Sassari Torres femminile: il nuovo tecnico Giuseppe Marino, subentrato al dimissionario Salvatore Arca, racconta il suo impatto con la realtร sassarese. La filosofia di gioco e i progetti per il futuro dell’allenatore campano.
Un tecnico giovane, appena trentottenne, approdato sulla panchina della societร piรน vincente dโItalia.
Giuseppe Marino, napoletano, nonostante la giovane etร รจ giร un nome di spicco nel panorama del calcio femminile nostrano. Dopo una carriera costellata di brillanti successi รจ sbarcato a Sassari per allenare la blasonata Torres (al posto del dimissionario Salvatore Arca), raccogliendo una sfida stimolante a ambiziosa.
Le sarde infatti, che vantano un passato sfavillante fatto di scudetti, trionfi e partecipazioni alla Womenโs Champions League, nel 2015 hanno vissuto lโincubo del fallimento, e oggi stanno cercando di ricostruire dalle proprie macerie. Militano in serie B, ma nelle stagioni precedenti hanno conosciuto anche il purgatorio della terza divisione. Questโanno in cadetteria sono partite con quattro sconfitte consecutive, ma proprio Marino ha conquistato il primo, agognato punto โ rompendo il ghiaccio โ in casa del Cittadella.
Il tecnico campano si racconta ai microfoni di Donne sul Web Sport, svelando i suoi piani e i progetti per il futuro alla guida della Sassari Torres.
Le parole del neo allenatore Giuseppe Marino
Marino, lei ha maturato unโesperienza di lungo corso nella realtร del calcio femminile italiano. Come si รจ avvicinato a questo mondo e cosa lโha portata a lavorare prevalentemente, nel corso della sua carriera, con le atlete donne?
“In realtร รจ cominciato tutto un poโ per caso. Io avevo iniziato la mia attivitร di tecnico allenando una squadra maschile: allโepoca โ parliamo di una decina dโanni fa – un dirigente del Napoli Women, che col senno di poi รจ stato molto coraggioso e lungimirante, intravide in me le potenzialitร giuste per guidare una formazione femminile. Ero giovanissimo, poco piรน che un ragazzo.
Cosรฌ subentrai nel mese di dicembre allโallora tecnico del Napoli, ed ereditai una situazione di classifica non certo lusinghiera: le ragazze erano terzultime. Da quel momento iniziรฒ una rimonta esaltante che ci portรฒ a chiudere la stagione al secondo posto. Il campionato era quello di A2, quindi veniva promossa in massima divisione solo la prima classificata. Ma si puรฒ dire che avessimo fatto le prove generali: la stagione successiva vincemmo il torneo in carrozza, senza perdere nemmeno una partita. In piรน fummo lโunica squadra nella storia del calcio femminile italiano a raggiungere la finale di Coppa Italia โ nella quale perdemmo col Brescia solo ai supplementari โ pur non partecipando al campionato di serie A.
Cosรฌ ebbe inizio la mia avventura nel calcio femminile. In seguito ho lavorato per la Federazione, come selezionatore per la regione Campania, per la Lazio femminile e quindi nuovamente per la Federazione. A quel punto ho vissuto unโaltra parentesi nel calcio maschile, guidando una formazione di Eccellenza. Ma รจ stata unโesperienza di breve durata. Sono infatti stato richiamato, circa tre anni fa, dal Napoli femminile, e qui ho costruito un nuovo ciclo vincente ottenendo due promozioni consecutive, prima dalla C alla B e poi dalla B alla A.”
Un percorso folgorante. Si puรฒ dire che รจ riuscito a bruciare le tappe, affermandosi in pochi anni come un tecnico rampante e vincente.
“La carriera che ho fatto nel calcio femminile รจ stata possibile soprattutto grazie alla caratteristica che piรน di ogni altra contraddistingue questo ambiente: il sacro riconoscimento del merito e della competenza. Il mondo del pallone ‘rosa’, a differenza di quello del calcio maschile, รจ fortemente meritocratico: si emerge se si hanno talento e capacitร , non se si frequentano certi giri o se si conoscono le persone giuste. Ne รจ la riprova il fatto che ben difficilmente, a soli ventotto anni, avrei avuto la possibilitร di allenare una squadra maschile in serie B.
Direi che si tratta proprio di una โtaraโ culturale tipicamente italiana. Eโ impensabile nel calcio maschile, per un tecnico classe 1983, avere alle spalle giร tredici-quattordici anni di carriera ad alti livelli. Fossi rimasto ad allenare gli uomini probabilmente oggi sarei ancora alla guida di una formazione giovanile. Il movimento femminile, invece, mi ha consentito di crescere rapidamente e di fare subito esperienza nelle categorie piรน rappresentative, allenando le prime squadre.”
A livello psicologico, fisico, tecnico, ci sono differenze nellโapproccio di un allenatore rispetto a una squadra maschile o femminile? Cambia qualcosa nella preparazione delle partite a seconda che si abbia a che fare con calciatori o calciatrici?
“Non ho mai notato particolari differenze. Lโunica osservazione che mi sento di fare รจ che quando si allena una squadra femminile va prestata maggiore attenzione alla gestione del gruppo, per preservarne lโarmonia e la compattezza. Vi sono infatti dinamiche di spogliatoio diverse da quelle delle squadre maschili.
A volte puรฒ non essere semplice capire come comportarsi in determinate situazioni, ma anche in questo aspetto โ per fortuna โ col tempo lโesperienza mi รจ venuta in soccorso. Una volta ero un poโ piรน โcostruitoโ quando mi rapportavo alle donne, mentre oggi riesco tranquillamente a prendere delle decisioni che avrei preso anche allโinterno di una realtร maschile. Si รจ trattato di un passaggio fisiologico: il calcio รจ universale, parla unโunica lingua. Dunque le donne devono essere allenate e gestite esattamente come gli uomini.”
Veniamo alla Sassari Torres e alla serie B, il suo presente. Lei รจ consapevole del fatto di essersi seduto su una panchina di grande prestigio. Che situazione e che ambiente ha trovato a Sassari, dal punto di vista sia agonistico che dirigenziale?
“Sono appena arrivato, ma devo dire che ho trovato un ambiente carico, motivato, voglioso di riscattare un avvio di campionato travagliato. E quando parlo di ambiente mi riferisco sia alla squadra che al contesto societario e dirigenziale. Si respira voglia di costruire, di fare bene. Qui lavorano persone competenti e desiderose di riportare la Torres dove, per storia e blasone, merita di stare. Tra lโaltro in societร cโรจ un bel mix di figure โstoricheโ ed esperte, presenti giร allโepoca degli scudetti vinti dalla grande Torres, e di giovani entusiasti smaniosi di affermarsi nel mondo del calcio femminile.
Naturalmente nel calcio i risultati si ottengono con pazienza, facendo un passo alla volta. Tutti i progetti affascinanti e duraturi hanno bisogno di tempo e di gradualitร per concretizzarsi. Ma tengo a sottolineare che la societร , fin dal momento in cui ho messo piede in Sardegna, si รจ messa completamente a disposizione. Ha cercato di assecondare le mie richieste su tutti i fronti, dalle questioni organizzative alla creazione dei presupposti per consentire alle atlete di svolgere a trecentosessanta gradi il loro lavoro. Io, dal canto mio, spero di ripagare tutto questo entusiasmo che la societร ha manifestato fin dai primi giorni della nostra collaborazione.”
A livello prettamente calcistico che squadra si รจ ritrovato in mano? Che impressione le hanno fatto sul campo le ragazze, reduci da quattro sconfitte consecutive e capaci di raccogliere il primo punto stagionale col Cittadella, proprio in occasione del suo esordio in panchina?
“Ovviamente ho trovato una squadra un poโ abbacchiata, a causa delle tante sconfitte incassate a inizio stagione. Ma, visti i risultati negativi, non potevo aspettarmi nulla di diverso. Il gruppo รจ molto eterogeneo: รจ composto da diverse calciatrici straniere, da parecchie ragazze nuove e anche da giocatrici alla loro prima esperienza in un campionato come quello cadetto, provenienti dal settore giovanile di altri club. Per cui รจ fondamentale โmentalizzareโ le ragazze e calarle rapidamente nella realtร in cui si trovano adesso.
Tuttavia devo riconoscere che le atlete finora mi hanno dimostrato grande disponibilitร e intraprendenza. Sono consapevoli di essere fortunate, perchรฉ praticano lo sport piรน bello del mondo e lo vivono con passione, con leggerezza ma anche col giusto spirito di rivalsa che deve animare chi sa che i risultati sul campo non hanno ancora reso giustizia al suo valore.”
In quanto appunto a valori e potenzialitร tecniche, a suo avviso la Torres puรฒ ben figurare in cadetteria se acquisirร quella consapevolezza e quellโautostima che lei auspicava?
“Intanto bisogna dare tempo alle giocatrici di adattarsi ai nuovi metodi di lavoro che, inevitabilmente, porta in dote il cambio della guida tecnica. Dovranno lavorare su determinati concetti e principi, sia fisici che tecnico-tattici, perchรฉ con un nuovo allenatore cambia anche il modo di interpretare le partite. Una volta apprese tutte le novitร , vedremo dove saremo capaci di arrivare: con la societร non ci siamo posti paletti o obiettivi da raggiungere tassativamente.
La squadra dovrร crescere domenica dopo domenica e ottenere quanti piรน punti possibile. Col presidente ci siamo dati appuntamento a dicembre per valutare i progressi delle ragazze e capire, dopo due mesi pieni di lavoro, quale potrebbe essere la dimensione della Torres. Quello che รจ certo รจ che rispetto agli anni precedenti abbiamo cambiato tanto, e i cambiamenti necessitano di tempo per essere assimilati.”
Contro il Cittadella le ragazze le hanno giร dato una prima risposta. La gara รจ stata equilibrata, e alla fine siete riusciti a portare a casa un punto. Lei con che stato dโanimo ha vissuto questo pareggio?
“Intanto ho preparato la gara in appena ventiquattrโore, perchรฉ sono arrivato venerdรฌ e poi domenica eravamo giร in campo. Sotto il profilo tecnico e tattico ho dato il contributo che potevo dare, poi รจ stata la partita delle ragazze: una partita di cuore, di voglia, di determinazione.
Avremmo anche potuto vincere, perchรฉ a tre minuti dalla fine una nostra conclusione a portiere saltato e battuto รจ stata respinta sulla linea. Certo, non abbiamo avuto un predominio territoriale netto: vista la nostra situazione attuale, abbiamo preparato il match in maniera un poโ diversa e piรน conservativa. Ma mi tengo la prova di carattere e dโorgoglio che abbiamo sfoderato. E sono convinto che con un poโ piรน di tranquillitร e di luciditร ci saremmo aggiudicati lโintera posta.
Il prossimo step รจ quello di superare la paura del risultato negativo, che adesso ci attanaglia, e giocare a mente piรน sgombra, forti delle nostre certezze.”
Il pubblico e la tifoseria sassarese: in cittร la Torres femminile รจ molto conosciuta e apprezzata. Sassari รจ una piazza calda e passionale: qual รจ stato il suo impatto con lโambiente torresino?
“Premesso che non ho ancora avuto la possibilitร di disputare una partita in casa, e dunque finora non ho potuto sperimentare il bagno di folla con la tifoseria sarda, sono venuto a Sassari diverse volte da avversario. E ricordo bene il calore del pubblico. Io mi auguro che, soprattutto in questo momento di difficoltร , i supporter possano stare vicino alle ragazze e renderle consapevoli dellโimportanza della maglia che indossano.
Quando si ha a che fare con un gruppo giovane, per quanto si cerchi di trasmettere determinati concetti e valori a volte รจ difficile, con le sole parole, farli comprendere a fondo. E allora il modo migliore per acquisire una certa consapevolezza รจ proprio quello di vivere la passione della piazza, che carica lโatleta e, al contempo, lo responsabilizza. Ecco perchรฉ tengo a chiamare a raccolta il pubblico per le prossime gare casalinghe: la Torres ha bisogno del sostegno della sua gente.”
Giuseppe, proviamo a conoscere meglio lei come allenatore. Che tipo di tecnico รจ? Antepone il risultato al bel gioco o per lei la prestazione viene prima di tutto? Eโ un pragmatico o un cultore dellโestetica del calcio?
“A me piace vedere la squadra giocare un bel calcio e divertire la gente. Non sono un โrisultatistaโ, per capirci. Guardo prima la prestazione e poi il risultato. Questo perchรฉ il risultato puรฒ essere casuale, ma se cโรจ la prestazione prima o poi arrivano anche i tre punti.
Chiaramente noi allenatori veniamo giudicati in base alle partite che vinciamo o perdiamo. Sarebbe dunque da ipocriti snobbare il risultato. Ma io amo il calcio propositivo e dโattacco, e voglio che la mia squadra giochi divertendosi. E che cerchi sempre di vincere, non di non perdere.”
Ha un modulo in particolare che predilige, e sul quale imposta le sue squadre, oppure propugna un calcio flessibile?
“Ho adottato vari sistemi di gioco. Principalmente ho lavorato sul 4-3-3, ma qui alla Torres sto utilizzando un 3-5-2 o un 3-4-3. Dipende tutto dal materiale tecnico che ho a disposizione. A Sassari ho trovato molte giocatrici in condizioni fisiche non ottimali, a causa di alcuni infortuni, per cui ho dovuto adattare lโabito tattico alle esigenze del momento.
Non sono un integralista, legato indissolubilmente a un modulo o a un dogma categorico. Lavoro per principi: รจ assimilando determinati concetti che la squadra puรฒ imparare ad applicare qualsiasi sistema di gioco. Mi sento lontano da un calcio di automatismi e vicino a una filosofia che mette al centro il calciatore flessibile e pensante, in grado di cambiare pelle a seconda delle varie situazioni che si presentano. Un 3-5-2, come modulo di partenza, puรฒ benissimo essere piรน offensivo di un 4-3-3: dipende dallโinterpretazione e dalla mentalitร della squadra.
Oggi si va sempre di piรน verso un calcio fluido, caratterizzato da tantissime varianti e rimescolamenti tattici, nello sforzo di non offrire mai una lettura semplice o prevedibile agli avversari.”
In questo contesto รจ facile immaginare che lโelemento determinante per le fortune di un team sia il collettivo, prima che il talento individuale.
“Assolutamente. Il vero fuoriclasse, anche nella Torres che ho appena preso in consegna, รจ e dovrร sempre essere il gruppo. Solo in presenza di un collettivo collaudato il valore tecnico del singolo puรฒ fare la differenza.
Oggi noi dobbiamo pensare a salvarci, e lโobiettivo passa attraverso la costruzione di un gruppo che unisca le forze di tutte le calciatrici, risultando alla fine lโarma vincente. Eโ proprio questo il mio progetto a lungo termine: a Sassari mi trovo bene e vorrei restare per tanto tempo, regalando alla societร e alla piazza le soddisfazioni che meritano.”
Vedi anche: Intervista a Renato Longega
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Nato a Cagliari nel 1980, รจ giornalista pubblicista dal 2009. Si รจ occupato soprattutto di cultura, cronaca e sport. Il calcio, assieme alla scrittura, รจ la sua piรน grande passione. Ha pubblicato due libri dedicati al Cagliari Calcio e altri due volumi – arricchiti da interviste esclusive ai calciatori protagonisti – sulle imprese della Nazionale italiana ai Mondiali di Italia ’90 e di Germania 2006.