Il dragoncello ha un sapore unico, proprietà interessanti per l’organismo e tanti possibili usi in cucina. Ma anche delle curiose origini leggendarie che hanno a che fare con i draghi. Scopriamo questa erba aromatica oggi sottovalutata.
Si chiama dragoncello o estragone ed è una pianta aromatica usata in cucina per condire pesce, uova, ceci, verdure o carne, ma non solo. Originaria della Russia, è anticamente utilizzata anche in Italia, in particolare in Toscana, anche se è meno diffusa di altre spezie. E invece, per sapore e proprietà, il dragoncello è una spezia assolutamente da riscoprire, spesso consigliata, grazie alla sua sapidità, al posto del sale, ad esempio per chi ha problemi di pressione alta. Scopriamo tutto ciò che c’è da sapere sul dragoncello.
Il dragoncello nelle ricette e il suo sapore
Prima di tutto: che sapore ha il dragoncello? Il sapore di questa erba aromatica è unico e difficile da descrivere. Un po’ amaro, un po’ dolce, un po’ salato e pepato, pungente ma non forte. Ad alcuni ricorda la menta, ma noi che l’abbiamo assaggiato possiamo dire che non ha il sapore della mente (è una questione soggettiva!). Nella cucina francese viene usato per le salse (famosa la salsa bernese), ma anche in quella italiana – in particolare Toscana – era usato, soprattutto in passato, non solo per salse ma anche per condire a fine cottura pesce, uova, legumi, carne e verdure. Vediamo qualche esempio di uso in cucina del dragoncello.
Il dragoncello tritato sta molto bene ad esempio in una vellutata di ceci.
Oppure in un’insalata di finocchi, magari con arancia e pinoli.
Il dragoncello, grazie al suo sapore particolare, si presta a condire pesci grassi e dal sapore rotondo come il salmone. E più in generale tutti i pesci fatti al forno, magari inserendolo in un trito di varie spezie ed erbe aromatiche.
Un uso frequente del dragoncello è con le uova. Aggiungetelo a fine cottura – che siano uova al tegamino o strapazzate – come si aggiunge il sale o il pepe. Non fatelo cuocere, la cottura ne modifica il sapore.
Si può aggiungere anche a ricette di carne, esattamente come per il pesce, e in generale in triti da usare come condimento o salse.
In Toscana ad esempio si fa la salsa al dragoncello, tipica di Siena. E’ a base di dragoncello, prezzemolo, pane, aceto, olio, sale e pepe. Si conserva e si utilizza per insaporire numerose ricette, inserirla nelle panature, ma anche nelle frittate e perfino nella pasta.
Come sostituire il dragoncello in cucina
Dato che viene spesso indicato nella preparazione di alcune ricette, ma non sempre lo abbiamo in casa o lo troviamo al supermercato, molte persone si chiedono come sostituire il dragoncello in cucina. Ovvero quale sia la spezia o erba da usare come sostituto del dragoncello.
Si può sostituire con timo o erba cipollina. Ma, per il suo particolare sapore, la soluzione ideale è sostituirlo con più spezie. Ad esempio un mix di pepe, origano, anice.
Insomma, come abbiamo visto gli usi in cucina del dragoncello sono tanti e sono tante le ricette in cui si può inserire questa erba aromatica oggi molto sottovalutata. Anche perché, oltre ad essere utile per sostituire il sale, ha anche delle proprietà interessanti per il nostro organismo.
Dragoncello, le proprietà
Il dragoncello contiene sali minerali, vitamina C e vitamina A. In passato si usava masticare foglie fresche di dragoncello per curare il mal di gola. Sappiamo che già gli antichi Greci lo usavano come antisettico. Questa pianta è stata utilizzata storicamente per le proprietà digestive, per favorire la digestione, contro meteorismo e aerofagia.
Dragoncello, dove si compra
Si può trovare in polvere, oppure in forma di foglie essiccate, nei supermercati più forniti o nei negozi specializzati. Altrimenti, se proprio non lo trovate, si può acquistare anche online. Più difficile trovare invece il dragoncello fresco. Per questo motivo c’è chi lo coltiva in casa, magari in un orto di piante aromatiche o semplicemente in casa, magari nel balcone.
Vedi anche: Piante aromatiche in casa
Ricordiamo che esistono due varietà di dragoncello: quello russo-siberiano (dal sapore più forte) e il dragoncello francese. Ma viene coltivato anche in Italia, anche se sempre meno.
Curiosità sul dragoncello e perché si chiama anche “erba dragona”
Come si può intuire l’origine del nome di questa pianta viene proprio dai draghi, e per questo viene chiamata anche erba dragona. Secondo la tradizione infatti si pensava che, fra le tante proprietà, il dragoncello potesse anche curare il morso dei draghi. Secondo alcuni il nome potrebbe essere nato perché, oltre alle sue ben note proprietà antiinfiammatorie, il cespuglio della pianta potrebbe ricordare la forma di un drago.
A Siena si racconta una leggenda che invece non ha niente a che fare con i draghi. Secondo il mito senese durante l’occupazione dell’esercito di Napoleone una meravigliosa fanciulla si innamorò di un soldato a cavallo, ovvero un “dragone”. Un giorno il soldato, pulendo gli stivali alla finestra, fece cadere dei semi in un vaso che la ragazza, perdutamente innamorata, teneva sul davanzale. Il cavaliere andò via, ma da quel vaso e da quei semi nacque questa strana piantina che la ragazza chiamò dragoncello.
Il dragoncello viene chiamata anche Estragone, Dragone, Tragone, o Artemisia (il nome scientifico è infatti Artemisia dracunculus). In francese si chiama “estragon” e in inglese “tarragon”.
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