“L’uomo vince le qualifiche, ma la donna pilota può vincere la gara”. Abbiamo parlato con Manuela Gostner, pilota italiana che gareggerà alla 24 Ore di Le Mans.
“Io ho paura tantissime volte, ma è proprio questo che ti spinge fuori dalla tua comfort zone e ti incita a superare i limiti”. E dalla sua comfort zone Manuela Gostner è uscita eccome. 35 anni, mamma di due figlie, sarà una delle donne pilota di un equipaggio tutto femminile della 24 Ore di Le Mans, una delle più importanti corse automobilistiche al mondo.
Manuela è nata in un tipico paesino altoatesino, tra laghi e montagne da sogno: non proprio il posto dove ti aspetti che nasca la passione per i motori. Ma le vie della passione sono imprevedibili. Anzi, in questo caso più che di vie dobbiamo parlare di piste.
Infatti, dopo tanti anni di pallavolo, nel 2014 capita che Manuela si ritrovi al volante di una Ferrari in pista, prima al fianco di suo fratello David (pilota già affermato, come suo padre) e poi da sola. Ed è colpo di fulmine: decide che quello è il suo futuro. In pochi anni si afferma nel mondo delle corse diventando uno dei nomi emergenti delle gare femminili e non solo.
Abbiamo parlato con lei della sua passione per la velocità, delle differenze tra uomini e donne in pista e di come i campionati non dovrebbero essere divise in maschili e femminili, dato che “nel momento in cui chiudi la portiera della macchina, tutto dipende da te”, che sia uomo o donna.
Dalle Alpi alle piste da corsa: come ci sei arrivata?
Prima di iniziare a correre ho giocato tutta la mia vita a pallavolo. Era mio fratello David quello più appassionato e portato per le corse. Mio padre Thomas lo accompagnava e correva insieme a lui nel campionato Ferrari Challenge Europe. Nel 2013, sono andata a vedere David per la prima volta alle Finali Mondiali perché era ben posizionato e stava per vincere il campionato. Vederli correre insieme è stata una sensazione bellissima ed ero molto emozionata per loro.
Sull’onda di questo entusiasmo, piacevolmente accolto e intuito da mio padre e mio fratello, mi hanno chiesto di provare la loro macchina da corsa in un test di fine anno. Mi sono divertita come una matta a fare i primi giri al Circuito di Cremona, ma solo quando sono salita a bordo con David che guidava, mi sono innamorata totalmente di questo sport.
C’è stato un momento preciso in cui hai pensato “voglio fare la pilota”?
Il momento preciso è stato quando ho visto mio fratello pilotare la macchina da corsa. Ciò che vedevo era molto più complesso di come me lo ero immaginata. Gestiva 600 cavalli con tecnica, forza, sensibilità, coraggio, occhio preciso, velocità, concentrazione, delicatezza e determinazione in modo così naturale che mi ha davvero impressionato. In quel preciso momento ho pensato che avrei voluto imparare a farlo anche io!
Parteciperai alla 24 Ore di Le Mans con il primo equipaggio interamente femminile nella storia di questa mitica gara. Che significato ha per te?
Sono veramente molto orgogliosa e incredibilmente felice di poter partecipare a questa unica e leggendaria gara soprattutto con un equipaggio tutto rosa, le mie compagne Michelle Gatting e Rahel Frey del Kessel Team, con cui condividerò l’abitacolo della nostra Ferrari GTE 488.
Avere una line up interamente femminile per una gara così ambita è un progetto davvero ambizioso, supportato da FIA Women in Motorsport. L’obiettivo è quello di mettere noi donne sullo stesso livello tecnico degli uomini per puntare a vincere.
E’ un’importante evoluzione del mondo delle corse. Ovviamente non siamo le prime donne nella storia delle corse
L’ultima recente line up con solo donne risale al 2010 e la prima in assoluto si ricorda negli anni ‘30. Noi donne siamo in grado di fare davvero grandi cose se crediamo nel nostro talento, in noi stesse e non ci sottovalutiamo. Lavorare sodo, lo sappiamo fare.
Secondo te esiste una differenza di livello tecnico tra uomini e donne in pista?
Credo che come tecnica pura di guida non ci sia nessuna differenza. Gli uomini hanno ovviamente una forza massimale più alta. Però in questo sport è più importante avere resistenza muscolare e in quello noi donne possiamo allenarci in modo da essere alla pari con i maschietti. Secondo me la differenza più grande si ritrova nell’approccio mentale. Per natura, gli uomini sono più predisposti al rischio, l’esagerazione che talvolta si tramuta in errore. Danno sempre il massimo e non gestiscono bene le forze.
La donna, invece, tende ad avere un approccio alle cose più metodico, in sicurezza, cercando di non esagerare e in una gara di durata gestisce meglio le proprie forze e porta a casa la macchina senza un graffio. Diciamo che l’uomo vince le qualifiche, ma la donna pilota può vincere la gara.
Cosa ne pensi della divisione in campionati maschili e femminili (penso ad esempio alla W Series)?
Non concordo sulla divisione dei campionati perché la corsa è uno dei pochi sport in cui si ha la possibilità di lottare alla pari, dando forma a un vero e proprio spettacolo! La W Series è comunque importante perché ha permesso a tante giovani ragazze di cimentarsi ad alti livelli. Chi però ha intenzione di correre a livelli ancora più alti e di spingersi oltre deve necessariamente scegliere la strada più tortuosa, perché solo confrontandosi con i migliori nei campionati più difficili si ha la possibilità di diventare sempre più forti e competitivi.
Qual è la velocità massima che hai raggiunto in pista? E hai mai provato paura?
Ho raggiunto la massima velocità proprio a Le Mans: 310 km/h. La paura maggiore si ha in curva a 200 km/h piuttosto che a 290 km/h sul rettilineo. Io ho paura tantissime volte, ma è proprio questo che ti spinge fuori dalla tua comfort zone e ti incita a superare i limiti. Per esempio, ho paura quando sono in piena curva e lascio andare l’acceleratore. Se però, contro ogni mio istinto, riesco a non lasciare andare il pedale e a spingere di più, so che in quel momento ho superato la paura e mi sento orgogliosa di me stessa. In realtà, le corse sono più una sfida contro sé stessi che contro gli avversari.
Come vedi il tuo futuro sportivo? Quali sono i tuoi obiettivi?
I miei obiettivi sono di crescere per quanto riguarda tecnica ed esperienza. Mi piacerebbe molto fare le gare Endurance più importanti in giro per il mondo.
Poi il mantra che ho scelto è “Manu racing with love” per indicare che qualsiasi traguardo, competizione o sfida che mi riserverà il futuro sarà affrontato sempre “with love”, la componente più femminile e sensibile del mio essere pilota e che mi sostiene in tutte le mie gare. Anzi di più, in tutti gli aspetti della mia vita.
E’ uno sport che consiglieresti a delle giovani donna? E che consiglio daresti?
A differenza di altri sport, nel momento in cui chiudi la portiera della macchina, nella corsa tutto dipende da te. Anche se sei circondato da una squadra, sei tu a decidere tutto, la velocità e i rischi. Tu sei puramente pilota e da te dipende il risultato di tutta la gara! Tutto è nelle tue mani ed è così affascinante!
Il mio consiglio alle giovani donne che intendono provare questo sport da brivido è quello di ricordarsi sempre chi si è e che cosa si è in grado di fare, senza mai perdere l’entusiasmo nonostante la possibilità di vivere esperienze non sempre positive. Inoltre è importante ascoltare sempre la propria sensibilità, molto forte nelle donne. Sensibilità e tecnica sono i due elementi chiave per saper guidare come se si stesse danzando.
Potete seguire Manuela Gostner su Instagram: @manuelagostner