Un nuovo lessico, pieno di sostanza. E’ composto da parole come etica, equità, correttezza. Vocaboli che dovrebbero comporre il linguaggio delle imprese, a partire da quelle costituite o guidate da donne. “Perché deve arrivare il giorno in cui non ci saranno più quote rosa ma solo riconoscimento delle competenze e delle capacità”, dice Benedetta Rasponi, presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Bologna e di Cna Impresa Donna dell’Emilia Romagna. Rasponi guida un gruppo di imprenditrici del capoluogo emiliano che credono nell’etica come generatrice di valore. E come opportunità di crescita imprenditoriale, per sfidare la crisi. Hanno trovato un alleato nell’economista Stefano Zamagni, uno persuaso che le donne, più degli uomini, sappiano manifestare la capacità di anticipare. Il frutto di un allenamento alla conciliazione che produce soluzioni veloci e immediate. “Indispensabili per una azienda che aspira al successo”, rimarca Rasponi.
Come si declina il tema dell’etica nelle imprese?
E’ un tema che riguarda la reciprocità. Ognuno di noi rappresenta un grumo di conoscenza che apre spazi alle contaminazioni. Mettendolo a disposizione di un team produce grandi opportunità di crescita e innovazione.
Etica come strumento di sviluppo?
Etica come viatico per il bilanciamento tra i sessi per il miglioramento delle performance delle aziende. E’ dimostrato che se uomini e donne marciassero alla stessa velocità otterrebbero risultati migliori.
Da dove parte la costruzione di una struttura etica?
In questa fase storica è necessario recuperare valori che la società e i modelli culturali dominanti ci hanno fatto dimenticare. Si tratta di dare alle donne il valore del merito, il riconoscimento delle capacità e delle competenze. Che è anche un grande elemento di ricarica. Il riconoscimento delle capacità esprime anche il principio di equità. Quindi l’etica si intreccia con il merito. Si intreccia con l’equità, con la correttezza. Significa che si va avanti non per spinte ma per competenze.
E le donne, in tutto questo, hanno una marcia in più?
Le donne sono spesso più flessibili degli uomini, tutto il giorno cercano la conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro. E questo le porta a sviluppare la capacità di individuare soluzioni veloci e immediate.
Cosa che costituisce un asso nella manica per una impresa?
Ci deve essere la complementarietà dei ruoli maschile e femminile. Spesso i gruppi di interesse tendono a ghettizzare le donne. E’ arrivato, invece, il momento di lavorare trasversalmente per una azione di innovazione. Una figura femminile che, in una impresa di uomini, mette in pratica questi principi aiuta il team ad avere una visione d’insieme libera dai fardelli del passato.
Il riconoscimento delle competenze e la condivisione come leva di successo?
Riconoscere il merito, creare il dialogo, favorire l’interscambio porta a una crescita. Uscire dall’individualità e fare parte di un grande insieme offre enormi opportunità.
E oggi voi lavorate alla costruzione di un network di imprese…
Promuoviamo incontri autogestiti di formazione durante i quali ogni imprenditrice diventa docente per mettere a disposizione di altre imprenditrici le sue conoscenze e competenze. Questa è una missione etica. In un momento così difficile è utilissima per recuperare strumenti aggiuntivi capaci di migliorare l’organizzazione e le performance delle imprese.
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore