Il Def 2015 nelle intenzioni del governo non prevederĂ alcun aumento di tassazione. Ma dobbiamo fare i conti con l’Europa…
Il Def 2015 (Documento di economia e finanza) verrà , se le previsioni sono rispettate, approvato venerdì in consiglio dei ministri. Il Def in sostanza è un documento programmatico che anticipa le linee di azione del Governo in materia economica e di tassazione.
Molto di quanto inserito nel Def poi viene approvato dalla Legge Finanziaria o dai vari decreti milleproproghe.
Vedi anche: Il 2015 porterĂ ancora piĂ¹ tasse?
Def 2015: niente nuove tasse. SarĂ vero?
Partiamo dalle dichiarazioni di intenti. Il premier Renzi e il ministro Padoan hanno dichiarato che non saranno introdotte nuove tasse e che resteranno le agevolazioni introdotte l’anno scorso (80 Euro in busta paga, taglio Irap). Sul nostro Paese ovviamente “pesano” gli accordi con l’Europa e in particolare, se non dovessimo raggiungere il pareggio di bilancio, si verificherebbe un automatico, nuovo, innalzamento dell’Iva.
Ma l’ipotesi sarebbe scongiurata da due fattori: da una parte il governo ha chiesto di rimandare al 2017 prossimo il raggiungimento “definitivo” del pareggio di bilancio corrente (e questo probabilmente sarĂ possibile facendo leva sulla clausola di flessibilitĂ che prevede di poter spostare in avanti il raggiungimento del pareggio in presenza di riforme strutturali, cosa che l’Italia sta facendo o, almeno, promette di fare).
In realtĂ l’Italia potrebbe giĂ arrivare al pareggio nel 2016, se il trend economico positivo continuerĂ . Il secondo fattore è infatti proprio questo: la ripresa economica, aiutata anche dalle basse tariffe petrolifere, pare essere maggiore di quanto il governo aveva, prudentemente, previsto. Quest’anno il Pil dovrebbe attestarsi a +0,7%, con uno 0,1% in piĂ¹ rispetto a quanto era stato messo in preventivo. Nel 2016 la crescita del Pil dovrebbe raddoppiare ad un + 1,4% e restare su questi livelli anche per il 2017 (+ 1,5%).
Il Def dev’essere approvato anche dalla U.E.
Ci sono due ulteriori elementi da considerare: il Def deve venire approvato anche in sede comunitaria. Dunque il nostro programma economico va necessariamente concordato anche con la U.E. Secondariamente il Def è una sorta di elenco di intenti che spesso, anzi quasi sempre, sono modificati , anche in modo radicale, dalle reali legislazioni approvate in seguito.
Il governo italiano spera di riuscire a rispettare quanto promesso in sede comunitaria: rapporto deficit-Pil al 2,6% quest’anno, al 1,8 % l’anno prossimo e allo 0,8 % nel 2017.
VerrĂ messo in cantiere anche un programma di tagli di spesa per circa 10 miliardi di euro che interesseranno in particolare i centri di spesa e le partecipate. Inoltre continueranno le privatizzazioni, a partire dalla vendita di nuove quote di Enel.
Tornando all’Iva: emerge un dato che a prima vista sembrerebbe strano visto il recente doppio aumento. Il gettito di una delle principale imposte tricolori è in calo del 5,6% (si parla di circa 700 milioni di Euro) nel primo bimestre 2014 (la causa è la diminuzione dei consumi interni e delle importazioni). Un indizio ulteriore, se ce ne fosse bisogno, che è proprio dal ritorno di fiducia interna che passa anche il risanamento globale.
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