Le banche puntano sempre di più ad internet ed ai servizi di nuova generazione e tagliano i costi, ma i costi dei conti correnti continuano a crescere. Noi di Donne sul Web abbiamo messo a confronto le banche più care e le meno care, e ascoltato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, secondo il quale “la politica adottata dagli istituti di credito Italiani “non ha portato ad un rilancio del settore”. Vediamo perchè.
Diciamolo un po’: il vecchio e buon sportello bancario, come tutti ce lo ricordavamo, è destinato a sparire. Almeno quello classico: fatto di enormi banconi, impiegati in giacca e cravatta, ma soprattutto quello che provocava un po’ di timore e riverenza.
Tutto questo sembra destinato a diventare un ricordo. Gli istituti bancari, complice la crisi e l’evoluzione della tecnologia, continuano a pensare a nuovi tagli, a ridurre il personale e a contenere i costi. Per questo, nel futuro, il classico sportello sotto casa sarà destinato a sparire per sempre e a lasciare spazio ad una maggiore consulenza.
Questo cosa significa? Parlando di numeri nel futuro è previsto il taglio di circa 1.500 filiali in tutta Italia. Una bella batosta, soprattutto se si considera che dal 2007 a oggi, sono già stati persi circa 800 sportelli. In altre parole siamo passati da 32.800 a 31.900.
Quindi diciamolo pure il futuro è nella rottamazione. Intesa Sanpaolo, nel suo piano industriale, prevede di passare da 4.100 a 3.300 sportelli entro il 2017, Unicredit da 4.100 a 3.600 entro il 2018, mentre il Monte dei Paschi di Siena da 2.300 a 2.100.
Ma quali sono le ragioni di questa scelta? Senza dubbio ultimamente Internet la fa da padrone.
La banca diventa sempre più multicanale e multiservizi: se da una parte con l’affermarsi dei nuovi canali di accesso ai servizi bancari, come internet, smartphone, tablet e call center, si sta intensificando l’uso della banca in ottica self-service per le operazioni di tutti i giorni, dall’altra parte la filiale sta riscoprendo una nuova centralità nel rapporto col cliente.
“L’enorme evoluzione che sta interessando la banca rispecchia il cambiamento in atto nella società, caratterizzata dalla crescente digitalizzazione dei servizi e dei processi e dalla multicanalità relazionale – ha affermato Giovanni Sabatini, il direttore generale dell’Associazione Bancaria Italiana – Le banche adattano e sviluppano i loro canali e le loro reti fisiche in un’ottica di efficienza, accessibilità e prossimità con la clientela per rispondere appieno alle nuove esigenze e in considerazione della specificità del territorio. In questo senso la rinnovata importanza dello sportello: sulla centralità dell’accoglienza e della consulenza al cliente si sviluppa il nuovo modello di filiale, che si affianca alla semplicità e alla comodità dell’operatività online”.
La clientela diventa sempre più 2.0 e sfrutta in modo combinato lo sportello e i canali a distanza: nel 2014 quasi l’80% dei clienti è di questo tipo, mentre nel 2005 era il 65%.
La domanda a questo punto è d’obbligo. Tagli dei costi per le banche, ma questo significa anche un taglio dei costi per i clienti?
Andando a vedere bene sembrerebbe proprio di no. Stando ad uno studio condotto dall’Adusbef nell’ultimo anno sarebbero lievitati del 15% i costi delle operazioni: utenze allo sportello arrivati a 3 euro invece di 2,5 euro; prelievo contanti allo sportello 2 euro (+0,50 centesimi); costo del bonifico sulla propria banca arrivato a 4 euro contro i 3,5 euro; altra banca 4,50 euro contro i precedenti 4 euro; estratto conto allo sportello costa 1 euro contro 0,50 centesimi; prelievo Bancomat da sportelli di altre banche 2,10 euro (+10 centesimi); 55 euro (+5) costi gestione portafoglio titoli.
Non parliamo poi dei costi per richiedere il bancomat: 10,00 euro al MPS; 13 euro alla BNL; 15,90 per la Banca Popolare Emilia Romagna; 12 per Intesa Sanpaolo.
Ecco le banche più care secondo Adusbef:
– Unicredit (337 euro);
– Banco Popolare e Credito Bergamasco (400 euro);
– Banco Popolare di Vicenza (438);
– Popolare del Mezzogiorno (467);
– Banca Popolare di Ravenna (515);
– Banca di Sassari (593);
– Banco di Sardegna (621);
– Banca Popolare Emilia Romagna) (754 euro l’anno).
E le meno care:
– Bnl (238 euro l’anno);
– Popolare Commercio Industria, Popolare Milano, Popolare Ancona, Banco di Brescia (250 euro);
– Intesa San Paolo (273 euro) come il Banco di Napoli le Casse di Risparmio di Civitavecchia, di Bologna; Venezia dell’Umbria e del Veneto;
– Mps (291 euro).
Vedendo i dati non possiamo che condividere l’opinione Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, secondo il quale “le strategie fin qui attuate dalle banche italiane, e incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del lavoro e degli sportelli, e sull’outsourcing di attività, non hanno portato a un rilancio del settore”.
Sarà anche vero che il 2013 è stato caratterizzato da una sensibile crescita dell’uso dei canali a distanza, in particolare dell’internet banking che ormai viene utilizzato, con la banca principale, da quasi la metà della clientela (48%, pari a circa 14 milioni di clienti), ma questo, al momento, non si è tramutato in un beneficio per l’utente finale.
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