Il parto in acqua è il metodo preferito di molte mamme: sfrutta la capacità naturale dell’acqua di rilassare e sciogliere le tensioni. Ma come funziona?
Il parto in acqua è la risposta naturale all’epidurale e costituisce l’opposto alla medicalizzazione. Come per l’epidurale, però, non tutti gli ospedali hanno una struttura per poter assistere a un travaglio o a un parto in acqua. Le strutture più adeguate sono diffuse prevalentemente nel centro-nord Italia.
Parto in acqua, perché sì
Il parto in acqua ha avuto origine dall’esperienza del medico russo Igor Tjarkowskij e ha permesso di sviluppare una nuova sensibilità per le esigenze della partoriente e del nascituro. E’ un metodo che sfrutta la grande capacità dell’acqua di rilassare e sciogliere tensioni e il fatto che può aiutare a sostenere il peso della pancia e dell’utero gravido che si sta contraendo, provocando un miglioramento della percezione del dolore.
Quando si può fare
Non può essere utilizzato, però, come strumento fin dalla prima contrazione, in quanto il travaglio si bloccherebbe, ma vanno aspettati almeno i primi 4-5 cm di dilatazione. Generalmente, sia il periodo dilatante che l’espulsivo sono avvertiti come meno dolorosi dalla donna anche perché i tempi per la dilatazione vengono diminuiti. Inoltre, l’acqua sostiene i muscoli perineali e distende i tessuti diminuendo molto l’incidenza di lacerazioni spontanee. Aumenta, poi, la produzione di endorfine materne che, attraversando la placenta, provocano sul bimbo un effetto lenitivo e rasserenante.
Un ulteriore vantaggio non trascurabile per la futura mamma è la maggior privacy. In acqua c’è solo la gestante e gli operatori all’esterno ed il numero degli interventi medicali si riduce drasticamente. Ad esempio non vengono applicate le manovre di Kristeller (la spinta effettuata sulla pancia dall’operatore, una metodica di cui purtroppo si abusa in Italia). Il parto in acqua può essere scelto da tutte quelle donne il cui stato non é a rischio: è da escludersi ad esempio in caso di un parto gemellare, una presentazione cefalica, ipertensione arteriosa o un travaglio non regolare.
Come avviene il parto in acqua
La futura mamma entra in una vasca piena di acqua calda con una temperatura che va mantenuta tra i 36/37 gradi. L’uomo, se la donna lo desidera, può partecipare al parto, entrando lui stesso nella vasca, massaggiando la mamma, aiutandola, per poi, al momento del parto, uscire. Il parto in acqua, è stato accertato, porta molti benefici alla salute del bambino perchè lo aiuta nel passaggio tra l’utero ed il mondo che lo attende fuori.
Il bambino potrebbe inalare acqua? No!
Può sorgere il dubbio che il nascituro, in occasione del parto, possa inalare acqua. Non c’è invece nessun pericolo perché il riflesso apneico nel neonato è perfettamente funzionante e la respirazione viene inibita dalla presenza di acqua. Nell’eventualità in cui dell’acqua entrasse nel cavo orale, verrebbe stimolata la deglutizione grazie al riflesso faringeo.
In più, al momento della nascita, il piccolo verrà sorretto dall’ostetrica che non lo lascerà sott’acqua ma lo sorreggerà detergendogli il viso, dopodiché rimuoverà con uno speciale sondino le mucosità presenti nel cavo orale (come fa in ogni parto). I corsi di acquaticità neonatale (di cui si raccomanda la partecipazione), daranno successivamente la possibilità al neonato di immergersi in apnea e nuotare con piena soddisfazione.
che bello, sarebbe un esperienza straordinaria!