Il governo annuncia la cancellazione di Imu e Tasi. Ma assisteremo davvero ad una diminuzione delle tasse o la nuova Local Tax peserà ancora di più dell’attuale pressione fiscale?
Il premier Matteo Renzi ha annunciato la cancellazione di Imu e Tasi. “Dal prossimo anno togliamo Tasi e Imu per tutti. Non è possibile continuare con questo giochino”, intendendo il balletto che c’è stato negli anni con le tasse sulla casa inserite, tolte solo sulla prima, tolte per tutti gli immobili, rimesse in altra forma…
In Italia ci sono 25 milioni di proprietari di prima casa: una cifra molto elevata che segnala come per anni l’acquisto di un immobile sia stato considerato l’investimento più importante (e sicuro) da molte generazioni.
Non vi stiamo a fare la cronologia e lo storico delle due imposte: cerchiamo però di capire a quanto dovrà far fronte lo stato e se dietro l’angolo non c’è qualche fregatura per il contribuente.
Vedi anche: Def 2015, cosa cambia Niente aumento tasse e Iva. Sarà vero?
Oltre 4 miliardi di gettito
Attualmente l’Imu riguarda solamente gli immobili più pregiati e di lusso (delle categorie catastali A1, A8 e A9). Inoltre “colpisce” i terreni agricoli e quelli che sono passati alle cronache come “imbullonati”, cioè tutte le macchine fissate al suolo negli opifici.
La Tasi invece è una tassa su tutti i servizi indivisibili forniti dai comuni (vigili, protezione civile, manutenzione degli immobili comunali, servizi sociali e cimiteriali ecc.). Il suo importo si stabilisce in base alla rendita catatale dei fabbricati, compresa la prima abitazione di residenza. Si stima che insieme le due tasse portino ogni anno circa 4,3 miliardi di euro alle casse pubbliche (dei quali la Tasi sulla prima casa ne porta da sola circa 3,4).
Riduzione vera?
L’Italia ha precisi vincoli europei di bilancio. Dal 2012 abbiamo persino in costituzione l’obbligo di pareggio di bilancio. Le “circostanze eccezionali” (leggasi crisi economica) ci hanno permesso nel corso del tempo di rinviare l’obiettivo che ora è stato spostato al 2017.
Ma ovviamente tutti i vincoli di Maastricht restano in piedi con meccanismi automatici di aumento di tasse che danno gettiti “certi” (Iva, accise su benzina) nel caso di sforamento del famoso rapporto del 3% deficit-Pil. Per un paese a bassa crescita, enorme debito pregresso i margini sono molto limitati per un vero taglio della tassazione.
In sostanza la domanda è: pagheremo meno tasse o quei 4,3 miliardi rientreranno comunque, tutti o in parte, dalla finestra. E se ci trovassimo persino a pagare di più come successo dopo il passaggio da Ici a Imu-Tasi? Sì, perché se è vero quanto sostiene Confedilizia nel 2011 con la sola Ici lo stato incassva 9,2 miliardi di Euro l’anno, passati a 23,7 nel 2012 con l’introduzione dell’Imu, scesi a 20 con la nuova Imu, risaliti a 23,8 con Imu+Tasi.
L’enigma Local tax
La Local Tax dovrebbe essere introdotta nel 2016, quindi in contemporanea con l’eliminazione, promessa, di Imu e Tasi. La nuova tassa in realtà assorbirà le prime due più le addizionali comunali e regionali Irpef.
In pratica sarà pressoché l’unica tassa locale a restare ad esclusione della tassa sui rifiuti (Tari). Quindi di fatto  Tasi e Imu saranno cancellate, o per meglio dire assorbite nella nuova Local Tax, ma in attesa di sapere a quanto ammonteranno le relative aliquote (la cui forchetta tra un minimo e un massimo sarà decisa dallo stato, lasciando poi agli enti locali stabilire l’entità precisa) non possiamo parlare di vera “riduzione di tasse” ma al limite di semplificazione.
La Local Tax si baserà ancora una volta sulle rendite catastali. Ricordiamo che il catasto è in via di ridefinizione e con il nuovo catasto certamente le rendite saranno ricalibrate (in aumento).
Vedi anche: La tasi è più cara di Imu Calcolo
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