Hai un meraviglioso bambino tra le braccia, eppure, ti viene da piangere. Non te lo spieghi, dovresti essere la donna più felice del mondo. Invece… una strana malinconia ti attanaglia. E’ uno stato d’animo che non avevi mai sperimentato. Non ti senti più neppure padrona di te stessa. Sei al settimo cielo e un istante dopo, senza ragione alcuna, provi una tristezza infinita. A quel punto ti senti in colpa. Il meccanismo è ovvio. Come si può essere così malinconici e portati alla lacrima facile con un bebè da accudire? Lui vi osserva attonito con quegli occhioni sbarrati e tu ti incupisci? Che fare allora? Prima di tutto, mettere al bando qualunque tipo di ansia o preoccupazione. Provare queste sensazioni è del tutto normale. Capita ad oltre il 70% delle madri, nei giorni immediatamente successivi al parto. Complici il drastico effetto del riassetto ormonale, la stanchezza fisica e quel sano senso di responsabilità che ogni mamma in erba è giusto che provi. E‘ una leggera depressione che gli psicologi, primo tra tutti lo psicanalista inglese Donald Winnicott, chiamano “baby blues”. Si piange senza motivo apparente, ci si sente inquiete, ansiose e facilmente irritabili. Ma bisogna avere soltanto un po‘ di pazienza. Nel giro di qualche giorno, tutto passa e si torna alla normalità . E se così non fosse? Allora la neomamma soffre di vera e propria depressione post partum. Circa il 15, 20% delle puerpere deve fare i conti con questa “patologia”. I sintomi sono quelli del baby blues, solo più eclatanti e destinati a trascinarsi per più tempo, in genere per qualche mese. Si fa fatica a prendere sonno, si è preda di facili sbalzi d’umore, di pianti a dirotto e si ha scarso appetito. Ma nulla di drammatico comunque. L’importante è non avere paura di prenderne coscienza e avere l’umiltà di lasciarsi dare una mano. Anche se, fino ad ora non ne avevate mai avuto bisogno. In fondo si parte da regole semplici: dare uno stop ai visitatori incalliti che si susseguono nelle ore più disparate delle giornata per far visita al neonato, prediligere una chiacchiera liberatoria con l’amica del cuore e chiedere al partner tanta, tanta disponibilità e pazienza. E anche in questo caso, senza sentirsi in colpa. Pensate a quanta ne avete avuta e ne avete voi nei suoi confronti. Non negatevi un aiuto domestico. Può essere molto proficuo, vi sgrava almeno da alcune noiose incombenze quotidiane. E se proprio vi sentite giù, se vedete tutto nero, senza via di fuga e speranza alcuna, se la gestione del bebè vi terrorizza, allora rivolgetevi ad uno psicoterapeuta. Vi darà i consigli migliori per destreggiarvi in questa situazione di emergenza. Non spaventatevi, non mettetevi già nei panni di Woody Allen: non dovrete andarci per tutta la vita. Questa è una fase transitoria. Mettetevi nell’ottica che passerà . E sentirsi sostenute e rincuorate può fare veramente la differenza per voi, il vostro bimbo e l’armonia familiare.
Paola Scaccabarozzi
8 febbraio 2011
Giornalista esperta di salute e benessere, vive e lavora a Milano
io penso che la cosa più importante è non sentirsi soli, ma soprattutto avere il coraggio di chiedere aiuto!