Con libri divertenti fatti apposta per smitizzare la maternità e tirarci su il morale. Perché per il resto, da ridere c’è ben poco.
di: Barbara Sgarzi
Recentemente sono andata alla presentazione di Mia figlia è una iena, di Francesca del Rosso (Kowalski). Libro non convenzionale sulla maternità , molto divertente, ben scritto, cinico il giusto che racconta, dalla pancia all’asilo nido, la convivenza con la machiavellica bimba, chiamata – ironia della sorte – Angelica.
Da madre di una duenne, sono più che certa che ogni genitrice ci si ritroverà , almeno un po’, almeno a tratti. E tirerà un sospiro di sollievo: ecco un’altra bordata alla sacralità della maternità . Finalmente qualcuna che ha il coraggio di dire le cose come stanno. Che siamo esauste, che a volte i figli sono davvero pesanti da gestire, che nonostante la gioia immensa, la fatica è altrettanta.
Negli ultimi anni sono usciti molti titoli del genere: da Ero una brava mamma prima di avere figli, di Paola Maraone, a Nonsolomamma di Claudia De Lillo, fino a Una mamma da Url di Patrizia Violi.
Per superare l’ansia (e anche un po’ di noia) da gravidanza, ne ho scritto pure uno io.
Io sono per la teoria del cambiamento solo epidermico. Basta guardarsi intorno.
Vogliamo parlare dell’annoso problema mamme e lavoro? Molte di noi si sono sentite fare, durante un colloquio, la classica domanda “Penserà mica di avere dei figli, vero?”. Altre si sono viste demansionate o, peggio, mobbizzate al ritorno da una maternità .
Non sorprende che il 77 per cento dei dirigenti intervistati dalla Camera di Commercio di Milano definisca la maternità “una sciagura” per le aziende.
Ma è davvero così? A leggere l’indagine svolta dall’Osservatorio sul diversity management della SDA Bocconi dal titolo: “Maternità , quanto mi costi?” la realtà dei fatti pare molto diversa. Lo studio, coordinato da Simona Cuomo e Adele Mapelli, ha stabilito una cifra indicativa del costo di una maternità in una grande azienda con più di 300 dipendenti: 23.200 euro a mamma, pari solo allo 0,23 per cento delle spese complessive di gestione del personale. L’indennità economica per la maternità obbligatoria (cinque mesi) è infatti pagata dall’Inps, non dall’azienda.
Nonostante ciò, le aziende continuano a vedere molto male le madri che lavorano. Risultato? In Italia, il 25% di loro si ritrova senza lavoro dopo il primo figlio.
E nonostante il ministro Carfagna abbia recentemente dichiarato che «Il sostegno alle madri che lavorano e all’occupazione femminile sono una priorità del governo» e abbia dato il via al Piano di interventi per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (40 milioni di euro del Fondo Pari Opportunità investiti nelle baby sitter di condominio, le cosiddette tagesmutter, nei servizi per la prima infanzia, nel telelavoro, nel reinserimento delle donne dopo la maternità ), un altro ministro, la neomadre Maristella Gelmini, ha sottolineato come stare a casa dopo il parto sia «Un privilegio per poche».
Insomma, non ci resta che sfogarci con libri divertenti come quello della Del Rosso. Oppure attendere buone nuove da eventi come Sui generis, manifestazione organizzata a Mantova dedicata alle Pari opportunità in politica, famiglia e lavoro, che non a caso si terrà il prossimo weekend, in coincidenza con la Festa della mamma.
Altri spiragli, per ora, non se ne vedono. Nel dubbio, almeno fatevi fare un bel regalo. E buona festa della mamma a tutte.
Antonio Amati fa parte della nostra redazione dove lavorano giovani giornalisti pubblicisti neolaureati, SEO copywriting e stagisti. Tutti i redattori scelti vantano esperienze maturate in testate editoriali e provengono da diverse Università .