Tunisia – Ieri il primo ministro del governo di unità nazionale tunisino, Mohamed Ghannouchi, dopo giorni di manifestazioni e proteste da parte dei sindacati, ha annunciato i cambiamenti effettuati nel governo. 12 ministeri, e in particolare quelli della Difesa, dell’Interno, della Sanità e degli Esteri, sono stati cambiati. In totale, nel nuovo esecutivo non ci sarà nessun ministro del partito Rcd dell’ex presidente Ziner al-Abidine Ben Ali.
 Il nuovo governo ha incassato la fiducia del principale sindacato, l’Uggt, che nei giorni scorsi aveva chiesto l’allontanamento dalla vita politica dei dirigenti dell’Rcd.
 I manifestanti ancora in strada a Tunisi, pur esultando per l’annuncio di un nuovo esecutivo senza esponenti di spicco legati al passato regime, hanno reclamato le dimissioni anche del Primo Ministro. Nel messaggio Ghannouchi ha annunciato che «Questo governo è provvisorio e rimarrà in carica fino alle elezioni, tra sei mesi», che si svolgeranno sotto la supervisione di un organismo indipendente, e con la vigilanza di osservatori internazionali.
Egitto – Di tutt’altro tenore la situazione in Egitto, dove oggi il regime del presidente Mubarak ha interrotto l’invio degli sms e bloccato internet. Ieri, per la prima volta, il segretario del partito Democratico Safwat el Sherif, ha affermato che i giovani, le loro richieste e il loro diritto ad esprimersi, sono nel cuore del presidente egiziano. «Alcuni elementi hanno tentato di sfruttare l’atmosfera di libertà per scatenare l’anarchia», ha pero’ puntualizzato El Sherif. Nella notte le forze di sicurezza hanno arrestato almeno una ventina si attivisti dei Fratelli Mussulmani, principale forza di opposizione. Finora gli appartenenti a questa fazione si erano tenuti ai margini della protesta. Oggi, tuttavia, hanno deciso di scendere in piazza, dopo la preghiera del venerdì, al pari del più importante oppositore del regime di Mubarak, il premio Nobel per la pace Ali El Baradei, rientrato ieri sera al Cairo da Vienna. «Non voglio prendere il potere, ma contribuire alla transizione democratica e pacifica», ha dichiarato appena arrivato all’aeroporto della capitale egiziana, accolto da una selva di microfoni e telecamere. «Sono col popolo e il regime deve capire che non si può più tornare indietro. E’ il momento del cambiamento», ha affermato El Baradei.
Vedi anche Dopo la tunisia e Algeria anche lo Yemen scende in piazza
28 gennaio 2011