che contengano queste parole, e che possibilmente siano pruriginosi, ammiccanti. La stessa espressione “lato B” è un sintomo di questo fenomeno.
Fino al 2007 praticamente non esisteva, o comunque non si riferiva al culo (perché è di questo che stiamo parlando), poi è sempre aumentata fino a diventare una costante nei titoli dei giornali, con tanto di ricerche correlate molto significative: lato b hot, lato b foto, lato b donne, lato b Belen.
Quest’ossessione per il corpo delle persone più o meno pubbliche – come abbiamo visto anche perfetti sconosciuti apparsi per 10 minuti in tv diventano “vip” – non è solo italiana. Anzi, forse i paesi dove è più diffusa sono gli Stati Uniti e il Regno Unito. In entrambi i paesi siti di gossip e tabloid sono perennemente alla ricerca di foto, sex tape, perfino cartelle cliniche di personaggi famosi.
Un fenomeno profetizzato dallo scrittore inglese Ballard, che nel suo capolavoro “La fiera delle atrocità” parlavo delle radiografie delle star (all’epoca c’era l’ossessione per personaggi del calibro di Marylin Monroe e Liz Taylor però). Arriveremo a questo? Non solo vip in costume da bagno ma giornali con radiografie, ecografie, scatti dell’interno del corpo delle star?
Sempre inglese è un altro interessante esempio di come l’ossessione per il vip sia totalmente fuori controllo. In una puntata della miniserie “Inside N.9” un famoso cantante muore mentre sta gonfiando un palloncino per una bambina sua fan. I genitori della bambina si rendono subito conto che all’interno del palloncino è rimasto l’ultimo fiato della star e decidono di venderlo, così come in effetti vengono venduti online ciocche di capelli appartenuti a vip, vestiti e perfino cerotti. Un’esasperazione satirica di un fenomeno reale: perfino l’aria respirata da un vip diventa degna di interessa per i media e per il pubblico