Le allergie primaverili colpiscono soprattutto all’inizio della stagione. Un fenomeno in cresciuta in Italia, in particolare tra le donne e i giovani. Tanto diffuso e rilevante da pesare anche sulla nostra economia. Come difendersi? Una soluzione c’è. L’abbiamo chiesta a un esperto.
Le giornate diventano più lunghe e soleggiate, l’umore migliora, ma per chi soffre di allergie respiratorie, la primavera non è proprio la stagione ideale. In Italia ogni anno, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, circa nove milioni di persone si ammalano di allergie respiratorie a causa di pollini nell’aria.
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In totale, circa il 15-20% degli Italiani soffre di questo disturbo, che nell’80% dei casi porta ad un attacco di asma, un fenomeno in crescita, che colpisce circa 3,7 milioni di italiani, soprattutto i giovani e le donne.
La terapia si rinnova
«L’asma richiede un controllo prolungato nel tempo e la possibilità di intervenire in maniera efficace e rapida ai primi sintomi», dice il professor Leonardo Fabbri, direttore della Clinica di Malattie respiratorie dell’Università di Modena-Reggio Emilia. «La primavera diventa la stagione incubo per i pazienti perché i pollini provocano riniti allergiche che, nell’80% dei casi, portano all’attacco d’asma.
Con conseguenze importanti sulla qualità di vita». La buona notizia è che la terapia oltre ai farmaci già in uso, utilizzanti non più solo come mantenimento, ma anche al momento del bisogno, si arricchisce di una nuova formulazione. I ricercatori italiani hanno notato che l’associazione fissa di beclometasone- formoterolo in formulazione spray extra fine, può essere somministrata con successo ai primi sintomi di una crisi evitando un ulteriore peggioramento. Questa è la “via italiana” per curare l’asma e i risultati di questo studio sono stati pubblicati su Lancet Respiratory Medicine, una costola della prestigiosa rivista “Lancet”.
Incide anche sull’economia
Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), l’asma colpisce 150 milioni di persone nel mondo e i nuovi casi aumentano del 50% ogni dieci anni. In Italia ogni riacutizzazione dell’asma costa, secondo le più recenti stime, circa 1.500 euro, un ricovero di cinque giorni oltre 2.000. Spese che potrebbero essere evitate adottando il nuovo approccio terapeutico, che permette un miglior controllo dell’asma e delle sue complicanze.
«Questo studio fa onore al nostro Paese – continua il professor Fabbri – con la nuova terapia riusciamo a ridurre del 36% le riacutizzazioni e di un terzo i ricoveri ospedalieri. Il farmaco, approvato dall’Aifa, e’ già disponibile in farmacia in fascia A. Si tratta quindi di un risultato dell’eccellenza della ricerca del nostro Paese». La pneumologia italiana, infatti, è ai vertici mondiali , aspetto consolidato anche dall’elevato numero di pubblicazioni firmate dai nostri ricercatori e dal ruolo che svolgono all’interno della Società europea.
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