Meglio non affibbiarle etichette. Certo, era in prima fila al Big Bang, tra i rottamatori raccolti alla Leopolda di Firenze intorno a Matteo Renzi. Ma non chiedetele se è una fan del giovane sindaco. “Semmai – ribatte Michela Marzano -, sono una fan del cambiamento”. La filosofa, professore associato all’Università di Parigi, colei che Le Nouvel Observateur ha inserito tra i cinquanta intellettuali più influenti di Francia, è in Italia per presentare il suo ultimo libro (“Volevo essere una farfalla”, edito da Mondadori, storia sofferta della sua anoressia) e per partecipare a Gender Bender, festival bolognese dedicato alle differenze di genere e di orientamento sessuale. Invitata a gettare uno sguardo all’Italia, sorride e scrolla la testa. “I sorrisini di Sarkozy non mi hanno certo sorpresa”, dice riferendosi all’ironia profusa dal presidente francese e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel sulla fiducia dell’Europa in Silvio Berlusconi. “Ormai sono abituata alle risate dei francesi”.
Tanto stupore per nulla?
La Francia non riesce a comprendere come abbiano fatto gli italiani a dare fiducia a un uomo che non ha nessuna statura politica. E i francesi ridono di noi semplicemente perchè siamo rimasti ciechi di fronte a qualcosa che per loro è sempre stato evidente.
Insomma, praticamente un deja-vu per lei il sorrisetto di Sarkozy…
Io vivo in Francia dal 1998, non sono mai stata in fuga da nulla, il mio cuore continua a battere in Italia e sono fiera di essere italiana. Per questo la prima cosa che ho pensato è stata: basta ridere di noi…Il fatto è che non c’è un problema di italianità. C’è invece un problema specifico: per anni è stata propinata al Paese una fotografia ritoccata della realtà, per anni gli italiani non hanno avuto accesso a ciò che è vero. Da un lato, quindi, mi sono stizzita. Dall’altro…Beh, alle risate ho fatto il callo. Però ora gli italiani hanno cominciato ad aprire gli occhi.
Sente intorno voglia di aria nuova?
Nelle ultime settimane ho attraversato il Paese per presentare il mio ultimo libro e ho avvertito che è in atto un cambiamento. Prima l’Italia era in una bolla di sapone. Oggi percepisco l’idea diffusa, rispetto a due anni fa, che la situazione deve cambiare. Non è più una convinzione che riguarda una ristretta cerchia di intellettuali, coinvolge tutto il Paese. Parlando con le persone ho sentito il desiderio di parole vere, di autenticità. Come se la gente non ne potesse più di giochi e menzogne, di fiction e superficialità. Ho percepito un bisogno di verità. La gente si è resa conto che è stata circondata dalle bugie, che la situazione è ben diversa da quella che è stata raccontata per anni dalla televisione e da una parte della stampa. Un cambiamento a cui hanno contribuito da un lato lo sguardo proiettato dall’estero sul nostro Paese, dall’altro una crisi economica che ha costretto tutti a fare i conti con la realtà.
Ed ora?
Ora bisogna trovare idee nuove. O recuperare idee vecchie che possono essere ancora utili.
Per questo ha partecipato al Big Bang di Matteo Renzi?
Io non sono una fan di Renzi. Ma sono una fan del cambiamento. Ci sono tutte le condizioni per far emergere il desiderio di una svolta, che è palese. Ma bisogna proporre qualcosa di credibile. Ed è importante dare spazio a voci nuove.
Largo ai giovani, insomma?
E’ arrivato il momento che le persone che sono state protagoniste della storia politica degli ultimi vent’anni del Paese tolgano il disturbo.
Senza fare nomi?
Non c’è bisogno di fare nomi. Io sono una fan dei giovani, i miei incontri più belli sono quelli con gli studenti dei licei. Hanno una grande capacità di ascolto, di fare domande intelligenti, di coltivare e manifestare spirito critico. E non credo che le ventenni di oggi vogliano solo essere carine e magari fare le veline. Questo non può che dare speranza. Per troppo tempo ci siamo cullati nell’illusione che le promesse che ci erano state fatte potessero essere mantenute.
E invece?
Invece bisogna nominare i problemi in modo adeguato, per identificarli. E poi bisogna ricominciare a collegare il dire e il fare. E’ necessario evitare di dire il contrario di ciò che si fa o si farà.
Non è che medita di gettarsi nella mischia?
Mi sento felicemente insegnante. E trasmettere lo spirito critico è già un modo di fare politica.
Che cosa la indigna di più?
Le nostre scuole e le nostre università erano eccellenti, oggi tutto sta andando a rotoli. E c’è stato un enorme spreco di potenzialità e capacità. Una intera generazione, quella tra i 35 e i 45 anni, ha pagato il prezzo delle dispersione di risorse umane. In Italia le persone competenti sono rimaste per fare cose per le quali non erano formate.
Adesso però qualche nome dobbiamo farlo. Da chi acquisterebbe ad occhi chiusi un’auto usata?
Da Ignazio Marino (chirurgo e parlamentare del Pd, ndr). E’ un uomo onesto, capace. Gli affiderei le chiavi di casa.
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore
Insomma c´é speranza…se le nuove generazioni sono capaci di distinguere e approfondire.