Salvatore Colantuono, allenatore del Cittadella Women, ha parlato ai nostri microfoni. Obiettivi, il movimento del calcio femminile e non solo nelle sue parole.
Confermato alla guida del Cittadella Women, Salvatore Colantuono ha intenzione di continuare a fare bene e, se possibile, migliorare quanto fatto finora.
Raggiunto dalla redazione sportiva di DonneSulWeb, il tecnico granata si è infatti raccontato ai nostri microfoni, parlando poi ovviamente della prossima stagione, ma non solo. Ecco, dunque, la nostra intervista esclusiva.
Cominciamo dal principio: come Salvatore Colantuono arriva al calcio femminile e al Cittadella Women?
«Durante i corsi da “Allenatore Uefa A” e “Match Analyst” fatti a Coverciano, ho avuto modo di vedere dal vivo alcuni allenamenti di Milena Bertolini. Mi hanno folgorato e ho iniziato a guardare ed analizzare tante partite di Serie A e B femminili. Inoltre ho curato una rubrica sul calcio femminile per “allenatore.net” una delle principali piattaforme per allenatori a livello internazionale. Il movimento è in netta ascesa e mi ha affascinato, tanto che quando ho scelto il Cittadella Women avevo anche offerte dalla Serie C maschile, ma ho optato per questa nuova avventura. Il Cittadella mi ha richiesto in maniera insistente e non ho potuto rifiutare. Ho trovato un bell’ambiente, ottime strutture e anche un settore giovanile che ha fornito alla prima squadra giocatrici interessanti e di prospettiva. Noi dello staff stiamo dando il massimo e la società, nonostante non sia facile competere senza l’appoggio di una squadra professionistica maschile, non ci fa mancare nulla. Il futuro è probabilmente legato ai club maschili, ma noi per il momento ci difendiamo con passione, lavoro e metodologia».
Quali differenze ha riscontrato tra il calcio maschile e quello femminile?
«Le differenze sostanziali sono nella struttura anatomica. Non bisogna mai fare i paragoni tra sport maschile e femminile, si parla di soggetti diversi e sarebbe da ignoranti fare dei confronti. La donna chiaramente ha una percentuale di forza nettamente inferiore, ma il calcio femminile evidenzia miglioramenti costanti, l’asticella si sta alzando e la scienza in tal senso ci sta dando una mano. Bisogna valutare diversi elementi, compreso il periodo del ciclo mestruale che influenza a livello fisico e psicologico. L’allenatore non deve essere solo un tattico, ma deve lavorare molto sotto l’aspetto mentale e fisico. Le ragazze comunque vogliono migliorare sotto tutti gli aspetti, sono delle spugne, in allenamento si applicano tantissimo e danno soddisfazioni incredibili perché, al contrario degli uomini, loro devono sfondare il muro del pregiudizio. Dopo ultimo Europeo abbiamo letto di tutto, ma ora tutto quello che serve sono staff e dirigenti con competenze specifiche: il vecchio calcio femminile non si può più fare, non si possono vedere quindici ragazze che si allenano di sera senza staff completi e competenti».
Il Cittadella si avvicina ad affrontare una Serie B femminile che sembra più che altro una Serie A2…
«La Serie B della prossima stagione sarà una Serie A2 a tutti gli effetti. Le tre retrocesse sono grandi favorite per vincere il campionato o quantomeno per arrivare allo spareggio, la Ternana è entrata a gamba tesa costruendo una squadra fortissima, il Brescia l’anno scorso ha sfiorato la promozione e quest’anno è ancora più forte, il Chievo ha un buon allenatore che durante la scorsa stagione ha messo le basi e quest’anno ha chiuso un mercato di primo livello, così come il Cesena ha fatto un mercato molto intelligente. Tutte le squadre, comunque, sono molto attrezzate».
Il mercato vi ha portato più di un elemento di categoria superiore: qual è il ruolo che il Cittadella vuole ricoprire in questo campionato?
«Vogliamo rimanere con i piedi per terra, quindi il nostro obiettivo primario è mantenere la categoria. Una volta raggiunto, punteremo a dare fastidio a tutte le avversarie. Il mercato ci ha portato via qualche giocatrice di livello, ma sono arrivate anche tante ottime calciatrici e le confermate si faranno valere, così come alcune interessanti giovani di prospettiva che abbiamo aggregato alla prima squadra dalla Primavera. Senza pressioni di sorta, vogliamo essere la rompiscatole del girone. Rispettiamo tutti ma non abbiamo paura di nessuno e quindi proveremo a giocarcele tutte a testa alta, pur sapendo che non ci siamo solo noi ma anche tante realtà molto molto strutturate».
Il calcio femminile inizia ad avere una buon copertura mediatica, ma non crede che qualche partita in chiaro in più potrebbe fare bene al movimento?
«L’aspetto mediatico è fondamentale. Penso che le ragazze dovrebbero giocare negli stessi stadi del calcio maschile: con biglietti a prezzi popolari si avrebbe un seguito maggiore di pubblico, anche perché le partite dal vivo sono un’altra cosa rispetto a quelle viste in TV. Le gare in chiaro sulle TV pubbliche andrebbero poi proposte più spesso per aumentare la visibilità del prodotto e permettere a potenziali sponsor e investitori di avvicinarsi a questo mondo. Forse passando direttamente alla “pay TV” si è saltato uno step. Il calcio femminile deve diventare più appetibile, anche perché è in ascesa, a differenza di quello maschile ormai “saturo”. Portare il calcio delle donne nelle case di tutti aumenterebbe la visibilità non solo delle squadre, ma anche delle giocatrici che potrebbero rivelarsi buone testimonial per i marchi che decidessero di investire su di loro».
Veronese, classe ’92, laureato in Editoria e Giornalismo presso l’Università degli Studi di Verona e iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 2019. Da sempre appassionato di calcio, ho iniziato a scrivere per il quotidiano L’Arena per poi proseguire online. Seguo questo magnifico sport in tutte le sue sfaccettature, si tratti di maschile o femminile, prime squadre o giovanili, grandi squadre o piccole realtà locali.