Sono ancora un bene rifugio sui quali investire a occhi chiusi? Oppure non mettono comunque al riparo da ogni rischio i risparmi di una vita? Dei Bund sentiamo parlare sempre più spesso. Sono i titoli di Stato tedeschi a tasso fisso, con una durata compresa tra i quattro e i trent’anni. Denominati in euro rappresentano il punto di riferimento del mercato obbligazionario europeo. Lo spread che tiene tutti con il fiato sospeso non è altro quindi che il differenziale di rendimento tra il Bund tedesco e i titoli degli altri Paesi europei. Più è alto e più depone a sfavore del Paese che li emette: un rendimento particolarmente alto può infatti pregiudicare la solvibilità di uno Stato con un debito pubblico molto alto. Una trappola nella quale l’Italia ha rischiato di cadere più volte negli ultimi mesi, con rendimenti dei Buoni poliennali del Tesoro schizzati spesso a quote quasi insostenibili, anche vicinissimi a quel 7% che per molti economisti rappresenta la soglia oltrepassata la quale un Paese può anche rischiare la bancarotta. I Bund tirano particolarmente nei periodi bui per la finanza e l’economia. Hanno un elevato grado di sicurezza, capace generalmente di far dormire sonni tranquilli a chi è in cerca di un posto sicuro per il proprio gruzzolo: questo per il loro basso rendimento, che va dallo 0,02 al 2%. Ma investire in Bund mette davvero al riparo da ogni pericolo? La risposta è no, nonostante la Germania, come gli Stati Uniti, sia uno dei Paesi più solidi e affidabili del mondo. I titoli tedeschi, essendo a tasso fisso, sono infatti soggetti a escursioni nelle quotazioni provocati dalle variazioni dei tassi di interesse. Più è forte l’oscillazione più è forte la reazione del Bund. E questo significa che è possibile perdere anche investendo in un titolo di Stato considerato tra i più sicuri. Una efficace controdifesa è costituita dalla scelta di Bund di durata media in modo da non doverli liquidare anzitempo sul mercato, con un prezzo di vendita che potrebbe essere di gran lunga inferiore a quello di acquisto, e con la conseguente erosione del capitale investito. Tra i risparmiatori è infatti diffusa la tendenza, di fronte a rendimenti così bassi, di dilatare la durata del titolo. Cosa che solo apparentemente può blindare l’investimento. Il Bund resta comunque tra i titoli più appetibili soprattutto nei periodi caratterizzati, come quello attuale, da fortissime turbolenze economiche e finanziarie.
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore