Chi non ricorda quando si presentò al cospetto di Margaret Thatcher – era il 1984 – con una t-shirt che invitava i consumatori a lottare contro le testate nucleari? “Avevo indossato una giacca per coprire la maglietta. Quando fui al cospetto della premier me la tolsi e lei vide lo slogan. Mi disse: finalmente una persona originale…Ma da quel momento nessuno, tra i partecipanti al ricevimento, mi rivolse più la parola”. Sulla t-shirt c’era scritto “58% don’t want pershing”, il suo nome rimbalzò in tutto il globo e Katherine Hamnett divenne paladina di una moda capace di coniugare idee ed etica, creatività e responsabilità sociale, sostenibilità ambientale e produzione in serie. Non è affatto cambiata da allora. Anzi. Le sue t-shirt sono diventate celebri, con i famosi slogan che sono inni al potere dei consumatori, incitazioni a un consumo consapevole per un mondo migliore. In Italia, oggi, ha incontrato un partner che condivide gli stessi valori, Coop Italia, il colosso cooperativo per il quale firma la collezione “Vesto come penso”. Magliette, leggins, abiti, shorts. Capi basici semplici e raffinati, con prezzi alla portata di tutte le tasche, realizzati in cotone biologico certificato da Fairtrade, per una produzione e un commercio equi e solidali.
Lei crede molto nel potere dei consumatori…
Sì, possono controllare le catene di produzione e decidere il futuro del mondo. Le donne, poi, hanno una forza immensa, perché generalmente sono responsabili della spesa della famiglia. L’unico modo che abbiamo per voltare pagina e avere una società più equa è quello di controllare ciò che compriamo.
Da dove nasce il suo impegno?
Tutto parte dagli anni Ottanta. Ero stata raggiunta dal successo internazionale ma mi mancava qualcosa. Volevo fare un lavoro che non facesse male a niente e a nessuno. Così iniziai una ricerca sull’impatto della moda sull’ambiente e sulla società. Per poi rendermi conto che milioni di persone lavorano in condizioni di quasi schiavitù, che l’uso indiscriminato dei pesticidi può provocare gravi danni all’ambiente e alle persone, in particolare i bambini. Sono andata in Africa per verificare di persona le condizioni di vita e di lavoro dei coltivatori. Quando sono rientrata in Europa ho deciso: con la mia griffe avrei dovuto contribuire ad educare i consumatori ad essere critici e consapevoli.
E adesso ha incontrato, in Italia, anche Coop per cui firma la nuova collezione…
Sì, e sono molto felice di questa collaborazione: condividiamo gli stessi valori.
Uno dei suoi slogan recita così: choose love. Un invito ad amare?
E’ un invito ad amare gli altri, la natura e gli animali. Ma anche a considerare che tutti insieme possiamo lottare per un mondo migliore. E ottenerlo.
Lei realizza i suoi capi con cotone biologico…
Si, sono prodotti in India e certificati da Fairtrade, che garantisce una produzione sostenibile anche sul piano dei diritti dei coltivatori, assicurando una retribuzione equa per contribuire allo sviluppo delle comunità locali. Abbiamo scelto per la confezione uno stabilimento indiano e controlliamo tutta la filiera produttiva, offrendo al consumatore la possibilità di fare altrettanto.
Ci sono donne di potere che le piacciono?
Michelle Obama è favolosa. Non mi piace invece Hillary Clinton.
E Margaret Thatcher le piaceva?
No. Ha fatto scelte profondamente sbagliate, che hanno provocato molti danni. E non solo in Gran Bretagna.
Dia un suggerimento. Qual è il segreto dell’eleganza?
La semplicità. Gli abiti semplici non vanno mai fuori moda. Vanno bene per una vacanza al mare o in montagna, per l’ufficio. Ma anche per una cena con un presidente.
Lei crede molto nel potere dei consumatori…
Sì, possono controllare le catene di produzione e decidere il futuro del mondo. Le donne, poi, hanno una forza immensa, perché generalmente sono responsabili della spesa della famiglia. L’unico modo che abbiamo per voltare pagina e avere una società più equa è quello di controllare ciò che compriamo.
Da dove nasce il suo impegno?
Tutto parte dagli anni Ottanta. Ero stata raggiunta dal successo internazionale ma mi mancava qualcosa. Volevo fare un lavoro che non facesse male a niente e a nessuno. Così iniziai una ricerca sull’impatto della moda sull’ambiente e sulla società. Per poi rendermi conto che milioni di persone lavorano in condizioni di quasi schiavitù, che l’uso indiscriminato dei pesticidi può provocare gravi danni all’ambiente e alle persone, in particolare i bambini. Sono andata in Africa per verificare di persona le condizioni di vita e di lavoro dei coltivatori. Quando sono rientrata in Europa ho deciso: con la mia griffe avrei dovuto contribuire ad educare i consumatori ad essere critici e consapevoli.
E adesso ha incontrato, in Italia, anche Coop per cui firma la nuova collezione…
Sì, e sono molto felice di questa collaborazione: condividiamo gli stessi valori.
Uno dei suoi slogan recita così: choose love. Un invito ad amare?
E’ un invito ad amare gli altri, la natura e gli animali. Ma anche a considerare che tutti insieme possiamo lottare per un mondo migliore. E ottenerlo.
Lei realizza i suoi capi con cotone biologico…
Si, sono prodotti in India e certificati da Fairtrade, che garantisce una produzione sostenibile anche sul piano dei diritti dei coltivatori, assicurando una retribuzione equa per contribuire allo sviluppo delle comunità locali. Abbiamo scelto per la confezione uno stabilimento indiano e controlliamo tutta la filiera produttiva, offrendo al consumatore la possibilità di fare altrettanto.
Ci sono donne di potere che le piacciono?
Michelle Obama è favolosa. Non mi piace invece Hillary Clinton.
E Margaret Thatcher le piaceva?
No. Ha fatto scelte profondamente sbagliate, che hanno provocato molti danni. E non solo in Gran Bretagna.
Dia un suggerimento. Qual è il segreto dell’eleganza?
La semplicità. Gli abiti semplici non vanno mai fuori moda. Vanno bene per una vacanza al mare o in montagna, per l’ufficio. Ma anche per una cena con un presidente.
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore