Italia ancora senza Mondiali di calcio Femminili in TV. Perché la petizione contro Fifa e Tv merita il sostegno di tutte le tifosi e tifosi.
Avevamo posto il problema parecchio tempo fa. È passato un mese e non ci sono sostanziali novità. Al momento l’Italia è uno dei cinque paesi nei quali i Mondiali di calcio femminili che inizieranno il 15 luglio in Australia e Nuova Zelanda non hanno alcuna copertura televisiva.
Si tratta di un vero e proprio braccio di ferro che non ha nulla a che fare con la promozione dello sport, soprattutto di quello che ha un estremo bisogno di essere sostenuto e diffuso, di cui molto spesso le istituzioni e la grande distribuzione televisiva si riempiono la bocca.
Una petizione per il calcio femminile italiano
In questi ultimi giorni tuttavia va sottolineato il successo di una iniziativa che, curiosamente, non parte né da un club o da una squadra italiana ma da una ragazza curda che ha sottoposto all’attenzione del pubblico una petizione che ha già raggiunto il suo obiettivo iniziale di 75mila firme per chiedere al presidente della FIFA Gianni Infantino e alle TV italiane un gesto di responsabilità e di buon senso. Ma di questo parliamo tra un istante. Andiamo prima a capire che cosa è successo e perché.
La situazione dei diritti TV del Mondiale femminile
Da questa edizione i Mondiali di calcio femminili sono stati scorporati da un pacchetto di diritti che inizialmente era inserito all’interno di quello più ampio dei Mondiali maschili. La logica prima era quella di dare continuità e di consentire ai paesi che pagavano a peso d’oro la Coppa del Mondo, vinta a gennaio dall’Argentina in Qatar, di dare la massima visibilità anche alla Coppa del Mondo al femminile. Ma negli ultimi tempi la politica della FIFA è radicalmente cambiata.
Di fronte a un calcio femminile che chiede, giustamente, pari dignità rispetto a quello maschile in ambito previdenziale, assicurativo e remunerativo con il cosiddetto riconoscimento professionistico, la massima organizzazione calcistica mondiale ha ‘spacchettato’ i diritti per venderli separatamente.
Una scelta politica
Da una parte l’atteggiamento della FIFA sembra quasi essere una sorta di sfida, un braccio di ferro. Come dire… “visto che parlate di pari dignità vediamo quanti soldi portate a casa da sole”.
Dall’altra è anche una considerazione matematica, molto terra a terra. Perché vendere i diritti insieme quando ci sono paesi, come gli Stati Uniti, dove i mondiali femminili fanno più pubblico di quelli maschili? Gli ascolti di tutte le competizioni di calcio al femminile hanno avuto riscontri di audience importanti, soprattutto in paesi leader da un punto di vista commerciale e pubblicitario. Inghilterra, Germania, Stati Uniti, Giappone, Brasile, Spagna.
Gli Europei vinti in casa dall’Inghilterra la scorsa estate sono stati uno dei più grandi successi di sempre della TV sportiva britannica. Di qui la decisione di Infantino e del suo braccio commerciale: monetizziamo.
Le colpe della RAI…
Scaduti con il Mondiale maschile in Qatar, cinque paesi – tra i quali l’Italia – hanno rinnovato direttamente con FIFA e UEFA i diritti major, quelli per la nazionale senior. Che va regolarmente in onda sulla RAI. Per tutti gli altri… black out. La Nazionale Under 20, che sta giocando il Mondiale di categoria e che ieri ha battuto l’Inghilterra per giocare ai quarti di finale contro la Colombia, è andata miracolosamente in onda grazie a un accordo dell’ultima ora con la RAI. E va in onda su RAI Sport.
Ma la Nazionale donne e tutte le altre rappresentative del calcio – maschili, femminili e under, beach soccer e calcio a cinque compresi – sono scoperte. Il che è una vergogna. Perché da una parte la TV si definisce servizio pubblico. Salvo dimenticarsi di esserlo per investire in fiction e programmi di dubbia utilità spacciata per intrattenimento pur di farcirla all’inverosimile di pubblicità.
La finale di Europa League è andata in onda con quasi 18’ di pubblicità a farle da introduzione tra un collegamento di pochi secondi e l’altro. Dalle 20.30, fine del TG1, al kick-off è stata una estenuante serie di rulli pubblicitari. Con buona pace di chi paga il canone insieme alla bolletta dell’energia elettrica. Quella pubblicità serve a garantire altri servizi? No… perché se può la RAI non li compra più. Olimpiadi, Formula 1, MotoGP, Serie A, ora anche il calcio. Tutto ceduto alla concorrenza a dispetto della più grande redazione giornalistico-sportiva d’Italia, con decine di dirigenti e direttori a libro paga.
…E quelle della FIFA
La FIFA, e la UEFA, dal canto loro hanno colpe anche più gravi. Perché falliscono nel loro primo obiettivo. La promozione. Salvo riempirsi la bocca di concetti – ovviamente amplificati da una campagna promozionale che costa milioni e milioni di euro – quali rispetto, uguaglianza, parità di genere e molto altro. Ma se si tratta di portare soldi a casa la FIFA vende qualsiasi cosa. Anche quello che non ha.
Ci è stato riportato che la richiesta della FIFA alle reti interessate ai diritti del calcio femminile mondiale, tra le quali la RAI, è stata cinque volte superiore non all’offerta… bensì agli ultimi diritti acquisiti, quelli di Francia 2019. Accettare una proposta del genere sarebbe cedere a un ricatto commerciale da parte di chi, per primo, dovrebbe avere tutto l’interesse a garantire la massima copertura possibile.
La petizione di HAWAR
Di qui l’iniziativa di HAWAR di e di Tuğba Tekkal, una calciatrice di origine curda che vive in Germania e che ha dato vita a questa splendida organizzazione che promuove il progetto Scoring Girls. Lo scopo di questa organizzazione no profit è quello di dare spazio alle giovanissime che cercano una realizzazione personale attraverso il calcio. Il tutto in zone disagiate, problematiche.
HAWAR ha aiutato decine di ragazze perseguitate nei loro paesi (Afghanistan) o bullizzate nelle loro scuole, a esprimersi su un campo di calcio. La società può e deve essere più equa e più giusta. E il calcio in questo è fondamentale: è uno dei primi linguaggi mediatici del nostro pianeta.
Il senso di mandare in onda il Mondiale di calcio femminile, anche e soprattutto nel nostro paese dove il calcio è stato discriminato per anni in modo maschilista e sessista dai suoi stessi dirigenti, è proprio questo: dire a migliaia di ragazze… tu puoi giocare a calcio. Indirizzarle, non farle sentire isolate. Il calcio in Italia non può essere sempre e solo quello che rende milioni di euro o fattura spazi commerciali.
La petizione l’abbiamo firmata anche noi. La nostra direzione e chi scrive, personalmente. Invitiamo tutti i nostri lettori a fare altrettanto e a diffonderla. Avrebbe senso la sostenessero tutti gli sportivi. Perché lo sport di cui sono appassionati potrebbe essere il prossimo a sparire. Potete cliccare su questo link. È semplice, bastano nome, cognome e mail. Se volete potete mantenere l’anonimato.
Concludendo
Potete immaginare la frustrazione di chi, come Donne sul Web, segue il calcio femminile con la passione di chi racconta sempre e comunque qualcosa e trova spunti, e dà davvero pari dignità – anzi, anche maggiore – a uno sport che ha un disperato bisogno di attenzione qualificata, costante e continua.
Non possiamo non sottolineare il lavoro fatto questa stagione da LA7 con una partita settimanale di Serie A femminile in onda ogni sabato pomeriggio. Hanno fatto proprio un buon lavoro.
Telecronache ben fatte, collegamenti tecnicamente dignitosi con un budget ridotto, ampia visibilità, uno studio pre e post con le interviste e gli approfondimenti. Colleghi che sapevano cosa e chi stavano raccontando. Chi scrive segue il calcio femminile da quando in Italia non lo trasmetteva nessuno. Andava in onda su Eurosport: era il 1998. Sono passati venticinque anni. Non possiamo pensare che tanta fatica e tanti anni siano passati per lasciare allo streaming e all’iniziativa di un editore privato, finché ne avrà voglia, o della solita piattaforma online, per conquistare qualche abbonato in più, tutto quello che la RAI considera scarto di produzione. Ci riflettano a viale Mazzini.
Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.