Ha ricostruito la credibilità internazionale del Paese, ha saputo tessere relazioni con l’Europa, ha ripristinato il principio che pagare le tasse è un dovere. “Ma sul piano delle manovre finanziarie il giudizio sul Governo tecnico è negativo, abbiamo visto solo tagli senza relazioni con la ricostruzione della domanda e con provvedimenti iniqui”, dice Susanna Camusso, segretaria nazionale della Cgil.
Partiamo proprio da un primo bilancio dell’operato del Governo Monti…
Su alcune cose ha agito con efficacia. Ha ridato una veste civile al Paese anche per la costruzione delle relazioni con l’Europa. E ha ripristinato il principio che pagare le tasse è un dovere, anche se sul piano della lotta all’evasione fiscale non ha espresso azioni coerenti con l’obiettivo. Per quanto riguarda le manovre finanziarie, invece, abbiamo visto solo tagli, senza alcuna relazione con la ricostruzione della domanda. Anche sul tema che riguarda la precarietà del lavoro non ci sono provvedimenti efficaci.
E’ d’accordo con chi sostiene che il Governo tecnico è una resa della politica?
Il Governo tecnico è figlio di una situazione di crisi democratica dell’Europa. E siamo troppo condizionati dall’idea che il berlusconismo sia l’unica politica che si può fare in Italia. Indubbiamente una crisi della classe dirigente c’è. Ma non sono d’accordo con chi sostiene che non ci sia una classe politica capace di proporre un programma credibile per la crescita del Paese. Anche se si discute troppo di formule e poco di merito.
Quale deve essere la priorità?
Lavoro e ancora lavoro. Non possiamo permettere che si affermi l’idea di un lavoro purchè sia, senza paletti e diritti.
E la Cgil in un programma di crescita del Paese che ruolo vuole giocare?
Stiamo lavorando a un piano straordinario per il lavoro. Ma nel momento stesso in cui lavoriamo sull’idea di ricostruzione, ci dobbiamo porre il problema di un Paese che va innovato. Penso al piano energetico, all’innovazione tecnologica. Dentro la logica che non si fa sviluppo se non si fanno investimenti. Dobbiamo rimettere in moto la produzione, avviare una politica di redistribuzione del reddito, ricostruire la domanda. Pensando ai giovani che non solo devono avere un lavoro ma devono essere considerati un patrimonio su cui investire.
Crede anche lei che siamo nelle mani dei poteri forti?
Credo che il Paese sia nelle mani delle lobby corporative. Questo genera provvedimenti iniqui che non rispondono agli interessi generali del Paese. Credo anche che il vero potere forte in Italia sia il partito degli evasione, dell’elusione e della corruzione, che hanno un costo altissimo, molto più alto di quanto non servirebbe a risolvere il problema degli esodati.
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore