Quando ricorrere al Temporary Manager? (PARTE III)

Dinanzi a soluzioni alternative non idonee oppure impraticabili

(27 ottobre 2009) – In termini generali, la letteratura normalmente classifica gli interventi nelle macrocategorie seguenti:
  1. management transitorio, in cui l’intervento è richiesto per la copertura di improvvisi e non previsti vuoti manageriali
  2. gestione di progetti specifici
  3. gestione di crisi aziendali vere e proprie
  4. management delle competenze, ovvero necessità di introdurre in azienda, in tempi brevi e con la massima efficacia, nuovi strumenti e nuove modalità di lavoro
  5. gestione del cambiamento. 

Più nello specifico, un intervento di TM può essere utile nelle seguenti situazioni:  

– per gestire situazioni di  turnaround legati a crisi tendenzialmente reversibili
– per rimettere in sesto un’ azienda o una sua parte prima di procedere alla sua vendita
– per pilotare e gestire un complesso processo di cambiamento, che interessi cultura,   strategia e struttura aziendale
– per avviare nuove attività, specie se all’ estero (delocalizzazioni)
– per gestire l’integrazione di aziende/business di recente acquisizione
– per attuare il coaching di un manager permanente
– per gestire la transizione in attesa dell’ ingresso di un manager permanente
– per gestire con successo il passaggio generazionale
– per gestire un progetto mirato, ad esempio la gestione di attività di outsourcing o l’implementazione di un sistema ERP.  

 

 

Esiste quindi una serie di problematiche che più di altre si presta ad essere risolta con un intervento di TM, ma il fatto che un problema si presti quasi naturalmente ad essere risolto in ottica di TM, non significa necessariamente che questo rappresenti la soluzione ideale per qualsiasi  contesto aziendale.
 
E’ necessario affinare ulteriormente il processo di analisi, iniziando a definire una lista dei problemi “caldi” esistenti, valutando per ciascuno di essi il costo della non soluzione (o di sua una soluzione tampone non ottimale) su base annua, per determinarne livello di priorità e grado di urgenza e valutare se, per ciascuno di essi, esistono soluzioni alternative. Esistono risorse interne disponibili, ma il problema risiede nella definizione dei processi e delle metodologie più opportune? Forse potrebbe avere più senso ricorrere ad un intervento di consulenza direzionale. Sussiste la disponibilità di risorse interne di livello elevato e i tempi di risoluzione del problema sono “normali”, ovvero le condizioni ambientali non richiedono di imprimere alcuna accelerazione? Potrebbe essere sufficiente ricorrere ad una soluzione di management di tipo permanente.
 
Nella realtà, una volta identificato il problema da risolvere, molte aziende guardano dapprima al loro interno per verificare la possibilità di una soluzione, con una motivazione che è però più legata a ottimizzare i costi che a ricercare una soluzione ottimale. Può quindi accadere che l’azienda decida di adottare una delle soluzioni che seguono. Può optare per il distacco di un manager interno, che può essere non idoneo in termini di competenze, ma può anche vedere l’ incarico come un disturbo nei suoi piani di sviluppo di carriera, finendo per non trasmettere la necessaria motivazione ai suoi collaboratori. Succede anche, nell’ambito di aziende grandi e di multinazionali, che si ricorra a manager altrimenti non utilizzabili o ricollocabili e quindi a maggior ragione incapaci di motivare il gruppo, dai quali sono a loro volta poco stimati (ovvero: perché mandarci un riciclato quando ce ne serve uno bravo?). In alternativa, può decidere per la promozione di un buon numero due di funzione: se però il manager non è ancora pronto, è alto il rischio di bruciarlo, creando demotivazione in lui e in tutta la struttura da lui gestita.
 

In sintesi, la scarsità  di risorse manageriali di qualità, la non idoneità di soluzioni alternative e l’impraticabilità di soluzioni interne sono indicatori della opportunità di ricorrere ad un TM.

 

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