La sua scomparsa è avvolta nella nebbia più spessa e cupa. Tantissime sono le teorie e le ipotesi a riguardo, ma nulla di realmente concreto è mai riuscito a dare uno spiraglio di luce. Lui invece, nei pochi anni in cui ha dato il suo contributo alla fisica teorica, ha fatto scoperte importanti, alcune solo teorizzate come quella che riguarda la recente scoperta dei neutrini più veloci della luce condotto fra il Cern di Ginevra e i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). E alla luce della teoria di Majorana non ci sarebbe contraddizione con la teoria della relatività di Einstein. E’ quanto rilevano i fisici Fabrizio Tamburini e Marco Laveder, dell’università di Padova, in un articolo pubblicato sul sito Arxiv.
”Rileggendo gli appunti di quasi 80 anni fa scritti da Majorana, mi sono convinto che quella sua teoria dava delle predizioni che erano in ottimo accordo con i risultati dell’esperimento Opera”, commenta Tamburini sul sito dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf).
La teoria di Majorana che ”salverebbe” sia i nuovi dati sia la teoria della relatività risale al 1932 e ipotizza che in particolari condizioni le particelle possano assumere una massa ‘immaginaria’. Grazie a questa proprietà insolita le particelle possono essere ‘liberate’ dai limiti imposti dalle equazioni della relatività e permettergli di viaggiare più veloci della luce.
”L’interpretazione che noi diamo al lavoro del fisico italiano è a nostro avviso del tutto ragionevole”, osservano Tamburini e Laveder. Alla luce della teoria di Majorana i neutrini potrebbero quindi diventare ‘tachionici’, cioé potrebbero viaggiare oltre la velocità della luce se costretti ad attraversare un materiale molto denso. Naturalmente, rilevano i fisici, anche questa teoria dovrà essere verificata e confermata da nuovi esperimenti.