Adesso la sfida è conoscere più da vicino questa particella prevista dai fisici teorici quasi 50 anni fa. Cioè capire il ruolo che il bosone di Higgs possa aver avuto nei primi istanti di vista dell’universo, per esempio dando il via al processo di espansione ancora in atto.
Umberto Dosselli, vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), all’Agi ha dichiarato: “Abbiamo confermato la scoperta del bosone di Higgs, ma alcune anomalie nei parametri ci suggeriscono che forse c’è qualcosa di più. Ci stiamo aggrappando con tutte le nostre forze all’idea che ci può essere anche dell’altro rispetto alla scoperta della particella prevista dal Modello Standard”. “Il lavoro fatto fino ad oggi – spiega – non è stato facile perché siamo dinanzi a fenomeni rari: bisogna fare una selezione tra miliardi di collisioni. Ma alla fine ci siamo riusciti. Man mano che la statistica è aumentata siamo potuti entrare nei dettagli”. Tra i dettagli però, sembra ci sia un’anomalia, una sorpresa: “Abbiamo scoperto che tutto torna – dice Dosselli – ma tra i molti parametri analizzati, ce ne sono alcuni in cui sembra esserci un’anomalia, come se la particella non fosse proprio il bosone di Higgs quanto piuttosto un suo cugino”. Dosselli pero’ invita a non trarre conclusioni affrettate.
Intanto l’Infn invita tutti gli interessati, il 14 marzo all’Auditorium di Roma, a un incontro dove saranno presenti i protagonisti della scoperta: Fabiola Gianotti, coordinatrice internazionale dell’esperimento ATLAS dell’acceleratore LHC, Guido Tonelli, coordinatore emerito dell’esperimento CMS, e Luciano Maiani, ex direttore generale del Cern.