Rosatellum, dai collegi uninominali alle soglie di sbarramento. Ecco come si vota e cosa prevede la legge elettorale attuale.
Alle elezioni politiche 2022 si vota con il Rosatellum, ovvero le legge elettorale al momento in vigore in Italia. Quasi tutti i partiti hanno dichiarato di volerla cambiare, perché non garantisce governabilità , come dimostrato dall’ultima legislatura. Eppure questo sistema di voto complicato è ancora in vigore e condizionerà l’esito delle urne. Cerchiamo allora di capire in modo semplice come funziona davvero il Rosatellum.
Quali sono le principali caratteristiche del Rosatellum?
Il sistema elettorale adottato in Italia si chiama Rosatellum ed è quello con cui voteremo il 25 settembre 2022 (e già utilizzato nel 2018). Tramite questo voto viene eletto il Parlamento (dopo la riforma costituzionale saranno 200 senatori e 400 deputati) che a sua volta voterà la fiducia al nuovo governo. Si tratta di una legge mista, ovvero che elegge in parte con sistema maggioritario in parte con il proporzionale.
Ma praticamente come si eleggono i parlamentari con questo sistema di voto? Come segue:
- 37% dei seggi (147 deputati e 74 senatori) tramite collegi uninominali
- 61% dei seggi (245 deputati e 122 senatori) in proporzione ai voti presi da partiti e coalizione che superano le soglie di sbarramento.
- 2% dei seggi con il voto degli italiani residenti all’estero (che avviene per corrispondenza).
Vediamo nel dettaglio cosa significano queste caratteristiche del nostro sistema elettorale.
Collegio uninominale e plurinominale significato
Per la parte di Rosatellum maggioritaria l’Italia è suddivisa in 147 zone denominate collegi uninominali. In ognuno di questi sulla scheda elettorale compare un solo nome e cognome dei candidati, nel riquadro associato al partito che li sostiene. Quindi ipoteticamente si troverà il nome Mario Rossi, nel riquadro del PD, della Lega o di un altro simbolo.
Barrare il nome del candidato o quello del partito significa concedere il voto al candidato indicato per il seggio in Parlamento. Viene eletto chi prende più voti fra i candidati dei vari partiti.
Viceversa il collegio plurinominale riguarda la parte proporzionale del voto. In questo caso sono presenti da 2 a 4 candidati, dove si esprime una preferenza a livello regionale. Il voto disgiunto fra partiti e candidati non è previsto. In pratica i seggi in questo caso sono ripartiti in proporzione ai voti o alle preferenze ottenute da coalizioni e candidati. Ma per avere un seggio è necessario che il partito dell’eletto superi determinate percentuali di voto.
Legge elettorale Rosatellum: le soglie di sbarramento
Esistono 2 soglie di sbarramento al di sotto delle quali i partiti non sono ammessi alla ripartizione dei seggi (ovvero non entrano in Parlamento):
- 3% dei voti per le singole liste a livello nazionale
- 10% dei voti per i partiti che si presentano in coalizione (non sono conteggiate quelle che prendono meno dell’1%).
Tuttavia esistono delle eccezioni per le liste forti in singole regioni o per le rappresentanze delle minoranze linguistiche.
Chi vince le elezioni con la legge elettorale attuale
Chi ottiene il maggior numero di seggi in entrambi i rami del parlamento. Come visto il numero scaturisce da un mix di voti fra maggioritario e proporzionale. Mentre i nomi dei rappresentanti vengono definiti in base a quelli che vincono nei collegi uninominali (ovvero con un solo candidato per partito/coalizione) e plurinominali (con più candidati).
Come già successo in passato però è difficile che una lista o coalizione elettorale riesca ad avere la maggioranza assoluta (ovvero il 50,1% dei seggi parlamentari).
Perché la legge elettorale si chiama Rosatellum?
Abbiamo visto in sintesi le principali caratteristiche dell’attuale legge elettorale italiana. Ma perché si chiama Rosatellum? Il motivo deriva dal nome dell’ideatore, ovvero Ettore Rosato, politico italiano coordinatore nazionale di Italia Viva (ex PD).
Quindi la firma su questo complicato sistema elettivo è quella del deputato Rosato, ma la sua proposta è stata votata dalla maggioranza del Parlamento nel 2017. Insomma, se ci troviamo al voto con un meccanismo così difficile e che quasi mai garantisce governabilità non è solo colpa del suo ideatore, ma di tutte le forze politiche che lo hanno voluto.
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Roberto D’Eugenio è nato in provincia di Teramo nel 1989. Laureato in economia e commercio presso l’Università G.D’Annunzio Chieti-Pescara e redattore da diversi anni, scrive articoli di economia e attualità per Donne Sul Web