Non ha ancora compiuto 40 anni ma è già da tempo uno degli attori più affermati del mondo. Non è il solito bello ma colpisce per fascino e talento, come una vera icona di stile. Che non è qualcosa di superficiale, ci spiega. Ma il linguaggio con cui comunichiamo il nostro punto di vista. Intervista a Adrien Brody.
Non è bello eppure piace, nonostante il naso pronunciato ha qualcosa di affascinante che ti rimane impresso. Stiamo parlano di Adrien Brody, 39 anni, nato a New York, nei Queens, il più giovane attore ad avere vinto l’Oscar per “Il Pianista” e che può già vantare collaborazioni con registi importanti, quali: Spike Lee, Terrence Malick, Roman Polansky e Barry Levinson. Adrien è molto legato a New York e alla sua famiglia, è figlio unico e per il momento non ha intenzione di sposarsi. Ha però una fidanzata bellissima, la giovane modella Lara Lieto, conosciuta l’estate scorso a Saint Tropez. Da poco è entrato nella famiglia dei testimonial Gilette per Fusion Proglide. Lo abbiamo intervistato per conoscerlo più da vicino e scoprire qualcosa di nuovo.
Quanto conta per te lo stile?
Direi piuttosto che per me conta l’individualismo. A livello superficiale, una certa dose della nostra unicità viene trasmessa con il look, che è interpretato come il nostro “senso dello stile”, ma lo stile è ben altro che una semplice descrizione fisica. Rappresenta l’insieme delle nostre influenze ed è un linguaggio con cui comunichiamo agli altri questo punto di vista. Due grandi artisti possono dipingere lo stesso paesaggio ed entrambi i quadri possono essere belli, ma uno sarà più attraente per te mentre l’altro attirerà qualcun altro. Questo è il modo migliore con cui posso descrivere quanto lo stile sia soggettivo.
Chi sono i tuoi stilisti preferiti?
Ho un senso estetico decisamente eclettico, sono un tipo camaleontico. Cerco però di essere in tono con gli eventi ai quali partecipo: passo dal Tuxedo alle sneakers con estrema facilità, l’importante che i colori siano rigorosamente dark. Qualche nome? Obey, Rick Owens, Prada, Ermenegildo Zegna, Lacoste.
Tra tutti i ruoli che hai interpretato, qual è il personaggio che hai amato di più, per il suo stile?
Sono indeciso tra Ritchie in S.O.S. Summer of Sam – Panico a New York e Jack in Love the Hard Way. Nel primo film sono un punk che lavora in un locale gay di Manhattan e avevo delle pettinature inquietanti. In Love the Hard Way sono uno scrittore coinvolto in truffe ed imbrogli, che indossa giacche pitonate e porta i capelli lunghi. Come vedi i ruoli da bravo ragazzo non mi piacciono, mi sento bene quando sono sotto stress.
Come cerchi di gestire lo stress?
Bella domanda. Noi tutti siamo sottoposti allo stress, fa parte della condizione umana, soprattutto se si ha una vita molto attiva. Il modo migliore per gestirlo è quello di risolvere i conflitti che vengono a crearsi, ci sono tantissimi modi che allontanano lo stress, basta solo scoprire quali sono e attivarli. Per esempio mi rilassa molto camminare in mezzo al verde immerso nel silenzio.
Come mantieni il tuo stile, soprattutto visto che viaggi così tanto?
Porto con me pochi capi preferiti. Se so che dovrò viaggiare molto, il mio bagaglio è molto leggero, talvolta si riduce al solo bagaglio a mano; è necessario un approccio molto minimalista alla moda.
Quali sono i posti che preferisci?
Non posso stare troppo lontano da New York, è la città in cui sono cresciuto, è un luogo stimolante e straordinario, soprattutto durante le Feste. Mi piace molto il mare, Portofino, la Costa Azzurra, il contatto con la natura e anche l’Italia. Recentemente sono stato a Roma per girare il fime “The third man” del regista Paul Haggis, ed ho potuto apprezzare la bellezza di questa città. Nel film addirittura mi innamoro di una donna italiana.
Qual è la tua beauty routine?
Non posso fare a meno di lavarmi i denti e di rifilarmi la barba. Poi sto molto attento all’alimentazione, non mi piace ingrassare e mangio molti carboidrati, frutta e verdura.
Giornalista esperta di salute e benessere, vive e lavora a Milano