L’Inghilterra gioca la prima finale della sua storia in un Europeo con l’ansia di chi non può permettersi di sbagliare nel proprio stadio e di fronte al suo pubblico
A giudicare dai titoli di questa mattina di alcuni giornali inglesi in cui si parla della squadra italiana come di una compagine “losca” e “traffichina”, in Inghilterra hanno cominciato la loro campagna di sensibilizzazione verso la finale in programma domenica sera alle 21 allo stadio di Wembley.
Inghilterra, come arriva a questa finale
Per l’Inghilterra è qualcosa di più di una semplice partita di calcio. L’Inghilterra non vince un trofeo da quasi sessant’anni: un solo titolo mondiale, quello vinto in casa nel 1966. Mai nemmeno una finale in ambito europeo. Per la squadra inglese reduce comunque da un ottimo quarto posto al Mondiale in Russia, dopo l’eliminazione subita in semifinale dalla Croazia ai tempi supplementari, è un’occasione più unica che rara. Da vivere in casa per giunta.
La squadra inglese diretta da Gareth Southgate arriva a questa finale con un ruolino di marcia meno brillante di quello dell’Italia: qualche colpo a vuoto, alcune partite non particolarmente spettacolari. Ma una difesa solida, nonostante tutto. Un solo gol subito, dalla Danimarca in semifinale. Per il resto due vittorie e un pareggio (con la Scozia) nella fase a e tre vittorie (Germania, Ucraina e Danimarca) con il ricorso ai tempi supplementari solo in semifinale
Come gioca l’Inghilterra
Nonostante la presenza di tanti fuoriclasse di notevole rilievo tecnico, Southgate sembra privilegiare una squadra prudente e molto abbottonata. Foden, uno dei talenti più straordinari, è stato lasciato in panchina, come Grealish – entrato e poi uscito nella partita contro i danesi. Il talentuosissimo Sancho non si è visto praticamente mai. A centrocampo i privilegiati sono Rice e Phillips, molto bravi, ma fino a questo punto mai determinanti.
La difesa poggia sul triangolo composto dal portiere Pickford, un buon portiere, non un fuoriclasse, e due centrali alti, lenti e un po’ macchinosi come Maguire e Stone, apparentemente più abili a sganciarsi in attacco per qualche colpo di testa vincente. Ben 26 i gol di testa in maglia bianca di Maguire. Un’enormità per un difensore. I tifosi inglesi lo hanno soprannominato “testa di pietra”.
I fuoriclasse dell’Inghilterra
Southgate ha potuto contare su un paio di eccellenze assolute: l’esterno difensivo Walker, un vero martello in grado di coprire e ripartire ma che soffre l’uno contro uno e che potrebbe anche essere messo in crisi dai nostri palleggiatori come Chiesa o Insigne. Mount, talento strepitoso che però ha giocato un Europeo un po’ sottotono. E soprattutto Kane e Sterling.
Se Harry Kane, in uscita dal Tottenham e ufficialmente ancora senza un contratto per la prossima stagione, è andato un po’ a corrente alternata, pur trovando alcuni gol decisivi, il leone che fa più paura è sicuramente Sterling. Il 26enne del Manchester City sta dimostrando uno stato di forma straordinario, prendendosi quasi interamente da solo la responsabilità di un gioco offensivo che è sembrato mancare di idee e di personalità.
Wembley e i tifosi
L’Inghilterra continua a giocare un calcio essenziale, un po’ demodé nel quale i calci piazzati risultano avere una importanza fondamentale.
Il vero nemico per l’Italia sarà Wembley, uno stadio unico nel suo genere che rappresenta quello che il Maracanà vale per il Brasile. Inutile dire che per noi italiani le cose sono diverse e non sono paragonabili. Wembley è uno stadio simbolo, un monumento all’Inghilterra e al calcio: e i 10mila tifosi italiani presenti, quasi tutti residenti in Inghilterra, saranno quanto mai ospiti sgraditi in casa d’altri.
Lo stadio nazionale inglese, capienza a 60mila posti per la finalissima, sarà una bolgia e trasformerà ogni pallone in una guerra dei nervi. All’Italia il compito di non farsi coinvolgere e di reggere da un punto di vista emotivo a una delle prove più dure che un calciatore possa essere chiamato a sostenere in vita sua: vincere una finale contro l’Inghilterra a Wembley.
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Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.