La storica medaglia d’oro di Marcell Jacobs merita di far conoscere un personaggio che sol negli ultimi mesi è diventato patrimonio dello sport italiano
In un mondo di social network e di atleti che per sopravvivere devono andare ai reality show, la storia di Marcell Jacobs è molto particolare. Italiano nato negli Stati Uniti e cresciuto a Desenzano, sulla sponda bresciana del Lago di Garda. Un talento straordinario in un fisico quasi disumano per potenza e potenzialità: che fa da contrasto con una grande timidezza di fondo.
Marcell Jacobs, DNA da fuoriclasse
Eppure Jacobs, con quel fisico che potrebbe vivere di prepotenza, tutto tatuato, sembra una star del rap. O magari uno di quei velocisti americani cui a Tokyo ha fatto mangiare la polvere. É nato a El Paso, in Texas dall’amore di un militare americano di stanza alla base NATO di Vicenza e di una donna italiana. Il padre gira il mondo, va a prestare servizio in Corea del Sud: da lui Marcell ha ereditato una enorme passione per lo sport e un DNA da fuoriclasse. Padre e figlio si allontanano, e quando sembrano essere destinati a restare divisi per sempre si riavvicinano. Proprio alla vigilia dell’impresa più grande.
D’altronde non c’è sport nel quale il giovane Jacobs non primeggi: nuoto, calcio, atletica. Alla fine dopo diversi tentativi Marcell sceglie la pista e la velocità accantonando il salto in lungo, un’altra delle sue specialità.
Nel frattempo ha tre figli: il primo, Jeremy da un amore giovanile, nato quando aveva sol 19 anni. Gli altri due Anthony e Meghan, da Nicole, la sua compagna.
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Jacobs, non parla inglese
Del saltatore gli resta il nomignolo, Crazy Jumper, che diventa il suo nick sui social e il suo marchio di fabbrica, al punto da farselo tatuare sul petto. Arriva alle Olimpiadi in gran silenzio. Non è un comunicatore, non ha la personalità dirompente di Tamberi e sicuramente in un mondo dell’atletica leggera orfano di Usain Bolt, non è un personaggio da piazzare sempre e comunque davanti alle telecamere. In semifinale piazza un 9.77 che vale il record europeo e lo qualifica, primo italiano nella storia, a una finale dei 100 metri.
Tutti lo vogliono, soprattutto le tv americane che lo intervistano in inglese convinti che uno che si chiama Jacobs sia quantomeno madre lingua. Ma la madre è italiana, si chiama Viviana. E la lingua pure: con un forte accento bresciano. L’azzurro americano nato a El Paso non parla inglese.
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In compenso le suona: a tutti. Finale perfetta, ottima partenza e spietata progressione in scioltezza fino a ridimensionare tutti i favoriti: gli stanno dietro l’americano Kerley e il canadese De Grasse. E lui chiude in 9.80: lo stesso tempo di Bolt a Rio de Janeiro. L’uomo più veloce del mondo è italiano, si chiama Marcell Jacobs: e non parla inglese.
Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.