Un sistema del welfare da riformare per eliminare le disparità tra chi ha un contratto a tempo indeterminato e chi ha un contratto flessibile. Ma anche una politica economica da ripensare, per evitare gli errori commessi durante la crisi economica mondiale, come la scelta di lanciare ciambelle di salvataggio alle istituzioni finanziarie a scapito del sostegno diretto alle imprese e all’occupazione. Per l’economista Tito Boeri, docente all’Università Bocconi e direttore scientifico del Festival dell’economia di Trento, i Governi potevano operare meglio durante la recessione. E conferma: l’Italia, nella ripresa, è fanalino di coda in Europa, fa peggio della media dei Paesi dell’area euro.
Nel pieno della crisi economica mondiale molti economisti, ma anche imprenditori, dissero: nulla sarà più come prima. Oggi questo sembra essere confermato. Che cosa è cambiato o sta cambiando? La recessione ha ridisegnato i confini della crescita economica?
Molte cose sono cambiate, altre no. Tra le prime individuiamo una crescita economica che è accompagnata da una scarsa ripresa occupazionale. E questo lo vediamo a partire dagli Stati Uniti, dove il mercato stenta a riassorbire posti di lavoro. Non è cambiato invece il ritmo di crescita dei Paesi emergenti, come India, Brasile e Cina, per i quali il 2009 è stato solo una parentesi. Le economie avanzate hanno sofferto e soffrono di più, con una ripresa ancora modesta. L’Italia poi è il fanalino di coda. Prima, durante e dopo la recessione abbiamo fatto peggio della media dei Paesi dell’area euro. Il mondo dopo la crisi sarà ancora più un mondo a doppia velocità.
Fino a non molto tempo fa il protezionismo tra gli economisti era un tabù. Oggi sembra farsi strada. Che cosa sta succedendo?
La grande recessione ha contribuito a minare molte vecchie certezze. E quindi molti economisti si sono giustamente interrogati sulla validità o meno di alcune conclusioni della teoria economica. Alcuni miei colleghi hanno trovato nuove ragioni a favore del protezionismo. Io non mi sento però di appartenere a questa categoria. Penso invece che si debba ripensare alle politiche industriali, anche di tipo selettivo, ma a condizione che siano rivolte principalmente verso i settori maggiormente esposti alla concorrenza. Penso inoltre che si debbano riconsiderare i legami fra mercati finanziari e mercato del lavoro. Anche dal punto di vista delle politiche economiche: in molti casi si è preferito salvare le istituzioni finanziarie piuttosto che direttamente le imprese e i posti di lavoro. Io credo che sia opportuno riconsiderare queste scelte. I governi potevano fare meglio durante la crisi.
Torniamo all’occupazione: ancora non assistiamo a una ripresa, anche nel nostro Paese la disoccupazione è in crescita…
Il nodo fondamentale è la natura della recessione, che è nata nei mercati finanziari. Questo tipo di crisi può avere strascichi molti lunghi e pesanti. Le imprese continuano ad avere forti difficoltà nell’accesso al credito e vivono una fase di forte incertezza sul futuro. Per questo sono estremamente prudenti nell’assumere impegni a lungo termine. Vengono fatte poche assunzioni e quelle poche sono legate a contratti flessibili. Alcuni dei settori che assicuravano la maggiore crescita di occupazione, del resto, sono stati pesantemente investiti dalla crisi. E’ il caso del settore delle costruzioni, colpito dalla bolla immobiliare.
La flessibilità ha profondamente cambiato il mercato del lavoro. Molti ritengono che avrebbe dovuto essere accompagnata da una riforma del welfare, del sistema degli ammortizzatori sociali. E’ d’accordo?
Assolutamente sì. E’ necessario intervenire sui meccanismi di ingresso nel mercato del lavoro, superando la segregazione dei lavoratori con contratti flessibili. E bisogna riformare gli ammortizzatori sociali, individuando regole che valgano per tutti, anche per chi non ha un contratto a tempo indeterminato. Oggi in Italia ci troviamo di fronte a disparità che non hanno alcuna giustificazione sotto il profilo economico.
Natascia Ronchetti
31 gennaio 2011
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore
Le parole sono belle, ma l’Italia e gli italiani hanno bisogno di soluzioni concrete da attuare!
Purtroppo il dott. Boeri ha ragione: oggi ci sono troppe disparità tra chi guadagna troppo e chi invece guadagna tanto poco da non riuscire ad arrivare a fine mese, ma di questo il governo non si preoccupa o forse fa solo finta di non vedere…
Egregio Professore,
Lei sostiene che siamo il fanalino di coda, ed io convengo appieno, ma dove finiremo? cosa ci aspetta? che futuro avremo
in questo paese dove dobbiamo costantemente subire questo teatrino della politica?
Il professor Boeri ha ragione, i governi potevano fare di più dopo la crisi
Il mondo del lavoro è davvero in crisi ed è una crisi molto triste! :((
Grazie di questa interessante intervista.
Patricia
Mi piace l’intervista del prof. Boeri. Ciò che dice è giusto e sicuramente dalle sue parole si comprende come ne capisca più lui, che tanti nostri politici messi insieme!