Non siamo in Islanda, il Paese più “femminista” d’Europa, che si è affidato alle donne per uscire dalla crisi economica. Siamo, invece, nella verde Umbria, poco più di 900mila abitanti nel cuore dell’Italia: una regione che ha consegnato il potere nelle mani dell’altra metà del cielo. Un caso unico in Italia. E non solo perchè qui i cittadini hanno voluto alla presidenza della Regione Catiuscia Marini, confermando la volontà di mettere una donna al posto di comando, dopo le due legislature rette da Maria Rita Lorenzetti
Ma anche perchè Marini, a sua volta, ha scelto un’altra donna per la carica di vice presidente. Classe 1967, una laurea in Scienze politiche in tasca, Marini (Pd) dice che nulla è dovuto al caso. Semmai è l’esito di una storia – tutta regionale – che ha in qualche modo favorito la parità tra i generi, in un Paese che sconta ancora il prezzo di una scarsa presenza femminile nelle stanze dei bottoni
L’Umbria, dopo il doppio mandato di Maria Rita Lorenzetti, ha voluto lei alla presidenza: un’altra donna. Elezione a cui è seguito un raddoppio, con la nomina a vice presidente di Carla Casciari. Una scelta di campo?
In parte sì, una scelta di campo. Ma anche frutto di una storia che in Umbria ha cercato di favorire la parità tra generi. Non è un caso, infatti, che in questa regione le donne abbiamo occupato, ed occupino, ruoli di rilievo non solo nella politica e nelle istituzioni. Insomma, tutto ciò non avviene né per caso, né per l’osservanza di precise scelte, ma è l’insieme di tutto questo. Ciò mi fa dire che, anche se ancora c’è molta strada da percorrere affinché la parità tra i generi possa essere realizzata pienamente, una certa maturità l’Umbria l’ha raggiunta. Quantomeno l’essere donna non rappresenta né un ostacolo, né un impedimento.
E il risultato è che oggi il potere in Umbria appare nelle mani delle donne. Lei crede nella specificità femminile in politica?
Personalmente non credo nella specificità femminile, così come in quella maschile, in politica. Nel senso che l’attività politica non richiede specificità di genere, ma passione e spirito di servizio. Credo quindi che ciascuno, con le proprie caratteristiche e particolarità, possa dare alla politica un contributo originale. Ovviamente le donne portano nella politica tutto il loro bagaglio di esperienza e di sensibilità, anche di genere.
Rispetto ad altri Paesi europei in Italia la presenza femminile ai posti di guida è ancora bassa. Problema culturale o c’è dell’altro?
Fondamentalmente è un problema culturale che affonda le sue radici nel passato. Se pensiamo che le donne nel nostro Paese hanno potuto accedere al diritto di voto soltanto nel dopoguerra, mentre in Finlandia fu loro riconosciuto nel 1916, allora si capisce perché in Italia ancora le donne non hanno il ruolo che pure in una società moderna ed emancipata dovrebbe essere loro garantito. E, purtroppo, in questi anni non è stato fatto molto. Tanto è vero che nel nostro Parlamento c’è una delle percentuali di presenza femminile più basse di tutti i Parlamenti europei.
Qual è il primo obiettivo che si è posta?
Sappiamo tutti che, a causa della grave crisi economica che per la prima volta ha avuto dimensioni planetarie, nulla sarà più come prima. Ebbene, è da qui che il nostro programma di governo muove i suoi passi. Il nostro obiettivo prioritario sarà quello di mettere in atto tutte le azioni possibili per fronteggiare innanzitutto gli effetti pesanti della crisi e per avviare un processo di innovazione e cambiamento del sistema produttivo regionale, superando nodi irrisolti del passato, fragilità e limiti legati ad alcuni cicli dello sviluppo espansivo e talvolta di minore qualità. Avremo di fronte una importante sfida di azione riformista in una fase nella quale l’Umbria dovrà confrontarsi con le istituzioni e le procedure del federalismo. In questo quadro è il lavoro la preoccupazione principale e dunque l’obiettivo che nell’immediato ci vedrà impegnati. Presto daremo avvio ad un “programma per il lavoro”. E porsi questo come obiettivo primario significa contribuire alla crescita generale non solo dell’intera economia regionale, ma anche della qualità della vita di ciascuno, sia esso lavoratore dipendente, imprenditore, libero professionista, artigiano o lavoratore autonomo.
Un forte impegno nella cooperazione, una rodata esperienza amministrativa alle spalle, la conoscenza dell’Europa maturata a Bruxelles. Cosa l’ha aiutata di più?
L’insieme del tutto. L’aver lavorato in una grande realtà privata, come quella del mondo della cooperazione, così come l’aver svolto il ruolo di sindaco della mia città, Todi, e successivamente di parlamentare europeo hanno contribuito a far sì che la mia formazione fosse la più ampia possibile. Bagaglio che spero di mettere a disposizione del delicato ed importante ruolo di presidente della Regione.
Qual è il miglior complimento che ha ricevuto per la sua attività politica e amministrativa? E c’è una critica che non ha proprio digerito?
I complimenti li lascio perdere, anche se mi gratificano. Per ciò che riguarda le critiche, se oneste e costruttive, le digerisco tutte. Ciò che non tollero, in politica come nei comportamenti quotidiani, è la mancanza di rispetto.
Natascia Ronchetti
5 luglio 2010
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore