Intervista a Simone Bragantini, allenatore del Bologna femminile che ha vinto il campionato di Serie C donne, che ci racconta il mondo Bologna FC e i rapporti con la squadra maschile.
Il Bologna è la prima squadra di Serie C femminile che è riuscita a festeggiare la promozione in Serie B. Quando mancano ancora quattro gare al termine del campionato, la squadra allenata da Simone Bragantini ha vinto il Girone B rendendosi irraggiungibile per tutte le inseguitrici, compiendo un’autentica cavalcata fatta da un pareggio nel match d’esordio e infilando poi 25 vittorie consecutive che hanno legittimato la supremazia delle emiliane capaci di raggiungere anche il traguardo delle 100 reti, 33 delle quali realizzate da Martina Gelmetti attualmente in vetta alla classifica marcatori del raggruppamento. Con il tecnico del Bologna Simone Bragantini riviviamo alcuni momenti della stagione ma, soprattutto, andiamo a conoscere a 360 gradi quello che è il Bologna oggi nel calcio femminile.
Partiamo dalle emozioni. Cosa si prova a vincere un campionato dominato pareggiando solamente la partita d’esordio e vincendo tutte le successive?
“Per come sono fatto io, le mie emozioni vere usciranno a campionato finito. Lunedì e martedì ho scaricato, abbiamo ripreso mercoledì iniziando a preparare la partita domenica. Domenica, dopo la nostra vittoria sul Portogruaro, ci siamo messi a guardare la partita del Meran e al fischio finale c’è stata felicità per tante cose: Bologna, ragazze, staff, dirigenza e proprietà che hanno creduto in questa squadra e nel settore femminile. E’ un momento felice per chi lavora con te e per te, vincere è la ciliegina della torta. Sotto l’aspetto personale, è una felicità da condividere con la famiglia. La scelta di essere allenatori ti porta a essere distante da casa e non vivere la quotidianità, ma questi momenti ripagano quelli sottratti a moglie e figli”.
Fra l’altro, un piccolo regalo gliel’ha fatto anche qualche sua ex giocatrice del Brescia che con il Lumezzane ha battuto il Meran.
“Sì, nel Lumezzane ci sono ragazze che ho avuto al Brescia. Era una partita in cui sarebbe potuto succedere di tutto, ma non l’avevo scoperto di certo io”.
Bologna Simone Bragantini (Foto Bologna Fc)
A inizio stagione aveva indicato proprio queste due squadre, neopromosse, come formazioni da attenzionare.
“Il Lumezzane ha costruito la squadra prendendo giocatrici e allenatrice dal Cortefranca che l’anno scorso aveva ben figurato in Serie B. Conoscendole, sapevo che sarebbe stata una squadra protagonista del girone e anche gli acquisti mirati nel mercato invernale lo hanno dimostrato. Il Meran aveva costruito un roster con elementi che avevano già fatto la C da protagonista. Poi c’erano Vicenza, Venezia e Riccione, per fare qualche nome, che avevano effettuato acquisti di rilievo. Il nostro era un girone molto tosto”.
Questo avvalora ancor di più la vittoria del Bologna.
“Nelle ultime settimane si sta un po’ banalizzando quello che abbiamo fatto. A un certo punto ti aspetti che il Bologna vinca sempre, ma non è facile come può sembrare. Il Portogruaro, per citare l’ultima nostra avversaria, aveva subito solo 13 reti in tutti il girone di ritorno. Avevano cambiato allenatore e modo di giocare, non pensavo assolutamente di vincere 8-1, non è semplice. Sono rimasto sorpreso dalla fame e dalla determinazione delle ragazze che volevano vincere a tutti i costi, ma sono sempre stato convinto che tutto parte dall’atteggiamento che si ha quando si scende in campo. Inizia tutto da lì”.
Come ci si prepara in un club come il Bologna?
“Il Bologna ha messo a disposizione le strutture: ci alleniamo a Casteldebole, giochiamo a Granarolo. Ci sono stati investimenti nelle idee, ci hanno creduto e credono nel femminile, dalla proprietà a tutti i dirigenti. Credono nel movimento e fanno le cose fatte bene. Ci hanno messo nelle condizioni di allenarci in modo equo e normale per una prima squadra. Se si vuole crescere anche a livello di Nazionale, bisogna consentire che le atlete si allenino come richiede lo sport che praticano, in strutture adeguate e con la professionalità richiesta dal campionato. Deve diventare la normalità che una calciatrice di Serie C si possa allenare come un ragazzo di Serie C, con le stesse opportunità. Se vogliamo diventare protagonisti, è naturale si debba lavorare così, altrimenti non si avanza. Il Bologna ci ha messo esattamente nelle condizioni ottimali, avendo tutto quello che serve per allenarsi bene. Al Centro Tecnico Galli ci sono strutture all’avanguardia, dalla palestra, alla fisioterapia”.
I risultati sono arrivati con una squadra mediamente giovane (21 anni), con lo zoccolo duro della scorsa stagione e qualche innesto mirato come Martina Gelmetti.
“Martina l’avevo già allenata, conoscevo le qualità da calciatrice e il valore come donna. Fra di noi c’è stima reciproca, ci fa bene, abbiamo centrato due promozioni, la prima a Mozzecane nel 2017. Parliamo di una giocatrice importantissima che probabilmente, come me, ha percepito quello che il Bologna vuole fare ovvero poche parole, ma tanti fatti. Per quanto mi riguarda, mi hanno messo in condizione di lavorare bene, c’è un coordinatore dell’area femminile come Gianni Fruzzetti che conosce il calcio e mi ha convinto. Oltre ovviamente al blasone del Bologna, uno dei club più importanti d’Italia. La squadra era sì mediamente giovane con qualche punta d’esperienza, si è costruito guardando in ottica futura e lavorato tanto per migliorarci. Non esiste nulla di facile, abbiamo imparato ogni settimana a giocare una partita nuova e superare i nostri limiti. Dobbiamo metterci in gioco e non stare lì a festeggiare perché si è vinto una partita. Giusto festeggiare, ma ora abbiamo un mese di lavoro per chiudere bene il campionato con l’obiettivo di rimanere imbattuti”.
Dovesse trovare qualcosa di negativo in questa stagione?
“Il dispiacere degli infortuni. Abbiamo avuto sette stop di ragazze che hanno dovuto interrompere la stagione. Dispiace per l’aspetto emotivo, hanno sempre dato il proprio supporto fuori dal campo, ma non sono potute scendere sul terreno di gioco, cosa che avrebbero voluto a tutti i costi”.
Mourinho ha fatto i complimenti a Spugna e alla Roma femminile per la conquista dello scudetto. A Bologna che rapporto esiste con il maschile?
“Con gli staff ci si incrocia spesso negli spogliatoi di Casteldebole, ci hanno sempre spronato a dare di più. Poi, prima della partita con il Portogruaro, diversi giocatori come Arnautovic, Orsolini, De Silvestri giusto per fare qualche nome, ci hanno fatto un videomessaggio di incoraggiamento per la partita decisiva. Questo è un altro aspetto bello di Bologna: anche se siamo in due ambienti differenti, si vive in un’unica famiglia. “We are one” lo percepisci ancora di più quando lo vivi”.
Con l’arrivo del professionismo in A, ha trovato un livello più altro in C rispetto alla scorsa stagione?
“Non so se sia stato il professionismo, forse il maggior acquisto di straniere avvenuto negli ultimi due anni. Il calcio Femminile viaggia a una velocità doppia rispetto al maschile inteso come organizzazione e struttura. Credo che negli ultimi quattro anni il numero di ragazze straniere in Serie A sia cresciuto parecchio e, a cascata, giocatrici italiane siamo scese in B e C. Ma ben venga il professionismo”.
Tornando a lei, come è scoccata la scintilla con il calcio femminile?
“Per puro caso. Nel 2016 sono andato in Inghilterra per fare un’esperienza all’estero. Nel 2012 ho voluto trasformare la mia passione in un lavoro e nel 2016 mi sono costruito un’opportunità per fare 9 mesi in Academy private in Inghilterra. Una volta là mi sono trovato nell’appartamento con una collega che lavorava all’Arsenal e mi disse di andare a vedere un allenamento delle giovanili femminili. Andai e rimasi folgorato dalla bellezza e dall’intensità del calcio espresso. Ho seguito allenamenti e partite dell’Arsenal Lady, mi sono appassionato, ho collaborato con l’Arsenal e poi ho colto l’opportunità nel femminile in Italia. L’ho presa al balzo e spero di averla sempre. Il calcio è uguale, ma praticato in modo differente. E’ fisiologico, non c’è differenza dal punto di vista tecnico, ma il tocco palla e la gestione del gioco è anche più piacevole. Ci sono meno interruzioni durante una partita, le ragazze provano di più la giocata e ci sono meno stop per perdite di tempo o cose inutili all’essenza del gioco”.
Ora l’attenzione torna alla conclusione del campionato, poi tornerà a partecipare in una categoria che già conosce dai tempi del Brescia. Cosa si aspetta di trovare?
“Mi aspetto un livello molto più alto rispetto a due anni fa. Ci sarà molta competizione, si è più strutturati verso un professionismo, ma soprattutto si è fatto il passo nella professionalità”.
Bergamasco, classe 1984, iscritto all’Albo dei Pubblicisti dal 2018, ma sul campo dal 2003. Ha lavorato per Il Nuovo Giornale di Bergamo. Dal 2018 collaboratore di Tuttosport.