Assenteismo: il decreto attuativo del jobs act introduce la possibilità di “sorvegliare” i dipendenti controllando da remoto la loro attività su pc, tablet, cellulari. Misura efficace a “stanare” gli imbroglioni o intromissione indebita nella privacy dei dipendenti? I sindacati contestano e ricorreranno di fronte al garante
Lotta all’assenteismo o indebita intromissione nel privato del lavoratore? La norma che è appena uscita dal Consiglio dei ministri si presterà certamente ad un accesa discussione. All’interno dei decreti attuativi del jobs act ci sono una serie di misure che vanno a modificare in profondità lo statuto dei lavoratori.
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Possibile il controllo a distanza ma non la videosorveglianza
Il testo approvato recita così: “Accordo sindacale o autorizzazione ministeriale non sono necessari per l’assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore”.
In sostanza non è direttamente un via libera al controllo da remoto dei lavoratori ma lo può diventare in via indiretta. In pratica la norma permette di fornire liberamente dispositivi come cellulari, tablet, pc portatili anche se il loro utilizzo può dare la possibilità di un controllo a distanza. Quel “pur” della normativa fa capire che la possibilità di un controllo a distanza non può essere ostativo al conferimento di uno strumento di lavoro, cioè non serve chiedere ai sindacati alcun permesso per fornirli anche se poi da questi potenzialmente può essere tracciata l’attività del lavoratore.
Un esempio? La geolocalizzazione può essere sfruttata per capire dov’è e cosa sta facendo il collaboratore in un dato momento.
Persiste invece un esplicito veto alla videosorveglianza: essa potrà essere attivata soltanto dopo un accordo con le organizzazioni sindacali o, in assenza di questo, dopo specifica autorizzazione da parte delle Direzioni territoriali del lavoro o del Ministero del lavoro (per le aziende che hanno più sedi separate).
Obbligo di rispetto del codice della privacy
I dati ricavati dagli strumenti di lavoro possono essere utilizzati “ad ogni fine connesso al rapporto del lavoro”. Quello che si teme da parte sindacale è che valutazioni, magari non esattamente empiriche, della qualità lavorativa e dell’efficienza di un dipendente possano essere estrapolate dai dati degli strumenti informatici concessi in utilizzo.
Si teme in sostanza una sorta di effetto “Grande Fratello” per altro non utile a parametrare con esattezza la “fedeltà ” del dipendente e dannoso per i sereni rapporti nelle aziende. La Cgil ha già annunciato che ricorrerà contro la norma davanti al garante.
Il datore di lavoro sarà comunque tenuto al rispetto del Codice della privacy e a fornire al dipendente che lavorerà con dispositivi “controllabili” un esauriente informativa sulle modalità di utilizzo e tracciamento dati.
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