Irlanda-Italia del 6 Nazioni 2014 è finita con una pesante sconfitta. Ma giocare l’incontro all’Aviva Stadium è stato comunque un momento storico per le nostre atlete
Se sei rigorosamente dilettante, se sei abituata a giocare in stadi dove il pubblico arriva a 2.000 persone e il clima è familiare, anche solo entrare nell’Aviva Stadium, con il tutto esaurito, deve far tremare le gambe e rimarrà un momento da ricordare.
Entrarci il giorno in cui il mito vivente del rugby irlandese, Brian O’Driscoll, ha appena giocato per l’ultima volta davanti alla sua gente, dopo 140 presenze, con una prestazione maiuscola, deve essere ancora più emozionante.
Chi ha tenuto in mano una palla da rugby sa quanto il “fattore testa” conti in questo sport. Se, per dire, giochi nel ruolo di estremo e ti arriva un calcio alto non puoi spiegare a parole quella sensazione di terrore e ardore di battersi che ti viene quando recuperi la palla e vedi montarti addosso 3-4 tori che ti hanno già messo nel mirino.
Se non hai mai giocato ma sei entrato in uno stadio all’estero durante il Sei Nazioni noti quanto anche il “fattore ambiente” sia fondamentale: ti rendi conto di essere l’ultimo arrivato alla gloriosa mensa di un torneo secolare. Il tuo inno arriva con il volume di un coretto di voci sparse, mentre il boato dei padroni di casa ti fa vibrare i capillari. In quel momento capisci che sarà dura e che dovrai estrarre energia da ogni neurone per non darti vinto prima ancora di cominciare la battaglia.
Le nostre ragazze hanno giocato sabato 8 marzo in uno stadio nuovissimo (inaugurato nel 2010) da 60 mila persone, che pochi minuti prima esaltavano l’ultimo incontro di quello che è stato probabilmente il loro più grande atleta contemporaneo. È stata una meravigliosa maniera di festeggiare la festa delle donne, riservando loro il palcoscenico più importante.
I nostri maschi, appena prima, erano stati seppelliti da un’Irlanda potentissima, perdendo 46 a 7 (anche se in molti casi gli irlandesi sono ricorsi a un ricco campionario di irregolarità tollerate, blocchi e taglia fuori in ruck più simili a quelli che si fanno nel football americano che nel rugby).
Le ragazze hanno lottato e subito la prima meta solo dopo la mezz’ora. Hanno combattuto contro una squadra molto forte, che l’anno scorso le ha vinte tutte nel torneo e che quest’anno è seria candidata al successo finale. Il risultato è stato un secco 39 a 0. Interessante che il divario in termini di punti sia stato il medesimo per gli uomini e per le donne: 39 punti. Un segnale preciso della strada che il nostro movimento deve ancora fare.
E ora? L’ultima partita del 6 nazioni 2014 sarà durissima. In casa, a Rovato (Bs), domenica 16 marzo (ore 15) contro le inglesi che quest’anno hanno perso solo con la Francia. Per noi una vittoria significherebbe infilare una storica tripletta di successi nel torneo, cosa mai realizzata neanche dai maschi. È molto dura ma in questo sport con la palla ovale l’imprevedibile è la regola.