Un insegnamento morale che ci arriva dall’antica Grecia
(25 ottobre 2009) – Jamie Tehrani, antropologo alla Durham University britannica, ha appena completato uno studio in cui ha comparato almeno 35 versioni di Cappuccetto Rosso, e la prima versione risalirebbe addirittura ad una favola esopica di 2600 anni fa.
La nostra Cappuccetto Rosso dunque sarebbe stata narrata già ai bambini dell’antica Grecia fin dal VI sec. a.C. e grazie ai viaggiatori e agli scambi culturali a fatto il giro del mondo.
Ogni volta si cambiano i particolari per meglio adattarla ai substrati culturali che la devono ospitare, così il lupo diviene una tigre in Cina, in Iran invece, dove non sta bene che una bambina si aggiri da sola nel bosco, viene accompagnata da un ragazzo. Fiabe simili sono state elaborate anche in Corea, in Giappone, in Birmania, a livello europeo le più famose rimangono quelle di Charles Perrault (le Petit Chaperon Rouge) e la successiva dei fratelli Grimm (Rotkäppchen).
Nonostante le varianti, il tema di fondo rimane sempre lo stesso, quello della violenza sessuale sui minori. Quella di Cappuccetto Rosso, infatti, è una storia che pur essendo considerata adatta per essere raccontata a dei bambini, riporta ad argomenti abbastanza espliciti come la violenza e il cannibalismo.
“Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena. Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n’è un tipo dall’apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose!” (Le petit Chaperon Rouge, Charles Perrault 1697).
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