Un mondo lontano? Niente affatto. “La situazione è allarmante, come ricordato nel rapporto sull’Italia pubblicato nel 2012 dalla Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne”, tuona Christine Weise, presidente di Amnesty International Italia. La violenza domestica “sta sfociando in un crescente numero di uccisioni di donne per violenza misogina”(http://www.donnesulweb.it/attualita/8-marzo-tra-stupri-femminicidi-parita-mancate-cosa-ce-da-festeggiare.html). Tra le richieste avanzate quella di “adottare una legge specifica sulla parità di genere e sulla violenza contro le donne”, spiega Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia. Nel 2012 124 donne sono state uccise in Italia a causa delle violenza di genere. 47 sono i casi di tentato femminicidio. Il 60% dei delitti è avvenuto all’interno di una relazione (in corso o appena conclusa ) tra vittima e carnefice. I numeri sono stati diffusi come ogni anno in occasione dell’8 marzo dalla Casa delle donne di Bologna.
Il femminicidio racconta l’inadeguatezza della società a stare al passo con l’emancipazione femminile? A queste domande prova a rispondere il giornalista Rai Riccardo Iacona con un viaggio di due mesi che racconta le storie delle tante donne uccise nel nostro Paese. Un viaggo che è diventato una puntata di Presadiretta su Rai3, “Strage di donne”, ma anche un libro. Dal titolo inequivocabile: “Se questi sono gli uomini”. È uscito a ottobre per Chiarelettere ed è uno dei rari volumi sulla strage di donne in Italia scritto da un uomo.
Iacona, Primo Levi racconta con “Se questo è un uomo” l’orrore di Auschwitz, dei campi di sterminio, dell’olocausto.
E con “Se questi sono gli uomini” abbiamo voluto “rubare” la forza simbolica di quel titolo per raccontare la strage delle donne in Italia. L’oggetto del libro sono gli uomini: sono loro i protagonisti di questa guerra in corso. Sono profondamente convinto che il tema del femminicidio abbia a che fare prima di tutto con gli uomini.
Chi sono gli uomini di cui parli?
Ci sono degli uomini che oppongono resistenza alla voglia e volontà di indipendenza delle donne. Credo che una delle parti più importanti del libro sia proprio quella in cui sono loro a parlare. Gli approfondimenti, in genere, raccontano solo delle vittime e raramente si occupano delle “non vittime”. È così che il mio viaggio è, purtroppo, il racconto di una tragedia nazionale. Un racconto che ha dell’incredibile ma che deve essere condotto finalmente con un approccio diverso, al di là della cronaca e dei colonnini sui giornali. Le dimensioni del conflitto ci dicono che non si tratta di episodi marginali, ma di fatti inseriti a pieno titolo nel contesto sociale e culturale del nostro paese. E ci dicono anche che quello stesso contesto non fa nulla per evitare quelle morti: a cominciare dalla rimozione dell’argomento “femminicidio” e violenza di genere operata dagli uomini. In Italia è in atto una vera e propria opera di negazionismo.
Causato da cosa?
Non c’è alcuna volontà di modificare la situazione: non si vuole fare niente, e si cerca solo di mantenere lo status quo. L’Italia è un paese complice, che lascia che queste donne vengano uccise.
Nessuna responsabilità femminile?
Anche la stampa ha le sue responsabilità?
Il conflitto di genere però è presente in tutto il mondo.
Certo: ci vedo sempre del buono quando le donne entrano in circolo. Per me è semplicemente normale. Le donne sono più degli uomini, no? Ed è semplice e giusto che la rappresentanza venga finalmente riequilibrata.