Si può partorire nel modo più dolce possibile, con vicino compagni e familiari anche la prima notte e in modo non troppo medicalizzato, seppur all’interno di un ospedale? Ecco le strutture che offrono in Italia questa possibilità
Siete attratte dall’idea del parto in casa, ma un po’ intimorite dall’assenza, nel contesto domestico, di assistenza medica d’emergenza in caso di complicazioni? Anche se sono ancora una rarità in Italia, esistono strutture in grado di soddisfare sia il bisogno di un ambiente confortevole e protetto, sia quello di sentirsi in buone mani dal punto di vista “clinico”: stanze separate, arredate come vere “casette”, dove garantirsi un parto “soft” pur all’interno della struttura ospedaliera (e quindi con prestazione fornita gratuitamente).
Nella maggior parte dei casi, fortunatamente, al momento del parto mamma e bambino non hanno bisogno di dottori: in sala serviranno più che altro le ostetriche, e il neonatologo visiterà il piccolo soltanto più tardi. Entra in gioco eventualmente l’anestesista, se si richiede l’epidurale.
Nella pratica, però, il parto in ospedale spesso si trasforma in una sorta di “catena di montaggio” in cui tutto deve essere fatto secondo protocolli, procedure, tempistiche… Si finisce per mettere al mondo il proprio figlio in una stanza affollata dove perfetti sconosciuti parlano a voce alta, sotto una squillante luce al neon, esposte alla netta tendenza alla medicalizzazione eccessiva (epidurale, ossitocina, episiotomia, magari cesareo, taglio repentino del cordone ombelicale, e il piccolo che sparisce al nido per ore) appena la cosa va un po’ per le lunghe.
Molte donne non vogliono una nascita così. Vogliono che il loro parto si avvicini il più possibile alla natura ancestrale cui istintivamente sentono che questa esperienza le ricollega. Non è un caso che si assista a un ritorno alla pratica del parto in casa o in “case maternità”, con ostetrica però privata (leggasi a pagamento).
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Per rispondere a questo genere di bisogni alcuni ospedali, pochi in verità, hanno previsto la costruzione di uno spazio speciale per le partorienti, in cui replicare gratuitamente un ambiente intimo e rassicurante come quello domestico, e permettere al padre e ai fratelli, se lo desiderano, di trascorrere le prime 24 ore tutti insieme all’ultimo arrivato.
Già dal 2002 all’ospedale di Cittiglio, in provincia di Varese, esiste la Stanza della cicogna. La porta dà direttamente nel reparto maternità, peraltro ben funzionante di per sé, ma al di là c’è un’altra dimensione, un territorio diverso: si tratta di un vero e proprio appartamento con tanto di parquet, con un’anticamera con tavolo, divanetto, sedie e poltrona a dondolo, un piccolo guardaroba, il bagno e un’ampia sala con un letto matrimoniale per la prima notte e tutto ciò che può servire per una nascita dolce: vasca per il parto in acqua, la cosiddetta “liana” per chi trovasse comodo dondolarsi durante il travaglio, sgabello olandese, materasso, palla. Le luci sono basse, si possono accendere delle candele, ascoltare della musica e – se se ne sente il bisogno – strillare a squarciagola senza sentirsi a disagio nei confronti del mondo esterno. La cifra dell’intera esperienza è quella di partorire secondo il proprio istinto e senza interferenze non necessarie, con l’assistenza discreta di due ostetriche. Dopo la nascita il bimbo verrà lasciato a lungo a contatto con la mamma, senza che nessuno lo manipoli o disturbi, e il cordone sarà tagliato senza fretta, solo quando avrà smesso di pulsare.
Purtroppo c’è una sola Stanza della cicogna: se al momento del bisogno è occupata, tocca rinunciare. Tuttavia la tendenza generale del reparto è comunque orientata a un approccio “naturale”: il personale promuove l’allattamento al seno e non porta il piccolo da nessuna parte se non per i brevi controlli necessari e comunque in presenza di uno dei genitori.
Una nota: data la filosofia che sta alla base, questa soluzione non è adatta per chi decide di chiedere l’epidurale, che viene somministrata solo in sala parto, o per chi ha una gravidanza per qualche ragione problematica. Telefonando allo 0332 607111 o visitando direttamente la struttura si potranno avere tutte le informazioni necessarie.
Si fatica a trovare realtà simili nel nostro Paese.
Una la si deve al sistema sanitario romano, che vanta la Casa del parto naturale Acqualuce, anch’essa con vasca, cucina, soggiorno e atmosfera “casalinga”, e la possibilità di ospitare due neo-famiglie contemporaneamente. Particolarmente gradevole il fatto che si tratti di un edificio separato, circondato dal verde degli alberi. Si consiglia di prendere contatto non oltre la trentaduesima settimana di gravidanza chiamando lo 06 56482412-2414 (da lunedì a venerdì dalle 13 alle 14.30).
All’Ospedale San Martino di Genova il Centro Nascita Alternativo (CNA) accoglie fino a sei nascite ed è attivo dal 2000. Info al centralino: 010 5551.
Cinque sale anche al Centro Nascita Margherita dell’ospedale di Careggi (Firenze). Come nei casi sopraddetti, anche qui vasca, attrezzature d’aiuto e approccio naturale. Informazioni al numero diretto 055 7947869.
Esperienza analoga a Como, nella Stanza della cicogna dell’Ospedale Valduce. Per visitare la struttura si deve telefonare allo 031 324463.
Si chiama invece Casa del parto quella dell’ospedale di Sesto San Giovanni; il sito ufficiale specifica però che si tratta di un servizio a pagamento. Info allo 02 57999266.
Meno noto l’Ospedale di Trecenta (Rovigo), al cui interno si trova la Casa di maternità, con tre miniappartamenti uno dei quali con vasca. Ad eccezione del padre e dei fratelli, o di una persona indicata dalla partoriente, per le prime 48 ore nessuno può far visita al neonato per non turbare la quiete del post parto. Anche qui, il rooming-in (ossia il piccolo sta sempre con la mamma) è garantito. Contatto diretto: 0425 725803.
A Perugia esistono invece le Stanze di Lucina (dal nome della dea romana del parto), due stanze con possibilità di ospitare i neopapà. Non è segnalata la presenza della vasca per il parto in acqua. Info: 075 5786474 da lunedì al sabato 8-12, 075 5783409 i giorni dispari 8-13.
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