Olimpiadi e doping: due squalificati e tre esclusi, ma il caso Richardson fa discutere

Non sono state solo le Olimpiadi della pandemia, ma anche quelle della lotta totale al Doping. Mai così poche squalifiche, con una intera squadra nazionale (la Russia) sanzionata: un evento senza precedenti. Ma ci sono anche casi che fanno discutere

In attesa di capire, e sarà possibile solo con i controlli a posteriori i cui risultati saranno noti tra un paio di mesi, se ci sono dei risultati ‘drogati’ tra quelli delle Olimpiadi che si sono appena conclusi a Tokyo, qualche certezza c’è già. Il doping resta il nemico pubblico numero uno delle competizioni sportive.
Sha Carri Richardson

Doping, le atlete escluse

Gli atleti esclusi dalle Olimpiadi sono stati solo cinque, un minimo storico. Anche se non si fa testo di tutti gli atleti che dai giochi sono stati esclusi in partenza perché non hanno superato, o hanno evitato, i controlli antidoping di routine.

Al momento le squalifiche incombono su due solo atlete: la fuoriclasse della nazionale brasiliana di pallavolo Tandara Caixeta, trovata positiva all’Enobosarm, un farmaco che si usa per il recupero osseo e muscolare, e la velocista nigeriana Blessing Okagbare, positiva alla somatotropina, dopo i controlli della semifinale dei 100 metri. Le atlete sono state sospese e rischiano una squalifica. Due casi molto diversi: non è la prima volta che le giocatrici brasiliane vengono esaminate riscontrando valori di ‘ostarina’ superiore alla media. Si parla di contaminazione, forse da parte di qualche integratore. Ma intanto la Caixeta si è vista privata della finale olimpica, per altro persa dal Brasile contro gli USA.

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Le atlete non ammesse

Tre invece gli atleti che sono state fermati prima ancora della partenza per Tokyo: il velocista kenyano Mark Odhiambo, positivo ad alcuni steroidi anabolizzanti, la triatleta icraina Yuliya Yelistratova, positiva all’EPO e il lanciatore del peso georgiano Benik Abramya, positivo a diverse sostanze proibite. Per loro i giochi non sono nemmeno cominciati. Si tratta tuttavia di un bilancio sostanzialmente positivo rispetto agli scandali scoppiati dopo Pechino 2008 o a quelli che hanno portato tutta la squadra russa a competere alle Olimpiadi di Tokyo senza inno e senza bandiera. Tuttavia…

La definizione di doping

Tuttavia c’è molto da chiarire a cominciare dalla definizione stessa di doping. Che secondo l’enciclopedia di Oxford riguarda la “somministrazione o assunzione volontaria di sostanze proibite dai regolamenti allo scopo di accrescere artificiosamente e slealmente il rendimento fisico nel corso di una competizione”.

Il doping nello sport

Ricorre al doping, e lo fa scientemente, chi attua un programma per incentivare le proprie prestazioni sportive grazie ai farmaci. Ma nel corso degli ultimi anni il concetto di doping si è allargato a macchia d’olio sbattendo parecchi mostri in prima pagina che mostri, forse, non erano. Non si possono mettere sullo stesso piano i casi di chi, come il nostro ciclista paralimpico Fabrizio Macchi, è stato squalificato per doping prima delle Olimpiadi, salvo poi essere scagionato quando le Olimpiadi ormai erano andate. Senza di lui.

Ha fatto discutere il caso di Alex Schwazer, medaglia d’oro a Pechino. Sospeso per doping prima di Londra 2012, l’atleta aveva confessato di avere fatto uso di sostanze illecite. Squalificato è tornato in gara pronto per qualificarsi alle Olimpiadi di Rio: per essere di nuovo squalificato per doping. Salvo poi scoprire, la magistratura lo ha assolto con formula piena, che qualcuno aveva manomesso le sue provette per incastrare l’atleta e il suo allenatore.

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Chi è Sha’Carri Richardson

Il caso di cui si è parlato di più quest’anno è quello di Sha’Carri Richardson, splendida velocista americana che ha conquistato la miglior prestazione mondiale di questa stagione: il settimo tempo assoluto sui 100 metri femminili. Un’autorevolissima candidata alla vittoria dell’oro.

La Richardson non ha avuto una vita facilissima: 21 anni, originaria di Dallas ha affrontato episodi di bullismo e discriminazione per la sua dichiarata omosessualità. Cresciuta ai limiti della povertà dalla nonna, con la mamma che porta a casa l’unico stipendio di casa, l’atleta scappa dal ghetto grazie a una personalità dirompente e a uno straordinario talento: alimentato da un tecnico ostinato, Dennis Mitchell, che le insegna tutto. A camminare prima ancora che a correre. Dopo ogni gara vinta Sha’Carri corre dalla mamma e dalla nonna sugli spalti per abbracciarsele, ignorando giornalisti e protocollo.

Quest’anno l’esplosione definitiva, la conquista delle Olimpiadi e la candidatura ufficiale alla medaglia d’oro. Una settimana prima dei Trials, il trampolino di lancio per ottenere il tempo utile, la madre di Sha’Carri – giovanissima – muore all’improvviso. La ragazza lo viene a sapere da un giornalista che la sta intervistando. E ne resta sconvolta.

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Il caso di Sha’Carri finisce alla Casa Bianca

Sha’Carri a distanza di pochi giorni dall’appuntamento più importante della sua carriera non dorme, ha attacchi di panico, non riesce più ad allenarsi. Seguendo il consiglio di un amico decide di fumare un po’ di marijuana “giusto per rilassarmi un po’…”. I trials sono in Oregon dove il consumo di droghe leggere a uso ricreativo è consentito dalla legge da almeno sette anni.

La Richardson domina le sue gare, stravinte, e conquista le Olimpiadi. Ma il controllo antidoping evidenzia la presenza di THC, il metabolita della marijuana nel suo organismo. Nonostante la situazione particolare, e il fatto che in questo caso il doping non è assolutamente ai fini di migliorare la prestazione sportiva, la WADA la squalifica per un mese. La sua prima Olimpiade salta per una sospensione di un mese: potrebbe correre la 4×100 ma la federazione americana decide di non convocarla.

Di lei si occupa anche il presidente Joe Biden“Le regole sono regole, ma a volte forse bisogna capire quando devono essere cambiate”.

Inutile dire che sui social tutto il mondo sportivo amatoriale è dalla parte della velocista. Lei, Sha’Carri si limita a un solo commento affidato a Twitter: “Sono umana”.

Ben tornato!