E’ stata la prima donna a entrare nel Ministero degli Esteri in Giordania, la prima con la delega di rappresentante del Suo Paese durante incontri delle Nazioni Unite, e la prima diplomatica a sedersi al tavolo dell’Assemblea Generale dell’ONU.
Si considera un “simbolo” o un “esempio” per le altre donne?
Assolutamento no. Quando entrai al Ministero degli Esteri giordano avevo 20 anni e non mi sono mai sentita importante, solo una giovane donna che voleva cominciare la propria carriera.
In tre parole, come definirebbe se stessa e la Sua personalità?
Mi considero una gran lavoratrice, molto esigente, non mi prendo mai troppo sul serio.
In un’intervista rilasciata qualche anno fa, ha dichiarato che “le donne in Giordania non vivono nell’euforia e nemmeno all’ultimo posto, ma da qualche parte “nel mezzo”. Abbiamo i nostri diritti, anche se non al 100%, e stiamo lavorando per ottenerli, a cominciare dalla Principessa Rania, impegnata nella questione del ruolo e dell’emancipazione della donna”. E’ cambiato qualcosa da allora?
Recentemente è stata approvata una nuova legge che offre alle donne giordane nuovi benefici. Ad ogni modo non abbiamo ancora raggiunto una posizione ideale.
Pari opportunità: un tema caldo in Italia. E’ la stessa cosa in Giordania? Potrebbe fare un paragone tra i due Paesi?
Non voglio fare paragoni perché non conosco esattamente la questione in Italia. Comunque in Giordania, per fare un esempio, non è mai esistita la questione della parità di stipendi tra uomini e donne: sono sempre stati uguali, sia nel settore pubblico che in quello privato. Ad oggi, mentre per l’Italia ci sono due donne che ricoprono la carica di Ambasciatore, per la Giordania sono quattro: a Washington D.C., a Parigi, a Roma e a Canberra.
Lei ha sempre promosso l’Arte, legandola anche alla cultura della pace e al sradicamento dell’apartheid culturale. In questo senso, a che cosa sta lavorando in questo momento? Crede che internet possa essere uno strumento valido per raggiungere i Suoi obiettivi?
Al momento sto cercando di organizzare due mostre in Italia sulla collezione della Galleria Nazionale d’Arte della Giordana, al fine di far conoscere l’arte contemporanea araba e islamica. Internet può certamente aiutare nella diffusione della cultura in tutto il mondo.
Lei ha scritto diversi libri sull’arte islamica moderna e contemporanea: qual è la prospettiva sul mondo arabo delle donne che fanno arte?
Credo negli artisti, non nella differenza tra donne artiste e uomini artisti.
La Regina Ranya ha il proprio sito internet e usa Twitter. Qual è il Suo rapporto con internet?
Lo uso per ottenere informazioni e per aumentare le mie conoscenze.
Vuole lanciare un messaggio alle donne italiane?
Vorrei che fossero le donne italiane a esprimere il loro messaggio o le loro critiche nei confronti delle donne arabe.
Paolo Soldano
30 novembre 2010
Io non trovo in questo invito alla “Critica” da parte di Sua Altezza Reale Wijdan Alì una sorta di monito alle donne del suo paese , molto spesso alla parola critica attribuiamo una nota negativa quando invece è proprio la critica costruttiva lo strumento fondamentale del pensiero comprensivo,e del confronto culturale .La critica costruttiva è un abilità complessa che comprende assertività, empatia, comunicazione e ascolto e penso che attuandola alle DONNE ARABE potremmo solo uscirne più preparate sulle differenze che ci particolarizzano e le bellezze che ci accomunano!!!!!
mi sono informata meglio su Sua Altezza Reale Wijdan Alì e penso davvero che sia una grande donna, capace, intelligente, determinata, fiera… sicuramente una donna che sa fare e che farà la differenza!
E’ senza dubbio una donna illuminata che tanto può fare per la sua gente …
Bella intervista complimenti…mi sorprende favorevolmente il passaggio sulla parità dei salari, cosa non mi risulta essere uguale nel nostro paese
Sono completamente d’accordo con i commenti precedenti,sono dell’avviso inoltre che le donne posseggano una sensibilità particolare che le porta sempre ad arrivare al nocciolo dei problemi prima degli uomini,questa caratteristica così importante le aiuta a superare barriere culturali, religiose , politiche e geografiche,a mente aperta e scevre da preconcetti riescono a lavorare insieme pur mantenendo una loro individualità,mi auguro che si creino gruppi di lavoro femminili in tutti i paesi del mondo, la soluzione di molti problemi sarebbe più vicina….
sono d’accordo con SImonetta, perchè credo che non servano critiche alle donne arabe, ma serva che tra noi donne ci sia più complicità, più unione, più sostegno… non possiamo e non dobbiamo farci spaventare dai limiti culturali, sociali, politici, religiosi, economici che ci dividono, ma dobbiamo cercare di fare leva sui nostri punti di forza per far sì che questo mondo diventi un posto migliore… e se non ci riusciamo noi donne, chi potrebbe mai farlo?
Sua Altezza Reale ci ha lanciato una bella opportunitá per dcontinuare il dialogo.
Criticare le donne arabe non mi sembta opportuno, dato che anche qui da noi i problemi della condizione femminile sono tanti e di difficile soluzione, basta navigare un po’ questo portale per vederlo (newsweek, l’inchiesta sulle mamme..).
Il messaggio ´potrebbe essere quello di essere unite. al di lá delle religioni, di cercare di educare i nostri figli al rispetto dei dirtti fondamentali e dell’integritá fisica e psichica e di incontrarci per trovare un cammino comune per raggiungere obiettivi di paritá e uguaglianza che sembrano ancora lontani…
Grande donna , assomiglia al Fratello Re Hussein