Intervista a Francesco Mannatrizio che ha vinto la serie C con l’Apulia Trani riportando in B una piazza storica del calcio donne.
Trani è una di quelle piazze che ha vissuto di calcio femminile. Negli anni ottanta infatti l’Acf Trani 80 si affaccia alla Serie A, conquistando tre scudetti fra il 1984 e il 1986 e una Coppa Italia nel 1983. Poi nel 1988 arriva lo scioglimento e la caduta nelle categorie minori.
Oggi quei tempi sono molto lontani, ma a Trani si continua a vivere di calcio femminile e, grazie alla strepitosa stagione dell’Apulia, la piazza pugliese si riaffaccia alla Serie B. La squadra allenata da Francesco Mannatrizio ha infatti conquistato la vittoria del campionato di Serie C davanti al Chieti e il tecnico delle trionfatrici racconta a Donnesulweb la splendida cavalcata.
Mannatrizio, come è iniziata la sua avventura nel mondo femminile?
“Faccio un passo indietro. Ho iniziato ad allenare prestissimo perché già a 25 anni, quasi per scherzo, iniziai con una squadra di Giovanissimi Regionali, poi per tre annate feci l’allenatore-giocatore vincendo due campionati di Promozione e Prima Categoria. Poi, una volta smesso di giocare, ho continuato ad allenare formazioni dilettantistiche della zona perché occupandomi anche della mia azienda che si occupa di commercio al dettaglio, non ho potuto fare altrimenti”.
Ma come si è avvicinato al calcio femminile?
“L’inizio risale a circa 5 anni fa. La prima squadra fu proprio il Trani perché ci giocava la mia ragazza, ma poi mollai sia per questioni lavorative, sia per un conflitto di interessi, se si può definire così. Un anno e mezzo fa, a gennaio 2021, fui chiamato dall’Apulia Trani perché dopo una sconfitta per 6-1 contro la Res Roma ci furono le dimissioni dell’allenatore. Il presidente , con cui sono legato da un rapporto di amicizia, mi contattò chiedendomi di fare da traghettatore. Invece conclusi il campionato, con la squadra che disputò un ottimo girone di ritorno compiendo una bella rimonta grazie anche alla forza di volontà delle ragazze”.
Facendo un passo indietro, lei ha allenato la squadra in cui militava la sua ragazza. Quanto è stato complicato gestire il doppio rapporto?
“Facile. Le ragazze in squadra hanno sempre apprezzato l’assoluto distacco fra il rapporto affettivo e quello sul campo. Tant’è che poi, al termine della prima stagione ci fu un episodio carino. Al termine di una partita, sul terreno di gioco chiesi alla mia attuale moglie di sposarmi. Feci fare delle magliette con scritto “mi vuoi sposare” e tutte le ragazze mi aiutarono affinché quel momento fosse veramente un qualcosa di unico. Grazie a questo evento, venimmo anche invitati ai Fatti Vostri, all’epoca condotto da Magalli, con alcune calciatrici. Fu una cosa molto bella anche perché demmo risalto al calcio femminile”.
A proposito di questo aspetto. Cosa manca ancora a questo movimento per provare ad essere spinto ulteriormente?
“Serve maggiore attenzione dei media più importanti. Ora i cosiddetti club maschili si stanno inserendo, un po’ per obblighi, un po’ per interessi. Poi la Juventus ha comunque fatto da traino un po’ per tutti”.
Tornando alla stagione appena conclusa, prima di una delle ultime partite affermò “possiamo scrivere la storia”. A cosa si riferiva?
“Il calcio femminile a Trani ha una tradizione molto lontana. Dopo tanti anni siamo riusciti a riportare la città quasi nell’olimpo. La Serie A di oggi vale il professionismo, ma la B è a un passo. Per questo si scrive la storia. Abbiamo chiuso il campionato con numeri pazzeschi: 22 vittorie consecutive, capocannoniere con oltre 50 gol, più di 100 gol all’attivo e duemila persone allo stadio nell’ultima giornata. Poi non va dimenticato che nel nostro gruppo sono presenti nazionalità diverse, per cui lingue e culture differenti. Nelle fasi iniziali c’era qualche difficoltà anche nella comprensione, ma ce l’abbiamo fatta con con la forza di volontà di tutti”.
Uno dei vostri punti di forza è stata indubbiamente Laura Rus. Cosa ci fa una come lei in Serie C?
“Se me lo chiede, significa che ce lo siamo chiesti almeno in due. In Serie C è qualcosa di illegale. Nonostante abbia una certa età (34 anni, ndr), ha una velocità mentale pazzesca, ma possiede una qualità ancor più importante, ossia quella di sapersi mettere a disposizione della squadra. E non è facile da trovare in una ragazza di quell’età e di quel palmares (Rus vanta una lunga militanza nella nazionale della Romania, ndr). Si è calata nella realtà , si è fatta amare anche dalle più giovani. Ad esempio quest’anno ho fatto esordire una ragazza di 14 anni e lei ha fatto di tutto per cercare di farle fare gol. Poi era la prima ad andare a consigliare le compagne”.
Ci sono stati momenti bui nella vostra stagione?
“Dico la sconfitta a Chieti per 3-0. Però, paradossalmente, dopo quel ko andai nello spogliatoio dicendo loro che avremmo vinto il campionato. Poi ci fu il pareggio a Trastevere che ci portò a -5 dal Chieti, scivolando anche a -14 per via di alcune gare da recuperare. Ma abbiamo avuto una forza morale eccezionale. A Trani si vive di calcio femminile, chi viene si innamora della città , dello stadio e del calcio”.
Ora quali sono i vostri obiettivi?
“Puntiamo a fare una Serie B importante, non vogliamo essere solamente di passaggio. Non ci siamo ancora incontrati, lo faremo nei prossimi giorni. Ancora io allenatore? E’ prematuro dirlo, anche perché avendo un lavoro impegnativo ci sarà da capire se sarà possibile organizzare entrambe le cose”.
Finalmente anche in Italia è arrivato il professionismo.
“Sì, ora vediamo dove ci porterà . Era fondamentale compiere il primo passo, altrimenti si rischia sempre di parlarne ma non iniziare mai. Speriamo ci porti a qualcosa di buono. Sicuramente negli anni si è visto qualche progresso. Dieci anni fa, una ragazza che voleva giocare a calcio veniva presa per matta. Oggi invece è diventato molto più semplice e lo si vede anche dai numeri in crescita”.
Bergamasco, classe 1984, iscritto all’Albo dei Pubblicisti dal 2018, ma sul campo dal 2003. Ha lavorato per Il Nuovo Giornale di Bergamo. Dal 2018 collaboratore di Tuttosport.