Default Grecia. Dalla mezzanotte di ieri è realtà . O forse no. 5 cose vere da sapere sull’attuale momento critico del Paese ellenico. E 2 “notizie” di cui dubitare fortemente…
Il default della Grecia è tecnicamente un dato di fatto. Ma nel turbinio di commenti, notizie, indiscrezioni si fa davvero fatica a capirci qualcosa. Ecco un punto della situazione che cerca di mettere un po’ d’ordine.
La grecia è in default? VERO. Ma meglio dire che è in “arretrato” con i pagamenti al Fondo Monetario Internazionale. E c’è ancora un po’ di tempo
Alla mezzanotte del 30 giugno scadeva la rata da quasi 1,6 miliardi di dollari che la Grecia doveva restituire al Fondo Monetario Internazionale e che era già una rata “unificata” di una serie di pagamenti dovuti nel corso del mese.
Il pagamento non è avvenuto, quindi la Grecia diventa tecnicamente in default. O meglio: usando un’espressione che è stata fatta propria anche dal Fmi, è “in arretrato”. Ci sono passaggi tecnici cui vi abbiamo già accennato nei giorni scorsi. Il Fmi invierà un primo sollecito, poi un secondo seguirà dopo 2 settimane se il debito non sarà saldato. Passato un mese il Fmi notificherà che il paese è insolvente.
Vedi anche: Perché la Grecia non deve fallire.
Il Fondo Monetario può concedere un rinvio? VERO
Nella stringatissima nota con cui il Fmi ufficializza che la Grecia non ha pagato la rata di giugno si fa riferimento anche ad una richiesta del paese ellenico per avere una dilazione. Una domanda di rinvio, in sostanza, cosa prevista dai regolamenti per situazioni eccezionali.
Nel comunicato si legge “I can also confirm that the IMF received a request today from the Greek authorities for an extension of Greece’s repayment obligation that fell due today, which will go to the IMF’s Executive Board in due course”. La parte finale del comunicato resta molto generica: il comitato esecutivo del Fmi discuterà “a tempo debito” della richiesta di rinvio. Allo stato attuale non sappiamo dirvi in termini temporali quando il board del Fmi potrebbe decidere in merito, né se ci sono reali spiragli per la concessione di un rinvio.
Nella storia recente (1982) Nicaragua e Guyana sono state le ultime nazioni che hanno beneficiato di rinvii dal Fmi che possono essere anche di 5 anni o di più (ma occorre un voto del 70% dei membri del Fondo).
Con 2 anni di insolvenza si viene estromessi dal Fondo Monetario Internazionale? VERO
Cosa accade dopo fine luglio? La Grecia perderà da subito la possibilità di ricevere aiuti dal Fondo Monetario Internazionale (compresi i 3,6 miliardi già previsti dal piano che va a concludersi a inizio 2016).
Passati 18 mesi nella condizione di debitrice “in arretrato” la Grecia non avrà più diritto di voto all’interno del Fmi e dopo 2 anni potrà  esserne estremessa.
Vedi anche: Cosa succede se la Grecia esce dall’Euro.
Quello greco è il più corposo arretrato per l’Fmi? VERO
Lasciando perdere casi storici di default di stati (per dire la Germania a inizio Novecento dopo le 2 guerre) nell’epoca recente alcune nazioni sono già state insolventi nei confronti del Fondo Monetario. L’ultima in ordine di tempo è stato lo Zimbabwe (che insieme a Somalia e Sudan è ancora in arretrato, cioè in debito col Fmi).
Ma si parla di cifre molto più limitate rispetto a quelle in ballo per la Grecia che ad oggi vanta l’arretrato più importante non saldato al Fmi. Atene deve poi al Fmi 5,5 miliardi di Euro che dovrà rimborsare a scadenza fine 2015 più i 650 milioni che aveva ridato a maggio usando la sua riserva presso il Fmi (che però andrà ripianata).
La Grecia è il principale debitore del Fondo Monetario Internazionale? VERO
Entro il 2030 la Grecia dovrà restituire al Fondo 23 miliardi di dollari. L’esposizione è notevole, tanto che la Grecia è diventata il primo debitore nei confronti del Fmi. Cosa che rende anche più problematica la sua situazione (e motivo per cui il Fmi resta così arroccato sulle sue posizioni).
Aiuti diretti da Usa e Russia? NESSUNA CONFERMA
Si è trovato scritto, anche nelle ultime ore, di possibili aiuti diretti alla Grecia da parte di Stati Uniti e Russia. Non ci sono conferme ufficiali alla cosa.
I sondaggi dicono che vince il sì. Ma dicono anche che vince il no.
Abbiamo imparato a dubitare dei sondaggi, degli exit polls e di tutto quanto cerca di prevedere un andamento delle votazioni. Sul referendum greco del prossimo 6 luglio se ne sono già lette di ogni. Dal sì all’accettazione del piano dei creditori dato addirittura al 70%, al no in netto vantaggio, al no in vantaggio ma con il sì in recupero.
A rendere un po’ surreale la cosa è il fatto che in Grecia i sondaggi sulla consultazione non possono essere pubblicati. Quindi quanto leggiamo sono polls “riservati” che vengono resi noti solo fuori dai confini ellenici.
Vedi anche: Perché la crisi della Spagna fa paura
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