Conoscete l’origine del design di molti degli oggetti che utilizzate tutti i giorni?
Di Francesca Pace
Mancano poche settimane all’appuntamento annuale con il Salone del Mobile di Milano, e la città è già in fermento. Il motivo è semplice. Oltre alle news del settore e alle tendenze di stagione, tra le novità presentate potrebbero nascondersi quegli oggetti destinati a modificare il design dei prossimi decenni, il gusto e lo stile dell’abitare quotidiano.
E a entrare nella storia. Come quelli che vi presentiamo in queste pagine. Oggetti intramontabili che hanno rivoluzionato il mondo dell’arredamento, e che ancora oggi, a decenni di distanza, rimangono un punto di riferimento nel design mondiale. Tanto da essere esposti in musei come il MoMA di New York, il Musée National d’Art Moderne di Parigi, the Metropolitan Museum of Art New York
La poltrona Sacco
Poltrona anatomica
Design: Gatti, Paolini, Teodoro, 1968
Produzione: Zanotta
Chi non ricorda il ragioner Fantozzi che sprofonda nella famosa poltrona a forma di pera che assomigliava, appunto, a un sacco! Era la fine degli anni ’60 e, alla sua prima apparizione in “società” (al Salone del Mobile del 1969), suscitò attrazione, scandalo ed entusiasmo tra pubblico e designer, perché aboliva la tradizionale struttura in legno con piedini e braccioli. Il risultato è noto: diventò uno dei più grandi successi commerciali e di costume mai capitati a un oggetto d’arredo.
Ispirata allo stile pop degli Anni ’60, Sacco è un involucro in tela o in eco-pelle (sfoderabile), che avvolge un’imbottitura di palline di polistirolo espanso. Nata dalla volontà di rompere gli schemi delle sedute tradizionali, si propone come un oggetto versatile, adattabile ad ambienti diversi, senza però tralasciare l’importanza della funzionalità, della comodità e dell’ergonomia che richiede una poltrona.
Il successo le è valso premi e riconoscimenti internazionali. Oggi è esposta in gallerie e musei di tutto il mondo – tra cui il MoMA di New York, la Fondazione Triennale Design Museum di Milano, il Musée National d’Art Moderne di Parigi.
ARCO: Lampada da terra
Design: Achille e Pier Giacomo Castiglioni, 1962
Produzione: Flos
Geniale alternativa alle più tradizionali luci a sospensione, è da sempre tra i pezzi più noti, innovativi e rappresentativi del design italiano. Nasce dall’idea di illuminare “dall’alto” la zona di una stanza (come un angolo lettura o il tavolo da pranzo), senza il vincolo del tradizionale punto luce fisso al centro del soffitto e, con in più, la possibilità di essere spostata liberamente.
Nonostante il design essenziale e armonico, nella lampada Arco ogni piccolo dettaglio ha una funzione ben precisa e niente è semplicemente decorativo. Ispirata ai lampioni di strada, ha una base costituita da un parallelepipedo di marmo bianco di Carrara (circa 50 kg), con angoli arrotondati che richiamano le rotondità flessuose di stelo e cupola. Lo stelo telescopico in acciaio inossidabile satinato permette di illuminare ad altezze e ampiezze diverse. La cupola è orientabile e ha una calotta forata per facilitare il raffreddamento.
Rasenta la perfezione: in quasi 50 anni di produzione l’unica modifica apportata riguarda la parte elettrica, per adeguarsi alla nuove regolamentazioni.
LC4 : Chaise longue
Design: Le Corbusier, 1928
Produzione: Cassina
Progettata negli Anni ’20, la chaise longue LC4 fu presentata per la prima volta solo nel 1929, a Parigi, in occasione del Salon d’Automne des Artistes Décorateurs. A partire da questa data, fu messa in produzione dalla fabbrica Thonet (dagli anni 60’ è prodotta in esclusiva da Cassina per la linea I Maestri) riscuotendo grande successo tra il pubblico e diventando uno dei pezzi storici del design internazionale.
Disponibile in diversi colori e rivestimenti (in pelle standard, in pelle Lux e con rivestimento di cavallino), LC4 ha una struttura in tubo d’acciaio cromato e lucidato a specchio che sormonta una base in lamiera e tubolare di acciaio laccati con vernice nera opaca. Il materassino, come il poggiatesta, hanno un’imbottitura in espanso e rivestimento in pelle. Il movimento basculante della chaise longue non è regolato da alcun meccanismo ma è stabilizzato dal peso del corpo e dalla posizione quando ci si sdraia.
Perché il relax era lo scopo della LC4 e Le Corbusier amava definire il suo lounger come la “vera macchina per riposare”.
Juicy Salif OK: Spremiagrumi Alessi
Design: Philippe Stark, 1990
Creato negli Anni ’90, lo spremiagrumi Juicy Salif, è diventato subito un’icona del design contemporaneo. Un po’ oggetto d’arredo, un po’ accessorio da cucina, questo spremiagrumi è realizzato interamente in alluminio brillantato. Grazie alla sua forma ergonomica, che ricorda un ragno o una navicella per l’allunaggio, è facilissimo da usare (e da pulire).
Esposto al MoMA di New York è stato definito lo spremiagrumi più controverso del XX secolo. E, da vent’anni, continua a essere prodotto come uno degli oggetti più provocatoriamente intelligenti presenti nel catalogo dell’azienda.
1925: il tubolare in acciaio entra nell’arredamento
Wassily: Sedia
Design: Marcel Breuer, 1925
Produttore: Knoll
Chiamata in origine No. B3, la sedia Wassily fu disegnata per la residenza di Kandinsky a Dessau, nei pressi della scuola del Bauhaus (punto di riferimento fondamentale per tutto il movimento d’innovazione nel campo del design e dell’architettura). Realizzata con una struttura in tubolare d’acciaio cromato e rivestita in cuoio in tinte diverse, l’importanza della Wassily risiede nel fatto che per la prima volta una sedia veniva creata utilizzando un tubo d’acciaio, al tempo facilmente reperibile e disponibile in grandi quantità.
Per questo progetto pare, infatti, che Breuer si ispirò alle comuni biciclette. Nel 1927 il modello fu rivisto e assunse la versione definitiva, e ancora attuale, realizzata con un tubolare continuo senza saldature che, piegato più volte, circoscrive uno spazio cubico.
Prodotta in massa negli anni Cinquanta e Sessanta, è ancora oggi in vendita ed è diventata un classico del design. I diritti sul disegno sono della Knoll di New York la cui certificazione di originalità è garantita dalla firma di Marcel Breuer impressa nella base di ogni sedia.
Ma riproduzioni non autorizzate vengono prodotte in tutto il mondo. E qualcuna probabilmente è anche nelle nostre case.
Sedia 3107: Sedia impilabile
Design: Arne Jacobsen, 1955
Produzione: Fritz Hansen
Detta anche Serie 7, la sedia 3107 è stata un vero e proprio oggetto cult del ‘900. Pensata e prodotta nel secondo dopoguerra, ben rappresenta quel design senza tempo, capace di sopravvivere alle novità di gusti e stili, anche a distanza di oltre sessant’anni. Tanto che oggi viene considerata un classico che abbina praticità e design, e sedie simili (attenzione, “simili”…) sono acquistabili un po’ ovunque.
Semplice ed essenziale, è costituita da un sedile sagomato con linee morbide e sinuose retto da gambe in sottile tubolare metallico con la possibilità di impilare una sedia sopra l’altra.
Partendo dallo stampo originale, fin dall’inizio la 3107 è stata proposta in molteplici finiture – diverse essenze naturali, laccature in centinaia di colori – e numerose varianti: con i braccioli, a sgabello e su rotelle.
Prodotta ancora oggi, la sedia 3107 (il prototipo è esposto al MoMA di New York) è un modello ancora molto richiesto e amato dalle più grandi firme dell’architettura contemporanea.
Eclisse: Lampada da tavolo
Design: Vico Magistretti, 1967
Produzione: Artemide
È uno di quegli oggetti che più hanno caratterizzato le case degli italiani degli anni ’60, e ancora oggi è presente in molte delle abitazioni più cool.
Grazie alla sua tecnologia facile e al design essenziale (oggi diremmo minimal) basato su forme primarie, Eclisse ha da subito riscosso grande successo di pubblico e critica, tanto da essere premiata con il prestigioso Compasso d’Oro.
La sua unicità? È, come tutte le linee tonde, ancestralmente emozionale. Realizzata in metallo
Verniciato è composta da una base semisferica sormontata da altre due semisfere che ruotano l’una nell’altra, in modo da regolare l’intensità della luce. Sono proprio la sua semplicità ed eleganza gli ingredienti che l’hanno resa famosa e amata nel mondo.
Esposta nei più importanti musei del mondo (Twentieth Century Design Collection of the Metropolitan Museum of Art New York, Itinerario Storico Permanente del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, Fondazione Triennale Design Museum di Milano, Galleria Nazionale d’Arte Moderna Roma) è ancora oggi prodotta e venduta con grande successo.
Radio TS522: Radio portatile
Design: Marco Zanuso e Richard Sapper, 1963
Produzione: Brionvega
Più nota come Cubo, la radio TS522 è uno dei più famosi esempi del design del grande fermento industriale, creativo e culturale nell’Italia del dopoguerra e degli anni del boom economico.
Insieme alla Tv portatile (Algol), riuscì a rinnovare il concetto e l’uso di oggetti che stavano diventando sempre più comuni nelle famiglie italiane grazie a una ricerca della semplicità tecnologica unita alla cura del design, bello e vivace.
Apribile e richiudibile, trasportabile… I componenti della TS522 sono distribuiti in una scocca divisa in due parti (i due “mezzi cubi”) unite da cerniere, che contengono manopole e comandi da un lato e l’altoparlante dall’altro. Il risultato? Un prodotto leggero e funzionalità ma allo stesso tempo giocoso e innovativo anche per i materiali utilizzati.
Per misurare il successo di questo oggetto basta pensare che anche ora, superata la soglia del Duemila dominato da una tecnologia sempre più avanzata e digitale, questa radio rimane una icona del design Made in Italy degli anni ’60. E che, complice l’amore per il vintage, ha reso intramontabile.
Ericofon: Telefono
Design: Gosta Thames, 1954
Produzione: Ericsson
Oggetto simbolo degli anni ’50, è stato venduto in milioni di esemplari in tutto il mondo. Ma oltre al design originale, Ericofon deve la sua fama al fatto che ha rappresentato una “grande” rivoluzione nel campo della telefonia e dei piccoli elettrodomestici.
Perché forse, non tutti sanno che… Fu progettato per un ambito ben preciso: quello degli ospedali. L’obiettivo era di aiutare i degenti costretti a letto che, spesso, avevano difficoltà a usare il telefono tradizionale (con cornetta e corpo separati).
Nacque così il primo telefono compatto: innovativo, comodo e, per l’epoca, rivoluzionario. Funzionale e al tempo stesso caratterizzato da una linea semplice e originale, Ericofon fu prodotto in 18 colori diversi, con la tradizionale rotella per comporre i numeri e con la più moderna tastiera. Poi, con l’avanzare delle nuove tecnologie e dell’era digitale non venne più prodotto, ma rimane ancora oggi un grande esempio di design, in grado di conciliare funzionalità e gusto estetico.
Antonio Amati fa parte della nostra redazione dove lavorano giovani giornalisti pubblicisti neolaureati, SEO copywriting e stagisti. Tutti i redattori scelti vantano esperienze maturate in testate editoriali e provengono da diverse Università.