L’Economia delle Donne si racconta ancora attraverso la nostra amica Falù che decide di affrontare un argomento che in questo ultimo periodo lancia dei sassolini in quello che purtroppo ancora oggi resta un problema enorme per chi lo affronta da persona comune
Il Paese dei figli illegittimi?
La mia personalissima esperienza, sicuramente molto comune: mi sono trovata ad affrontare una paternità giudiziale perchè ingannata e strumentalizzata dalla persona con la quale avevo una relazione sentimentale da quattro anni. Anche se il papà in questione dopo aver condiviso con il figlio i primi due anni di vita facendosi chiamare papà (portandolo a spasso, giocandoci, accompagnandolo al nido), ha rinnegato tutto per iscritto imputando alla sottoscritta di essere stata per lui solo uno sfogo sessuale poichè ama profondamente la moglie- rituale… visto sentito riletto….. comune…. ma vergognoso metterlo per iscritto in
una memoria difensiva soprattutto perchè all’epoca la persona era ancora sottoufficiale militare appartenente ad un Corpo insignito di onoreficenza della Repubblica con merito alla scuola e alla cultura!!!!!!!!
Spesso leggendo articoli che riguardano personaggi più o meno noti sembra tutto molto semplice, magari qualcuno dispensa anche consiglia in merito alle procedure che si possono attivare, ma vi assicuro non è così semplice, sia per il lato economico che per quello morale.
Il lato economico prevede che sia poi il padre naturale a risarcire le spese sostenute, ma vi assicuro non è facile anticipare e anticipare e poi subito duemila euro per la consulenza tecnica DNA richiesta da Tribunale dei Minori (anche prchè sono la madre di due minori avuti da precedente matrimonio), mi ricordo che quella estate abbiamo saltato la vacanza, anche perchè i tempi
dei procedimenti li conosciamo bene: ho iniziato dal 2005 con una sentenza di paternità giudiziale riconosciuta nel 2007, e solo a luglio 2008 ho percepito un contributo di 230 euro dal padre di mio figlio (solo dopo averlo denunciato per mancata sussistenza) mentre ancora era militare. È andato in prepensionamento a gennaio 2008, ed è riuscito ad ottenere il trattamento di fine rapporto omettendo di avere un altro figlio e dichiarando di non aver debiti verso terzi. A tutt’oggi non sono ancora stati remunerati gli arretrati dalla nascita del piccolo. A maggio 2009 la sentenza definitiva che gli esclude la potestà e lo obbliga a
versare al bambino una cifra più dignitosa.
Mi sono battuta tanto affinchè venisse riconosciuta la cosa più importante: il diritto di assistenza morale per il bambino. Ossia ci si preoccupa tanto molto della parte economica – che è si fondamentale per la sussistenza- ma non si può all’improvviso dire ad un bambino che ha compiuto cinque anni – PAPA’ NON VUOLE PIU’ VEDERTI, poichè la persona in questione, quest’uomo che ho tanto amato e sopravvalutato non desidera più vedere il figlio. È vero che non si può costringere ad amare, ma si può comunque imporre di avere nei confronti di un figlio (lui ne ha altri due) un obbligo di assistenza morale che può essere anche solo vedere una recita scolastica. In questo caso specifico, il bambino viene totalmente discriminato nei confronti degli altri due figli del padre, in quanto avente gli stessi diritti.
Ci sarebbe poi da affrontare tutta una serie di argomenti che vanno dal sostegno psicologico e morale ad una madre che si trova sola ad affrontare tutto questo e dove l’unico sfogo può essere solo l’avvocato che ti rappresenta, ma si è fortunati se eticamente si trova chi svolge la propria professione non pensando solo alla questione come un indotto economico.
TROVO CHE LA STRADA DA PERCORRERE SIA ANCORA LUNGA PER CONSENTIRE A NOI DONNE COMUNI DI POTER DARE UNA RISPOSTA AI NOSTRI BIMBI: CHI E’ MIO PAPÀ?
In parte mi ritengo fortunata poiché da sempre ho avuto forza e coraggio che mi accompagnano e non mi mollano. La determinazione poi è stata una buona medicina per me e i miei figli, tutti indistintamente, che amo più della mia vita.
Parliamo, confrontiamoci, sempre meglio che star zitte lì a soffrire quasi sentendosi in colpa. Ma quale colpa?? Forse dovrebbero aprire gli occhi anche quelle signore che stanno a casa e alle quali, forse per un po’, fa comodo togliersi di torno i mariti… Perché un bambino non è un gioco che puoi riporre e il padre, voluto o no, deve rendersi conto che una volta venuto al mondo questo bambino esiste e merita, da parte della famiglia del padre, tutto il rispetto del mondo.
Io continuo a inviare telegrammi per far incontrare padre e figlio, ma senza esito… Potrei anche non farlo, ma credo sia giusto così. Il bambino lo cerca, e se esiste anche una possibilità di riavvicinarli ne sarei felice…
Non credo che da un uomo che è arrivato a tanto ci si possa aspettare dei assi, ma la vita è imprevedibile e spesso gli uomini quando diventano vecchi si ricordano che l’unica cosa bella resta sono gli affetti… E solo allora cercano disperatamente di afferrarli. A quel punto sarà una decisione di mio figlio, che ora ha sei anni ed è ancora molto piccolo e va protetto, tutelato.
CARE AMICHE VI SALUTO SPERO DI ESSERE STATA UNA DI VOI………
Per la cronaca al momento della scelta del cognome, una volta passato il riconoscimento, ho aggiunto quello di suo padre senza togliere il mio – ci ho pensato a lungo, ME LO DOVEVO !!!!!!!
un abbraccio di cuore
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