“Se al governo ci fossi io…” – Intervista a Margherita Hack

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Qualcuno a volte l’ha tirata per la giacca. L’ha blandita per lanciarla nell’arena della politica. Con la sua sagacia, la lingua tagliente. Ma Margherita Hack dice che ognuno deve fare il proprio mestiere. “Io so fare bene il mio: la scienziata. Non ci si può improvvisare politici. Anche se poi siamo in un Paese dove molti si buttano: famosi calciatori o famose soubrette…”. Attenzione, non trasudano ironia le sue parole. Semmai rabbia, indignazione vera. A 89 anni la grande astrofisica centellina giudizi affilati come lame. Perchè lei le idee chiare in testa le ha. Lucide e compatte. Per esempio: chi lo dice che la cultura non serve, che con la cultura non si mangia?

Mai tentata, in fondo, dalla politica. Eppure…Partiamo da qui, professoressa Hack. Fosse lei al governo che farebbe per prima cosa?
Che farei? Tante cose. Partirei dall’economia, cercherei di rianimarla per creare occupazione. Poi difenderei la nostra Costituzione, per preservarla da riforme che hanno fini poco chiari. Anzi, mi correggo, chiarissimi: hanno l’obiettivo di limitare la libertà dei cittadini, ridurre l’indipendenza della magistratura…Finanzierei la ricerca e la scuola pubblica. Perchè è con la cultura che un popolo progredisce. A differenza di ciò che pensa il ministro Maroni con la cultura si mangia: più un popolo è ignorante e meglio lo si manovra. Come dice Dario Fo l’operaio conosce cento parole, l’industriale ne conosce mille. E l’operaio resta sempre fregato.
Lo sa che lei è un modello per tante donne italiane? Si ricorda quando sono scese in piazza il 13 febbraio? Indicavano lei e Rita Levi Montalcini
Ah, non so se sono un modello. Sono una persona che ha fatto una carriera normale di ricercatrice. Poi sono una che ragiona, che non ha paura delle autorità costituite.
Quel giorno si ebbe l’impressione che uno scossone sarebbe potuto arrivare proprio dalle donne…
Io spero che arrivi da parte di tutti. Si pensa sempre che sia stato toccato il fondo. E invece…Io non capisco come mai la gente non si indigni di fronte a un Parlamento pieno di persone arroganti e ignoranti. Adesso si parla di rivedere la Costituzione, che è un modello di democrazia costruito da un gruppo di persone che avevano una levatura ben diversa da quella dell’attuale classe politica. Era incomparabilmente migliore: non pensava solo al proprio interesse.
Rimpiange i politici del dopoguerra?
Mah, penso alla Dc, in cui c’erano cristiani veri, eppure anche più indipendenti dalla Chiesa. Che differenza con la classe politica attuale, che è succube del Vaticano… Non si riesce a fare una legge sulle coppie di fatto. Si è approvata una normativa sulla fecondazione assistita che limita la ricerca sulle cellule staminali. E la ricerca è fondamentale per riuscire a combattere tante malattie.
Insomma, cosa ha perso per strada questo Paese?
Ha perso la capacità di indignarsi. Deve ritrovare la moralità e la dignità, il senso della solidarietà, il senso dello Stato. Il livello morale del popolo, che era già basso, è precipitato. Basti pensare che chi non paga le tasse è considerato un furbo. Ma come si fa, mi chiedo, a non indignarsi, quando il 30% dei giovani è disoccupato? Bisogna difendere i valori dell’onestà che sono contenuti nella nostra Costituzione, stare attenti ai diritti dei lavoratori e dei precari. E combattere il razzismo. Basti pensare a quello che è successo a Rita Levi Montalcini, che ha avuto una vita ben difficile: a causa delle leggi razziali fu costretta a lavorare nella clandestinità. Eppure oggi assistiamo di nuovo a fenomeni di intolleranza.
E dell’opposizione che pensa?
La sinistra è purtroppo quasi inesistente. E invece quando si rischia di affondare bisognerebbe stare tutti uniti.
Non si salva praticamente nessuno?
Siamo tornati indietro, siamo un Paese in via di sottosviluppo. Bisogna cambiare anche la legge elettorale, che espropria gli elettori del diritto di votare persone capaci e competenti invece di persone che sono agli ordini del capo.
E le donne che cosa dovrebbero fare?
La legge riconosce piena parità di diritti. Devono battersi, avere più grinta e pretendere ciò che loro spetta. Tendono ad essere poco combattive e invece bisogna tirare fuori le unghie, lavorando bene e seriamente e pretendendo che il proprio lavoro sia riconosciuto. Devono gettarsi nella mischia e combattere.
Mettendo magari da parte la modestia?
La modestia conta fino a un certo punto. Se uno è troppo arrendevole rischia di farsi mettere i piedi sulla testa.
di Natascia Ronchetti
2 maggio 2011

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