Conclave: come mai si sapeva ciò che sarebbe accaduto?

Sin dalla mattina si sapeva l’orario della fumata bianca e addirittura il nome del nuovo papa. Un conclave rapido e nel segno del ricambio, in cui però la famosa segretezza vaticana – e forse l’indipendenza – ha lasciato a desiderare. Vediamo cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nell’elezione più seguita del pianeta.
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Jorge Bergoglio, papa Francesco I (o Francesco II, come notano a Roma, dove il primo Francesco è sempre Totti): toccherà a questo settantaseinne con un polmone solo, venuto “quasi dalla fine del mondo”, guarire il volto “deturpato” della Chiesa dopo anni di divisioni e scandali.

In attesa di scoprire se ci riuscirà o meno, si può già riflettere sul conclave che lo ha eletto, capendo cosa ha funzionato e cos’altro no.

COSA HA FUNZIONATO

La rapidità: il conclave si conferma efficientissimo quanto a rapidità. Stavolta sono bastati cinque scrutini e un giorno e mezzo di votazioni. Secondo un vecchio detto vaticano, il primo giorno del conclave appartiene agli uomini, il secondo al diavolo e il terzo allo Spirito Santo. Ma la macchina elettorale appare ormai talmente rodata che anche i vecchi modi di dire non le stanno più dietro.

Il ricambio: è significativo che sia stato eletto colui che, secondo le cronache ufficiose, si era collocato al polo opposto rispetto a Ratzinger durante il conclave precedente. Ciò sembra dimostrare: 1) che il conclave è capace di un suo certo “pluralismo” interno; 2) che le posizioni politiche, dottrinali e amministrative nelle alte sfere della Chiesa cambiano anche nell’arco di pochi anni e sono quindi in evoluzione, a dispetto dell’immagine spesso monolitica che la Chiesa dà di se stessa.

COSA NON HA FUNZIONATO

Il segreto: sin dalla mattina del 13 marzo si era diffusa la voce che il papa sarebbe stato eletto al quinto scrutinio, che la fumata bianca sarebbe arrivata alle 19 e che alle 20 il protodiacono avrebbe urlato “habemus Papam!” Ma la cosa che più stupisce è come la scelta – per certi versi shock – di chiamarsi Francesco I fosse stata oggetto di discussione e di anticipazioni sulla stampa di tutto il mondo già da settimane. Il dato è molto significativo e denuncia l’apertura di crepe clamorose nella cortina di silenzio che dovrebbe avvolgere le operazioni elettorali. Se questa riservatezza vuole essere preservata, forse il nuovo Papa dovrebbe prendere in considerazione l’idea di estendere la segregazione dei cardinali anche alle congregazioni, che in questa occasione sono state ben più che decisive per la scelta finale.

L’indipendenza: ciò che non bisogna dimenticare è che la segregazione dei cardinali durante il conclave ha lo scopo (ormai principale) di preservare l’indipendenza degli elettori dalle ingerenze esterne dei capi di Stato e di governo, dei poteri economici, della stampa, etc. Se ci sono state delle falle clamorose nel sistema di segretezza e riservatezza del conclave non è assurdo ipotizzare cedimenti anche sul piano dell’indipendenza. E questa, dal punto di vista della Chiesa cattolica, non può che esser vista come una seria criticità.

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