“Descrive il paesaggio dei diseredati”
(25 ottobre 2009) – «Con la concentrazione della sua poesia e la franchezza della sua prosa ha saputo descrivere il paesaggio dei diseredati». Questa la motivazione con cui l’Accademia di Svezia ha assegnato il Nobel per la Letteratura 2009 a Herta Müller. La scrittrice, tedesca ma di origine romena, ha raccontato la miseria e l’arretratezza culturale della Romania durante il regime di Ceausescu. È nata nel 1953 a Nitchidorf, nella regione del Banat, dove vive una minoranza di lingua tedesca. La Müller lavorava come traduttrice, ma nel 1979 fu licenziata perché non aveva accettato di collaborare con la polizia segreta di Ceausescu. Per lo stesso motivo, aggravato dalla sua appartenenza a una minoranza linguistica, dovette lasciare della Romania. Si rifugiò in Germania con il marito, e lì cominciò a pubblicare i propri scritti: raccontavano l’esilio, la vita di gente senza patria.
In Italia l’opera di Herta Müller non è molto conosciuta: sono stati tradotti solo quattro libri, tra cui Bassure e In viaggio con una gamba sola. La città natale della scrittrice, Nichtidorf, si trova a due passi da Timisoara, dove è cominciata la rivoluzione romena del 1989 che ha portato alla fine del regime di Ceausescu. Anche questo dato aiuta a capire quanto la coscienza civile sia centrale nell’opera della Müller. Un’altro tema della sua opera è quello della propria identità: è nata in una regione romena di lingua tedesca e poi si è trasferita in Germania. Il suo tedesco, però, ha una forte connotazione dialettale. In una sua poesia si legge: «Porto sempre come una pietra sulle spalle: la mia lingua tedesca nella mia patria natale».
La “descrizione del paesaggio dei diseredati” è centrale nell’opera della scrittrice: i suoi romanzi sono celebri perché raccontano l’immigrazione, un tema a cui i tedeschi sono molto attenti, poiché in Germania è forte la presenza di musulmani e di immigrati che arrivano dall’Europa orientale. Una curiosità: quando ha ricevuto la comunicazione dall’Accademia svedese, la scrittrice non era alle prese con un nuovo romanzo né era immersa nella lettura di un capolavoro della letteratura scandinava: stava semplicemente facendo il bucato.
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