Il quarto turno di FA Cup femminile sarà segnato da una protesta dei tifosi che chiedono un maggiore equilibrio tra i premi delle competizioni maschili e femminili
La disparità di trattamento tra il calcio maschile e quello femminile è evidente. Un tema già trattato e affrontato più volte. Disparità di stipendi, trattamenti, ma anche di premi. Ed è proprio dai premi che si capisce quanta strada ancora si debba fare. Non tanto per stabilire una parità: quella non è nemmeno lontanamente immaginabile. Ma quanto meno un po’ meno lontano.
FA Cup, la forbice tra uomini e donne
É anche per questo che le squadre femminili della FA Cup inglese hanno accolto con grande soddisfazione la notizia di una protesta ufficiale che nasce, ed è importante, non dai club: ma dai tifosi. Sono proprio i fan a chiedere una maggiore equità alle istituzioni calcistiche inglesi di fronte una disparità di condizione che è quanto meno ingenerosa.
Basti pensare che la squadra che il prossimo 24 maggio a Wembley, chiunque essa sia, alzerà la FA Cup avrà un premio a vincere da 1.800.000 sterline (oltre 2.160.000 euro), più tutti gli altri premi accumulati nei turni precedenti. In tutto quasi tre milioni e mezzo di euro. Un sacco di soldi. La squadra femminile che vincerà lo stesso trofeo ha un premio a vincere da 25mila sterline: trentamila euro in tutto. Nemmeno sufficienti a pagare le trasferte della stagione.
Tanto per dare un’altra chiave di lettura. Le squadre maschili che passano il secondo turno di FA Cup, in tutto 64, tra le quali anche alcune squadre semiprofessionistiche, guadagnano di più. Un premio da 30mila sterile per 64 squadre. Molto di più di quello che la lega calcio inglese femminile riesce a redistribuire tra le sue squadre in una intera stagione. Impraticabile.
Il caso del Clapton Community
In Inghilterra ha destato molta impressione il caso del Clapton Community, la prima squadra femminile di settima divisione (un po’ come se una nostra squadra di Prima Categoria andasse ad affrontare un club di Serie A) a qualificarsi al terzo turno di FA Cup femminile affrontando il Plymouth Argyle. Perché in questo le coppe inglesi sono molto democratiche: tutti hanno una opportunità. E non è raro vedere squadre di bassissimo livello arrivare a giocare con le migliori.
Ma la squadra femminile del Clapton Community FC è arrivata dove i suoi colleghi maschi, impegnati nella County League del Middlesex, non possono nemmeno pensare di poter arrivare. Sconfitte: 5-0, ed eliminate. Il problema per le ragazze del Clapton CFC non è stato tanto giocare e perdere: ma pagarsi la trasferta da da Forest Gate (nord di Londra) a Plymouth. Le ragazze, tutte dilettanti, hanno dovuto prendere ferie e non avendo il club i soldi per finanziare il viaggio, hanno creato una pagina Facebook per raccogliere sovvenzioni e pagare autobus, panini e tassa gara.
“Una FA Cup uguale”
Al quarto turno le ragazze del Clapton CFC non ci sono arrivate, ma hanno lanciato un messaggio: e i tifosi che fanno parte del Women’s Football Fan Collective hanno chiesto a tutte le tifoserie femminili che saranno in campo domenica prossima a tifare le loro squadre di intonare un coro unanime, tutte insieme, tra il 51’ e il 71’ di ognuna delle sedici gare in programma: “No ifs, no buts, we want an equal FA Cup”. Che più o meno significa ‘Niente se, niente ma, vogliamo una FA Cup uguale’.
Anche le grandi società femminili hanno fatto loro questa protesta. A cominciare da Manchester United e Arsenal: “In Inghilterra la differenza non è solo quella tra squadre grandi e piccole – spiega Natalie Burrell, portavoce del Barny Army, la tifoserie delle Red Devils – ma anche tra quelle che hanno l’indotto di una grande società maschile e quelle che devono fare tutto da sole. La piramide è larga ancora più che alta. E va curata. Le cose devono cambiare”.
Le modalità della protesta sono concrete. Ma anche simboliche. Il 51’ che segna i 51 anni che hanno visto il calcio femminile bandito dalla Football Association (era il 1921), e il 71’ che rappresenta il 1971, l’anno in cui la squalifica del calcio femminile in Inghilterra è stata finalmente abrogata.
Vedi anche: Il calcio femminile in Arabia Saudita non è più fuori legge
Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.