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Home » “Quote rosa, un male necessario” Intervista ad Alessandra Perrazzelli

“Quote rosa, un male necessario” Intervista ad Alessandra Perrazzelli

Di Natascia Ronchetti
3 Marzo 2021
in Interviste

Foto_Perrazzelli1Attenzione, non è una battuta. Se c’è un consiglio che Alessandra Perrazzelli si sente di dare alle donne che vogliono crescere professionalmente e non rinunciare alla famiglia è quello di scegliere con attenzione il padre dei propri figli. Per non tarparsi le ali. Per poter dire il doppio sì: al lavoro e agli affetti. Proprio quel doppio sì con il quale, alla fine, si dispiega il valore aggiunto della leadership femminile. Un affastellarsi di capacità, nel gestire famiglia e professione, che in azienda si traduce in un diverso ingegno.  Con la destrezza, tutta femminile, nel saper lavorare su più piani contemporaneamente. E poi con l’attitudine ad accogliere, ad ascoltare, a tenere unito il team. “Perchè se gli uomini sanno cavalcare rapidamente e con più efficacia le opportunità – dice -, le donne esprimono maggiori abilità nel coordinamento. E allora la sfida da affrontare è quella dell’inclusione delle diversità”. Alessandra Perrazzelli è la presidente di Valore D, associazione di 45 grandi imprese per il sostegno alla leadership femminile nelle aziende. Una leadership che nel nostro Paese è al lumicino. Siamo al 4%, in coda alle classifiche internazionali: in Europa ci superano abbondantemente anche Romania e Bulgaria.
Partiamo da questo dato, dalla bassissima presenza femminile ai vertici delle aziende.
Come si spiega il ritardo storico dell’Italia?
Ci sono due elementi da tenere in considerazione. Il primo riguarda la cultura del Paese e prescinde dalle pratiche aziendali: sostanzialmente attribuisce alle donne un maggiore valore in quanto mogli e madri, determinando una segregazione sociale. Il secondo fattore è una diretta conseguenza di questo impianto culturale. Le donne hanno minori opportunità nell’accesso al mondo del lavoro e nella crescita professionale perchè manca una politica a supporto della famiglia: devono farsi carico degli impegni professionali e del lavoro di cura. In questo quadro il tema della maternità è centrale. Ma l’unica forma di sensibilità e di sostegno che viene espressa è quella del part time, che è un ostacolo alla carriera, mentre le donne hanno bisogno di diverse forme di flessibilità del lavoro. Riuscendo a tenere insieme tutto esprimono una forza straordinaria ma non riescono a raggiungere posizioni apicali. E a ciò va aggiunto il problema della cooptazione maschile nei posti di potere. Gli uomini che li occupano tendono a scegliere altri uomini, e non donne, per la successione.

Intanto è arrivato il via libera da parte della commissione Finanze del Senato al ddl che a partire dal 2015 impone quote rosa pari al 30% nei cda e negli organi di vigilanza delle società quotate e delle controllate pubbliche. Come valuta il provvedimento? Il dibattito sulle quote rosa è aperto…
Si tratta di un rimedio doloroso ma necessario. Valore D ha lasciato le imprese associate libere di esprimere, ognuna, la propria opinione. Non lo avremmo mai voluto, perchè ciò che paga davvero è la valorizzazione del merito. Tanti amministratori delegati delle aziende che sono associate a Valore D ritengono infatti che questo provvedimento vada contro l’affermazione della meritocrazia. Ma sono anche consapevoli del fatto che, nell’attuale contesto, non possiamo farne a meno. La nostra posizione è di sostegno a tutte le misure che possono portare le donne a raggiungere posizioni apicali. Ma adesso le aziende devono fare i compiti a casa: devono spingere la presenza femminile nei posti di comando. Crediamo infatti che sia necessaria una manovra a tenaglia, che parte da una formazione adeguata sullo sviluppo degli skills, vale a dire sulle competenze, e arriva all’investimento sulla mentorship. Devono lavorare sulle donne che hanno un modello di ruolo al quale le giovani si possono ispirare e sui benchmarks nell’ambito della flessibilità degli orari di lavoro. E non possiamo dimenticare che a essere in default sono gli uomini, non le donne. Il problema delle quote rosa non riguarda noi ma loro, che non sanno condividere il potere.
Quindi le quote, male necessario, non bastano…
Il tema centrale è la creazione di un sistema di organizzazione del lavoro che tenga conto del fatto che ci sono diversità. Le aziende devono creare i presupposti di un percorso naturale di crescita della leadership femminile. Le quote rosa costituiscono una misura che indubbiamente può avere un effetto di spillover sulla società, vale a dire di innovazione sociale. Ma non sono sufficienti. Ci deve essere un intero sistema che marcia nella direzione del sostegno ai percorsi di carriera femminili: occorrono misure sociali a supporto delle donne che vogliono dire il doppio sì, alla famiglia e al lavoro.
Natascia Ronchetti
21 marzo 2010

 

Natascia Ronchetti

Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore

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Comments 11

  1. fschiavo80 says:
    12 anni ago

    io invece penso come Alessandra che le uote rosa siano (anche se a malincuore) un male necessario che non può far altro che migliorare la nostra situazione, non solo nella società, ma proprio a livello lavorativo!

  2. a.federica says:
    12 anni ago

    Sinceramente io ero una di quelle schierate contro le quote rosa, perchè sinceramente non le trovo utili a noi donne, però poi alla fine ripensandoci credo che sia un passo fondamentale per l’emancipazione professionale della donna! In fondo da qualcosa dovremmo pur partire!

  3. anna.sarno says:
    12 anni ago

    Il fatto che gli uomini preferissero altri uomini per la loro successione era indubbio, anche perchè questa storia si ripete da millenni. Il problema vero è che spesso, ora al di là del ddl che impone le quote rosa nei cda entro il 2015 non risolverà le cose, perchè sappiamo bene noi donne che gli uomini odiano le imposizioni! D’altro canto mi rendo conto che qualcuna di voi potrà dirmi: ma allora per noi donne non ci sarà mai spazio? Non lo so, almeno non lo spero, però so che comunque in una situazione politica, economica e sociale come quella italiana di spazio per le donne c’è n’è poco e di scarsa qualità! Noi lottiamo da anni per cambiare questa situazione ma non so fino a che punto questa potrà evolversi (in meglio)!!!

  4. miriam.r says:
    12 anni ago

    Io sono d’accordo! le quote non bastano, perchè sono solo la punta di un immenso iceberg! Noi donne abbiamo bisogno di più sostegno altrimenti è normale non riuscire a poter realizzarsi sia come madre che come moglie che come professionista!!!

  5. daniela75 says:
    12 anni ago

    La mia fortuna è aver trovato un uomo che mi ha dato la possibilità di crescere professionalmente e allo stesso tempo di crearmi una famiglia! E’ un uomo intelligente mio marito, ma capisco che non è sempre facile trovarne in giro! Quindi, ci si aspetterebbe che laddove i nostri mariti mancano allo Stato difendesse i nostri diritii, ma visto che in gran parte anch’esso è costituito da uomini, voi capite bene che noi donne non abbiamo molta scelta!!!

  6. manux74 says:
    12 anni ago

    Io credo che poi alla fine io problema come accenna anche la Perrazzelli sia quello che in Italia le misure sociali non sono facili da realizzare, quindi mancando queste manca tutto il resto! E’ inutile imporre alle aziende una quota fissa di dirigenti donne quando poi queste non hanno la possibilità di coniugare lavoro e famiglia…

  7. francescap says:
    12 anni ago

    “Un male necessario”… a pensarci è proprio vero! Se vogliamo che qualcosa cambi, questo ddl è proprio necessario, anche se in qualche modo un pò “umilia” noi donne e la nostra capacità, ma noi siamo forti e di certo non ci faremo fermare da così poco!

  8. tiziana.caso says:
    12 anni ago

    Da quello che ho letto la Perrazzelli è una donna dalle idee chiare, è concreta e per questo non gli piacciono i giri di parole. Anche a me ha colpito la sua intervista perchè parla di grandi problemi in maniera semplice! E soprattutto capisce e ci fa capire che il vero problema non siamo noi donne, ma gli uomini che non sanno davvero condividere con noi il potere!

  9. stella85 says:
    12 anni ago

    E’ vero la Perrazzelli ha centrato appieno il problema sociale, culturale e politico italiano che impedisce alla maggiorparte delle donne di affermarsi professionalmente. La sua chiave di lettura è precisa e puntuale ma soprattutto semplice! Complimenti!!!

  10. artesiac says:
    12 anni ago

    Effettivamente le parole di Alessandra sono vere e colgono in pieno lo stato delle donne italiane, sempre di fronte all’eterno bivio famiglia lavoro, e sempre più spesso “vittime della famiglia”!

  11. valentina.o says:
    12 anni ago

    Mi è piaciuta quest’intervista anche perchè mi ha dato molto da pensare, anche e soprattutto a cose a cui prima non avevo effettivamente pensato! E comunque la Perrazzelli ha proprio ragione quando dice che affinchè le donne possano dire un doppio si hanno bisogno di un grande uomo al loro fianco!!!

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