Sembra sempre più diffusa l’intolleranza al lattosio. Ma cos’è esattamente? Quali sono i sintomi, quali sono le differenze tra intolleranza e allergia? Cosa mangiare? Abbiamo chiesto a un esperto quali sono i cibi da evitare e quali invece sono consigliati.
La sensazione più frequente è quella di sentirsi gonfia, senza un preciso motivo. Se questa condizione capita spesso potrebbe trattarsi di un’intolleranza al lattosio, un disturbo molto frequente sia in Europa che negli Usa, con punte che toccano il 30% della popolazione. «La prima cosa da chiarire è che allergia e intolleranza non sono la stessa cosa», precisa Michele Carruba, direttore del Centro Studi e Ricerca sull’Obesità dell’Università di Milano. «Esistono solo due intolleranze al cibo, quelle al glutine e al lattosio. Tutte le altre sono allergie alimentari, in pratica l’organismo produce un tipo di anticorpi, chiamati IgE, contro determinate sostanze. Le allergie possono manifestarsi con orticaria, tosse, asma, vomito e problemi gastro-enterici».
Perché si manifesta l’intolleranza al lattosio?
Questo disturbo si sviluppa nell’intestino, dove non è presente l’enzima lattasi che permette di scindere il lattosio in zuccheri semplici che vengono poi assorbiti dal tratto gastrointestinale. Non tutte le persone che hanno una carenza di lattasi sviluppano sintomi evidenti, ma quelli che li manifestano vengono definiti intolleranti al lattosio e devono escludere determinati i cibi che lo contengono. «In caso contrario – continua lo specialista – il lattosio viene fatto fermentare dalla flora batterica dando origine a problemi gastro intestinali di vario genere. Per scoprire l’intolleranza basta un semplice esame, il Breath Test al lattosio, che si effettua in laboratorio».
I cibi da evitare se si è intolleranti al lattosio
Il latte è presente in molti cibi della nostra alimentazione quotidiana: merendine, biscotti, creme, in molti casi anche nei salumi o come polvere di lattosio nei granuli omeopatici. «Se una persona ha accertato un’effettiva intolleranza al lattosio, dovrebbe ridurre dalla sua dieta i cibi contenenti lattosio, come: latte vaccino, latte di capra, latticini freschi, gelati, panna o prodotti in cui il latte o il lattosio sono usati come ingredienti», continua Carruba. «Dovrebbe anche abituarsi a leggere le etichette degli alimenti per vedere se c’è la presenza di lattosio. Nella maggioranza dei casi però i pazienti riescono a sopportarne piccole quantità (massimo una tazza di latte) senza sintomi fastidiosi, come diarree e forti dolori addominali».
I cibi amici: le alternative al latte
I latticini sono i cibi più ricchi di calcio e vitamina D, privarsene significa mettere a rischio la salute delle ossa e non solo, visti i tanti studi che dimostrano l’importanza della vitamina D nella prevenzione di moltissime malattie. «Anche nei casi più seri, però, è possibile non rinunciare ai latticini – prosegue lo specialista – Quando c’è stata una completa remissione dei sintomi si può cominciare a reintrodurre minime quantità di latticini. Magari scegliendo prodotti a contenuto ridotto di lattosio, che possono fornire il giusto apporto di tutti gli altri nutrienti, come il latte scremato o parzialmente, lo yogurt e il parmigiano, soprattutto se stagionato a lungo e, quindi con un contenuto di lattosio quasi nullo. Questi formaggi arrivano a fornire oltre 1300 mg di calcio per 100 grami e un loro consumo regolare può supplire il carente apporto derivante dalla mancata assunzione di latte». Un’alternativa al latte? Soia bio, latte di riso, latte di farro e latte di mandorle, tutti alimenti che apportano vitamina E e minerali.
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Giornalista esperta di salute e benessere, vive e lavora a Milano