(25 ottobre 2009) – È una delle tante leggende popolari quella che gli abitanti di Tora e Picilli in provincia di Caserta, si sono tramandati di padre in figlio, fin dai primi anni dell’800.
Secondo la leggenda il Diavolo era presente e nascosto in una delle tante cavità della montagna, pronto a uscire allo scoperto in qualsiasi momento. La presenza era confermata e avvalorata dal fatto che nella zona erano impresse sulla roccia lavica le sue impronte.
Chi poteva camminare sulla lava incandescente se non Lucifero in persona?
In realtà le impronte non sono altro che il risultato di una camminata che i nostri progenitori, appartenenti a Homo Heidelbergensis, hanno fatto tra i 385000 ed i 325000 anni fa.
I nostri antenati camminarono lungo il pendio qualche settimana dopo una delle tante eruzioni del vulcano di Roccamonfina, quando il terreno era ancora plastico e caldo, la sua temperatura doveva essere compresa tra i 40° e i 60°. Le tracce lasciate furono poi in seguito coperte da cenere vulcanica, frutto delle successive eruzioni, e qui sono rimaste così come appena impresse, fino a quando i recenti processi erosivi non le hanno riportate alla luce.
Ma quale Diavolo dunque! Le orme incriminate non sono altro che uno spaccato di vita quotidiana, forse dei bambini che giocano incuriositi dall’eruzione vulcanica e che lasciano le loro impronte così come oggi i nostri figli le lasciano sulla sabbia, una fotografia dunque scattata oltre 300000 anni fa, di cui la natura ci ha fatto dono.
Dal 2007 le impronte “Ciampate del Diavolo” sono oggetto di meta turistica, un “Unicum al mondo” che il nostro paese detiene con orgoglio.
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