La RU486 da decenni è usata in tutto il mondo, considerata un farmaco essenziale dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità ), ma in Italia è ancora vittima di molti pregiudizi. Il parere del medico
Il percorso travagliato della pillola abortiva è iniziato vent’anni fa e solo da qualche mese la sua assunzione è stata legalizzata. Sono serviti ben settecento giorni di istruttoria per il via libera definitivo da parte dell’Aifa, l’agenzia per il farmaco. Ora le donne che vogliono interrompere la gravidanza possono scegliere tra aborto chirurgico, regolato dalla legge 194, e aborto farmacologico. Ma le polemiche nonsi fermano: il nodo adesso è quello del ricovero.
Ricovero ospedaliero
La donna che assume la RU486, per la legge, dovrebbe restare ricoverata tre giorni in ospedale fino all’espulsione dell’embrione, l’aborto chirurgico, invece, avviene in day hospital. Ovviamente resta salvo il diritto della donna di firmare e uscire comunque dall’ospedale, Intanto in molte Regioni si organizzano riunioni per stabilire le linee guida della somministrazione. Il dibattito è aperto anche all’interno dei singoli ospedali, soprattutto i policlinici, dove vengono fatti molti aborti ogni anno.
 RU486 Come funziona
Innanzitutto non si tratta di una, ma di quattro pillole: tre pillole di mifepristone che vanno assunte il primo giorno a distanza di poco tempo l’una dall’altra; la quarta, la prostaglandine dopo tre giorni. Le pillole vanno prese entro 11-12 settimane dal concempimento.
Le prime tre tolgono nutrimento al feto, ma è la prostaglandine, il farmaco più pericoloso, perchè provoca l’espulsione del materale abortivo che può avvenire subito oppure nei giorni successivi.Il travaglio abortivo è personale, la paziente può sentire dolori alla pancia, nausea, vomito, come se avesse il ciclio mestruale. Per alcune donne è più intenso per altre meno. La Ru486 non richiede né anestesia né l’intervento chirurgico e, se usata correttamente, funziona nel 95% dei casi.
Pro&Contro
Come ogni argomente scottante ci sono i i sostenitori e i derattrattori.
«L’aborto chimico con la RU486,è psicologicamente meno invasivo», dice Silvio Viale, ginecologo dell’Ospedale Sant’Anna di Torino. «Nel 95% dei casi si può evitare l’intervento chirurgico, che comporta un secondo intervento nel 2% dei casi. Le complicanze sono rare e minori rispetto all’aborto chirurgico».
Non la pensa così il professor Luciano Bovicelli, ordinario di Clinica Ginecologica e Ostetrica dell’Università di Bologna: «Non è affatto “una pillola dolce”, anzi con l’aborto chimico si corrono rischi enormi in particolare se viene effettuato in day hospital. La donna è abbondanata a sé stessa, non sa esattamente quando avverrà l’espulsione del feto, l’aborto può essere incompleto con il rischio di infezioni e perdita della fertilità ».
Negli altri Paesi
Le legislazioni dei Paesi europei per la RU486 sono molto diverse. In Irlanda, Polonia e Lituania risulta ancora non commerciabile. I Paesi in cui è attualmente utilizzata sono Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Lettonia, Norvegia, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria. In Italia è stata introdotta da poco e già molte donne l’hanno scelta come opzione all’aborto chirugico. In Francia viene scelta dal 43% delle pazienti, mentre in Spagna è da poco stato autorizzato l’uso della RU-486, a domicilio, entro la settima settimana di gestazione.
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